«Traguardo importante. E per il prossimo secolo si scommetta sulla ricerca»

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 


Il 15 gennaio del 1925 veniva inaugurata l’Università di Bari. Oggi, a distanza di 100 anni, si festeggia questo importante traguardo. Il magnifico rettore, Stefano Bronzini, delinea il quadro della situazione attuale con un occhio verso il futuro.

Rettore Bronzini, l’università di Bari compie 100 anni, cosa rappresenta questo un traguardo?

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

«È un traguardo importante soprattutto se sapremo parlare dei prossimi 100 anni. Per questo ritengo che quella di oggi non sia una celebrazione, ma un’inaugurazione».

Cosa si aspetta dai prossimi 100 anni?

«Mi aspetto che si abbandonino gli schemi e i modelli del ‘900 e che ci si possa finalmente rendere conto che, dopo il primo quarto di secolo del nuovo millennio, si debba pensare con logiche e modelli che appartengono ai tempi che viviamo».

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Cosa manca effettivamente ancora all’università di Bari?

«Parliamo di una università generalista che ha una storia e ha una composizione articolata, che ha un numero molto alto di docenti (circa 1600) e di personale tecnico amministrativo (circa 1500), oltre a un numero altissimo di studenti (quasi 40mila) più dottorandi, specializzandi, ricercatori precari e così via. Quello che manca in realtà manca al sistema nazionale, ed è il rendersi conto che la sostenibilità della formazione è legata a quanto il Paese vorrà scommettere sul fatto che la conoscenza è l’elemento cardine dello sviluppo, che la tecnologia che saprà, spero, interpretare il volere dell’innovazione e produrrà in futuro sempre più forza lavoro intellettuale. Il lavoro con le aziende ha dimostrato quanto ci sia questa sensibilità territoriale e, anche per questo, forse, l’università statale deve misurarsi con i problemi in modo diverso. Uno dei problemi che affronteremo è, per esempio, quello del calo demografico che è un ottimo sistema per evitare di parlare del vero problema: l’abbandono scolastico. Nel nuovo millennio non siamo ancora riusciti a comprendere che siamo di fronte ad una crescita che prevede una formazione permanente, sempre più elevata, perché altrimenti ci sarà una separazione fra i pochi che avranno il manubrio della conoscenza e i molti che non sapranno come affrontare i nuovi tempi. Un dato importante è che il dato demografico nostro è uguale a quello della Corea del Sud dove però il numero dei laureati, grazie a fortissimi investimenti, è strepitoso, mentre il nostro è ancora basso. Dovremo affrontare questioni abbandonate nel tempo che avrebbero potuto favorire il sistema universitario e anche il lavoro che svolgiamo».

Quali sono queste cose abbandonate negli ultimi decenni?

«Si è cercato di correggere per segmenti e invece il tessuto è logoro, ha bisogno di essere rinnovato, perché deve essere ora misurato rispetto a paradigmi diversi come sostenibilità, questioni ambientali, questioni finanziarie, questioni dei numeri, le questioni dell’annessione al sistema universitario non più soltanto della ricerca e formazione, ma anche della ricaduta territoriale. Queste trasformazioni sono state annunciate, ma non si è dato mai un tempo perché si potessero radicare nella cultura diffusa di una struttura complessa che, appunto, ha 100 anni».

Lei ha parlato di investimenti prima in Corea, mentre in Italia siamo di fronte a dei definanziamenti. Che ne pensa?

«La preoccupazione della mancanza di finanziamenti non è prioritaria per me. La prima osservazione che farei riguardo agli aspetti finanziari prevede sia un’analisi sulla tipologia distributiva, che sulla eccessiva burocratizzazione della spesa pubblica, dei finanziamenti che pure noi abbiamo ricevuto, sia come Pnrr ma anche nella normale attività della progettazione. La cosa che mi preoccupa maggiormente però è quanto il Paese scommetta sulla ricerca, come voce di lavoro. Io penso che nei prossimi decenni tutte le attività saranno trasformate dall’innesto della ricerca. Ma il prossimo lavoro da fare sarà continuare la ricerca per essere competitivi sui mercati internazionali. Una ricerca che si deve avvalere non più di settori disciplinari impermeabili, ma di una contaminazione».

Parlando di ricerca, cosa succederà con lo scorporo del Giovanni XXIII, non essendo più legato all’università?

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

«La delibera adottata in giunta parla di un work in progress. Noi abbiamo sancito un protocollo d’intesa che prevede il rapporto fra università, azienda ospedaliera universitaria e Regione. In tale protocollo, ancora vigente, è iscritto il Giovanni XXIII. Conseguentemente, in questo arco temporale, bisogna trovare sia le forme della transizione, ma anche le forme di approdo, ovverosia i colleghi che lavorano al Giovanni XXIII dovranno trovare la possibilità di lavorare dentro l’azienda ospedaliera universitaria creando un polo pediatrico. Il passaggio della giunta, con intelligenza e sensibilità, parla di un lavoro da fare e non di un taglio netto del cordone ombelicale».

Alla cerimonia sarà presente il ministro Bernini. Di cosa parlerà con il ministro? Cosa le dirà?

«Sono felice ci abbia onorato della sua presenza. Penso che lei abbia tutta la possibilità di ascoltare e che l’ascolto nutre sempre le coraggiose scelte che vanno affrontate. E penso possa evitare di cadere negli errori e nelle logiche novecentesche. Può, e sono sicuro che lo farà, capire che siamo nel 2025. Anche per questo, quando si contestano i finanziamenti, penso sia giusto vedere le cose con una maggiore pacatezza. Forse mi preoccuperei di più della sostenibilità e di ciò che il Governo pensa del sistema statale della ricerca. Sarà un incontro fervido».

Ci saranno due manifestazioni contro il ministro contestualmente alla cerimonia, vuole dire qualcosa agli studenti?

«Mi auguro che possano manifestare e avere i temi su cui battersi. In questi anni, con tutti gli studenti, abbiamo avuto una dialettica aperta. Dopo la manifestazione, però, li invito a tornare a casa a studiare, perché abbiamo bisogno di loro, delle loro idee, dei loro progetti, della loro costruzione di futuro».

Questa è la sua ultima inaugurazione: un bilancio di questi anni?

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

«Farò un bilancio in sede di inaugurazione, posso dire però che è stato ed è bellissimo essere rettore dell’Università degli studi di Bari Aldo Moro. Ho soltanto un’amarezza, non ci sarò fra cent’anni per vedere com’è andata a finire».

© RIPRODUZIONE RISERVATA





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Conto e carta

difficile da pignorare