Il cricket conquista il mercato del martedì di Latina

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Per me gennaio è, immancabilmente, il mese dei buoni propositi per il nuovo anno. Buoni propositi che però non resistono ai primi caldi della primavera. Il meno resistente dei buoni propositi non- resistenti è quello di rimettermi in forma, o meglio, modificare l’attuale mia forma fisica, scandalosamente sferica. In passato ci provavo con la corsa, ma, da qualche anno, ho scelto un’attività meno traumatica per le mie povere articolazioni, anche se ugualmente faticosa, la marcia.
Siccome però scarso sono e rullata e bloccaggio farebbero inorridire eventuali spettatori competenti nel settore, cerco di praticare la marcia in solitaria, scegliendo luoghi pianeggianti e poco frequentati.
Domenica scorsa verso le quattro del pomeriggio mi sono avventurato nell’area del mercato del martedì di via Rossetti. Il martedì quella zona è stracolma di bancarelle e signore che si lanciano tra ortaggi e “stracciamerica”.
Gli altri giorni quella è solo una distesa di cemento un po’ triste, al massimo utilizzata dalle macchine con la “P” sul vetro posteriore, che provano a svezzare futuri neopatentati.
Era quello che mi aspettavo di trovare anche questa volta, ma c’ho scoperto un mondo nuovo e sorprendente.
La parte centrale dell’aera del mercato era occupata da una trentina di ragazzi vocianti che giocavano ad una robba strana che, difficilmente, si penserebbe di poter vedere qui da noi.
Avranno avuto tra i venti e i trent’anni e parlavano una lingua per me stranissima, che ho capito solo dopo essere indiano o pakistano. Erano vestiti in abiti sportivi. Jeans, felpe e scarpe da ginnastica.
Nessun indumento tecnico che ormai sembra obbligatorio per chiunque dalle nostre latitudini voglia fare anche la minima attività sportiva. Niente orologi, cardiofrequenzimetri, calzini fluo o magliette in tessuto traspirante. Nessuna moderna boiata consumistica. Solo un campo delimitato da pietre e birilli, una pallina di pelle bianca, un paio di guantoni e due mazze piatte. Il resto era fiato per le corse da un punto ad un altro del campo e forza per lanciare la palla e colpirla con le mazze.

Giocavano a cricket che potrebbe sembrare baseball a noi europei, ma ha storia e regole molto diverse.
Il cricket è uno sport di squadra nato in Inghilterra, ma che oggi è praticato in tutti i paesi del Commonwealth. In India, Pakistan e Bangladesh è quasi una religione nazionale, ben più amato che il nostro calcio. Andate in quell’area del mondo e chiedete chi siano Francesco Totti o Jude Bellingham e probabilmente la maggior parte delle persone risponderà con un’alzata di spalle, ma nominategli Sachin Tendulkar e vedrete che avrete reazioni, quasi isteriche, di gioia.

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Quei ragazzi che ho visto sono forse gli stessi che lavorano nei campi intorno a Latina e che hanno portato qui al mercato del martedì un pezzo del loro cuore che batte per questo sport a noi totalmente sconosciuto.
Ci giocano come facevamo noi con calcio fino a trent’anni fa, per strada e con strumenti di fortuna, perché gli sport di squadra sono giochi da fare insieme e per fare comunità e non esibizione di ricchezza. E’ triste tutto questo perché non riusciamo più noi a giocare a calcio nello stesso modo? E’ pericoloso perché è la dimostrazione dell’occupazione culturale da parte dello straniero?
Oppure è stupendo perché è la prova della bellezza della contaminazione culturale e di un mondo senza confini? Secondo me, No. E’ semplicemente e solo normale. Si lasciano liberi degli spazi di socialità e qualcuno li occupa. Se mai pensassimo di dare a quei ragazzi un vero campo di cricket, magari uno dei tanti spazi abbandonati della città, li faremmo felici e non credo che Dinesh, Rajiv o Varun se ne avrebbero a male se il terreno di gioco non sarà di quarta o quinta generazione o se non ci saranno le docce calde.

PS Questo articolo è dedicato a Satnam Singh, bracciante indiano morto il 19 giugno del 2024 dopo aver perso un braccio mentre lavorava in un’azienda agricola tra Borgo Santa Maria e Borgo Montello. Dopo la grande indignazione per la tragica morte ce lo siamo già dimenticato Satnam, ma quelli come lui lavorano ancora nei nostri campi e giocano a cricket al mercato del martedì.

 



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