A due passi dal Palazzo del comando, oltreché del potere. Nel cuore di Roma perché non può che stare da queste parti chi ha in mente di 《scippare》 l’alta velocità ferroviaria tra Salerno e Reggio Calabria.
Doppiopetto al quadrato stavolta per Franz Caruso che indossa i panni della fascia tricolore conterranea che per prima, e di più, si mette di traverso. Della serie, anche questa no. Forse è un pò troppo. C’è da far squadra lasciando le magliette colorate a casa, poi se ne parla. È il momento della “lotta” politica e istituzionale senza distinzioni di primogeniture e non è un caso se tocca a una fascia tricolore fischiare l’inizio delle ostilità.
Il sindaco di Cosenza si intesta un disagio e un malessere diventandone così naturale capofila. Disagio che diventa sospetto e sospettoso punto interrogativo. Chi e perché e con quali coperture intende 《scippare》l’alta velocità ferroviaria tra Salerno e Reggio alla Calabria?
È con questo leit motiv che Franz Caruso, col Palazzo del comando fuori dalla finestra, convoca a Roma una conferenza stampa che in modalità “nature” diventa subito senza barriere, oltreché contaminata su scala nazionale. La copertura mediatica e politica è senza colori né confini. Sindaci, tecnici, parlamentari, il tema intriga. Pezzi di Calabria “a raccolta” che nell’hotel giusto e per l’occasione giusta si stringono mani e buone intenzioni. Ma occhio a farne di sola Calabria la materia. 《Guardate che interessa tutto il Paese che conta e che fattura, la faccenda. Interessa anche me che sono di Piacenza》 giura Paola De Micheli, ex ministro Pd ai Trasporti che tralascia la tecnica e va al sodo, con accento emiliano che non guasta mai. 《Il dato è politico, solo politico. I numeri lasciamoli perdere. La vogliono fare o no? Perché no? Come si fa a non farla questa alta velocità ferroviaria che grazie a noi e ad Enza Bruno Bossio (a pochi metri, in sala) è stata a suo tempo individuata e finanziata?》. Già, come si fa a non farla ora, con quale “movente” poi. Anche perché Paola De Micheli ha una sua idea sul rapporto stretto che c’è tra infrastrutture e mercato. 《Se qualcuno pensa che tanto non val la pena investire miliardi per un tratto che fattura poco vorrei sottoporre il quesito dell’uovo e della gallina. Nasce prima il mercato e la produzione o il trasporto efficiente che deve veicolare uomini e merci? Penso che senza mezzi non si va da nessuna parte. È il progresso tecnologico che genera le fatture…》.
Pezzi di Pnrr che spariscono, deragliano altrove quando incrociano i destini di Calabria. E il binario resta morto, se ci arriva, a Lagonegro. I soldi per ora sono finiti perché mancano i progetti ma i progetti è il ministero che deve finanziarli a Rfi. Dall’uovo e la gallina di De Micheli si passa al gatto che si morde la coda. Come fanno ministero e Regione a dire che le risorse ci sono e niente è mutato se poi i progetti che servono per scendere da Lagonegro (qui per ora può arrivare l’alta velocità con i budget a disposizione) non vengono finanziati a Rfi? Se non siamo al vorrei ma non posso siamo al potrei ma non voglio. Caruso è duro nella sua analisi non priva di spunti tecnici e malizie al seguito. Ben oltre lo 《scippo alla Calabria》. E cioè non solo i quattrini dirottati altrove e spariti bastano al più per arrivare a Lagonegro quanto poi l’originario progetto di passare da Tarsia e dall’area urbana di Cosenza, accarezzando anche la Sibaritide, non c’è più. Sparito anche questo. Si passa da Paola, dal vecchio tracciato lungo le rocce del mare e con le montagne a toccarle dal finestrino. Perché ci sono troppi lavori da fare per passare da Tarsia e lungo il Tirreno costa meno, fa sapere in serata il Mit come se una storica e strategica infrastruttura fosse gestita da una massaia con i conti della serva. Il sospetto di Caruso ormai è chiaro, al tavolo della raccolta del malessere. Con la scusa del cambio del progetto, da Tarsia a Paola, intanto non si arriva neanche a Lagonegro perché l’obiettivo unico del Palazzo che si vede là fuori e far litigare le contrade di Calabria per lasciarle poi a piedi del tutto. Senza alta velocità e con i treni che ora passa il convento, quelli che nelle ultime ore proprio lungo il Tirreno si devono fermare perché il vento sposta lamiere. Da qui 《lo scippo alla Calabria》tuona Caruso che (provocatoriamente ma non troppo) stimola chi non c’è ma ascolta. Facciamola partire da Reggio a salire, l’alta velocità. Così magari si fa prima.
Mario Occhiuto chiede di dire la sua e tende una mano e mezza. Costerà anche di più e farà pure un giro un tantino più lungo ma sono d’accordo con Franz, deve passare da Tarsia. E, sopratutto, giù le mani dai fondi destinati alla Calabria.
Quattrini che Tilde Minasi non mette in discussione ma non si chiama fuori, non le basta. Reitera la priorità ponte ma a partire sempre dall’alta velocità e accoglie la richiesta del “tavolo” di incontrare Salvini e il presidente della commissione Trasporti. Farà lei da “Virgilio”. Che sia da Paola o da Tarsia il passaggio anche se non è banale l’incrocio e non a caso Vittoria Baldino prende parola e riverenza ringraziando chi ha organizzato l’iniziativa e chi si batte per il passaggio dell’alta velocità dall’Esaro combattendo la marginalizzazione della “sua” Sibaritide.
Dall’alta velocità all’alta sintonia, in sala, poco più di un attimo. Con Franz Caruso a raccogliere e leggere messaggi di Antoniozzi o di chi per varie ed eventuali ragioni non ha potuto presenziare.
Per una mezza mattinata romana la Calabria ha fatto squadra. Non è detto che si ripeterà ma è già qualcosa…
d.m.
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