Il 2024 del Belpaese? Oltre 300 eventi climatici estremi! / Notizie / Home

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Il programma europeo Copernicus ha definito il 2024 l’anno più caldo mai registrato. Per la prima volta le temperature globali hanno superato i 1,5°C sopra i livelli pre-industriali, un segnale che difficilmente si può sottovalutare. Era la soglia critica stabilita dall’accordo delle varie Cop28, il punto del non ritorno del riscaldamento globale. Un limite che, va detto, già nel 2022 sembrava irrealistico rispettare. A che prezzo per il Belpaese? Il 2024 è stato per l’Italia un anno segnato da oltre 300 eventi climatici estremi: 134 casi di allagamenti da piogge intense, 62 casi di danni da vento, 46 esondazioni fluviali che hanno causato danni, 34 eventi con danni da siccità prolungata, 30 danni da grandinate, 19 casi di frane causate da piogge intense, 9 danni alle infrastrutture, 8 da mareggiate, 2 al patrimonio storico, 1 caso di temperature record… Il Nord Italia è risultato il più colpito con 198 eventi meteo estremi, seguito dal Sud con 92, e dal Centro con 61. A livello regionale, lo scorso anno l’Emilia-Romagna con 52 eventi è stata la regione più martoriata dalla crisi climatica, seguita da Lombardia (49), Sicilia (43), Veneto (41) e Piemonte (22). Tra le province svetta al primo posto Bologna con 17 eventi meteo estremi, seguita da Ravenna e Roma entrambe a quota 13, Torino con 12 e Palermo con 11. Tra le grandi città, la Capitale è quella più colpita con 8 eventi meteo estremi, seguita da Genova (7) e Milano (6). Si tratta di eventi dai costi umani e economici drammatici e in costante crescita negli ultimi dieci anni visto che il 2024 ha visto un aumento degli eventi meteo estremi di quasi 6 volte (+485%) rispetto al 2015 quando ne furono registrati “solo” 60. A pesare in questo 2024 sono soprattutto l’aumento dei danni da siccità prolungata (+54,5% rispetto al 2023), da esondazioni fluviali (+ 24%) e da allagamenti dovuti alle piogge intense (+12%), con un’Italia divisa in due tra poca e troppa acqua. È questo il bilancio di fine anno dell’Osservatorio Nazionale Città Clima di Legambiente, che ha messo in fila i numeri allarmanti della crisi climatica in Italia nel 2024. 

Per il 2024 Legambiente ha segnalato anche le gravi conseguenze che gli eventi meteo estremi hanno causato sui trasporti con 22 episodi di danni e ritardi causati da fenomeni meteo estremi. Le intense precipitazioni, i venti forti e le temperature record hanno messo in crisi, sia le reti ferroviarie, sia i trasporti pubblici locali. Esemplari sono stati gli episodi del 24 ottobre a Roma, con la chiusura della stazione Cipro della Metro A per allagamenti, e del 5 settembre a Milano, quando l’esondazione del Seveso ha causato ritardi fino a 120 minuti nei treni e la sospensione di alcune linee tranviarie. A ciò si aggiungono i frequenti allagamenti dei binari, come accaduto sulla linea Rimini–Ravenna a Cesenatico e i blocchi sulla linea M2 a Milano. Se usciamo delle città e diamo uno sguardo alle “Terre Alte”, scopriamo che in quota gli effetti del riscaldamento globale sono sempre più tangibili, con impatti sui ghiacciai (sempre più sottili e in arretramento) ecosistemi e biodiversità. Nel 2024, in Piemonte per esempio, lo zero termico in quota è arrivato a 5.206 metri, sfiorando il record di 9 anni fa, quando era salito addirittura fino a 5.296 metri. Secondo Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente “Nel 2024 l’Italia è stata travolta da una nuova ondata di eventi meteo estremi e ancora una volta si è fatta trovare impreparata. Il governo Meloni, in oltre due anni di attività, non ha messo in campo nessuna strategia di prevenzione con interventi mirati, che permetterebbero di risparmiare il 75% delle risorse spese per riparare i danni post emergenza, e non ha stanziato i finanziamenti necessari per le azioni prioritarie del Pnacc, fondi non previsti neanche nella legge di bilancio appena approvata”.  

Che fare? “Auspichiamo – ha dichiarato Ciafani – che nel 2025 da parte dell’esecutivo ci sia un’assunzione di responsabilità diversa nella lotta alla crisi climatica: servono più risorse economiche e interventi su prevenzione, mitigazione e adattamento. È urgente approvare anche una legge per fermare il consumo di suolo, problema affrontato in modo ideologico col Dl Agricoltura vietando il fotovoltaico a terra, e il Dpr per facilitare il riutilizzo delle acque reflue depurate sui terreni agricoli. Le vere minacce per l’agricoltura italiana sono, infatti, la crisi climatica e la cementificazione, non il Green Deal europeo”. Intanto, tra gli eventi meteo estremi, per Andrea Minutolo responsabile scientifico di Legambiente, “Preoccupa il fenomeno della siccità che a più riprese ha colpito in questi anni l’Italia. Simbolo di quest’estate il lago Pergusa, in provincia di Enna, ridotto più o meno ad una pozza. L’emergenza in Sicilia è figlia della siccità del Po del 2022 e di un trend collegato alla crisi climatica in continua evoluzione che rappresenta un monito severo. Per questo è importante che il Paese definisca una strategia nazionale della gestione idrica, più attenta e circolare, con interventi concreti che favoriscano l’adattamento ai cambiamenti climatici e permettano di ridurre da subito i prelievi di acqua evitandone anche gli sprechi”. Stando ai dati di Legambiente le regioni più colpite da siccità, esondazioni e allagamenti sono state nel 2024 Sicilia (16 eventi), Sardegna (9), Basilicata (3). Sul fronte allagamenti spicca la Lombardia (con 25 eventi meteo estremi), seguita da Emilia-Romagna (22), Sicilia (15). In tema di esondazioni fluviali l’Emilia-Romagna è al primo posto (con 14 eventi), a seguire Lombardia (8), Veneto (5).

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Anche secondo una recente analisi di Coldiretti il risultato degli eventi climatici estremi del 2024 è che agli effetti del maltempo in Italia si sono sommati quelli della siccità con cali a doppia cifra per alcune produzioni agricole simbolo, dal grano (-20%) all’olio d’oliva (-32%), colpiti dalla mancanza di pioggia, al riso e alle nocciole flagellati dal meteo. Senza dimenticare gli effetti delle epidemie che hanno colpito le stalle italiane, dalla peste suina africana alla lingua blu, fino all’aviaria, con centinaia di migliaia di animali abbattuti. Il 2024 per Coldiretti ha visto ben 3.773 tra nubifragi, grandinate, tornado e tempeste di vento, con un aumento del 9% rispetto al 2023. Un trend che va di pari passo con l’aumento delle temperature che, secondo Isac Cnr, hanno visto il 2024 in Italia come il più caldo di sempre, con 1,35° in più rispetto alla media storica e punte di 1,44 gradi al Centro e al Sud. Questi dati, seppur drammatici, devono servire da monito per ripensare le politiche di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici in Italia con un piano nazionale integrato per affrontare con efficacia eventi meteo estremi, che includa interventi strutturali per la gestione delle acque, il rafforzamento delle infrastrutture e l’implementazione di sistemi di monitoraggio e allerta. Solo con una visione lungimirante e azioni concrete sarà possibile in futuro mitigare l’impatto della pressante crisi climatica anche sul nostro territorio.

Sono Alessandro, dal 1975 “sto” e “vado” come molti, ma attualmente “sto”. Pubblicista, iscritto all’Ordine dei giornalisti dal 2009 e caporedattore per il portale Unimondo.org dal 2010, per anni andavo da Trento a Bologna, pendolare universitario, fino ad una laurea in storia contemporanea e da Trento a Rovereto, sempre a/r, dove imparavo la teoria della cooperazione allo sviluppo e della comunicazione con i corsi dell’Università della Pace e dei Popoli. Recidivo replicavo con un diploma in comunicazione e sviluppo del VIS tra Trento e Roma. In mezzo qualche esperienza di cooperazione internazionale e numerosi voli in America Latina. Ora a malincuore stanziale faccio viaggiare la mente aspettando le ferie per far muovere il resto di me. Sempre in lotta con la mia impronta ecologica, se posso vado a piedi (preferibilmente di corsa), vesto Patagonia, ”non mangio niente che abbia dei genitori”, leggo e scrivo come molti soprattutto di ambiente, animali, diritti, doveri e “presunte sostenibilità”. Una mattina di maggio del 2015 mi hanno consegnato il premio giornalistico nazionale della Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue “Isabella Sturvi” finalizzato alla promozione del giornalismo sociale.





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