Dimensionamento scolastico a Viterbo e Grotte di Castro, protesta in Regione Lazio. I sindaci Chiara Frontini e Antonio Rizzello e il presidente della Provincia Alessandro Romoli, insieme a una delegazione di docenti e genitori degli istituti comprensivi Carmine del capoluogo e di Grotte di Castro, si sono recati in consiglio regionale per protestare contro lo smembramento di queste due scuole, determinato dalla delibera regionale di fine dicembre.
Frontini, Rizzello e Romoli hanno incontrato il presidente del consiglio regionale Antonello Aurigemma, i capigruppo di FdI e Pd, Daniele Sabatini e Mario Ciarla, il consigliere e segretario regionale del Pd Daniele Leodori, il consigliere dem e vicepresidente dell’aula Enrico Panunzi e il consigliere FdI Giulio Zelli.
“Non riteniamo – afferma Frontini – sia questo il metodo giusto di accorpare delle scuole a freddo, semplicemente distribuendo plessi da una parte all’altra, facendo perdere alle scuole la loro identità. In particolare l’istituto comprensivo Carmine ha una spiccata vocazione all’inclusività e sono molti i ragzzi con bisogni educativi speciali in uno dei quartieri più difficili della città, quindi sarebbe una grande perdita non avere un presidio scolastico punto di riferimento sul territorio”.
Questo istituto “viene smembrato – spiega Frontini – in altri quattro comprensivi: due plessi andranno con una scuola del centro, una scuola rurale andrà con l’istituto Vanni e un altro plesso con la Canevari. Questo significa che la continuità didattica costruita dal 2012 a oggi, e contraddistinta in particolare dall’aspetto dell’inclusione, si andrebbe a disperdere sulle peculiarità degli altri istituti. Questa scuola ha 610 alunni e tra l’altro quest’anno come giunta comunale abbiamo autorizzato uan sede distaccata delle scuole medie nel quartiere, come strategia per aumentare il numero di iscrizioni, oltre ad avere speso più di 3 milioni di euro di fondi Pnrr”.
Sul tema del dimensionamento scolastico è intervenuto anche il gruppo provinciale del Partito democratico: “Siamo pronti a dare battaglia e a difendere il lavoro fin qui svolto. Il gruppo consigliare del Partito democratico e la maggioranza della Provincia annunciano la volontà di impugnare, attraverso i propri legali, la delibera regionale”.
Poi l’affondo a FdI: “Sul tema del dimensionamento scolastico, in un momento cruciale per il futuro dell’educazione nel nostro territorio, il comportamento dei consiglieri di Fratelli d’Italia che hanno abbandonato l’aula durante un consiglio provinciale cruciale, non può essere interpretato come un atto di responsabilità. Al contrario, è stata una fuga dal confronto, un segnale chiaro di disinteresse, serietà e impegno verso una problematica che incide profondamente sulla vita dei cittadini e delle famiglie della Tuscia e che costringe ancora una volta il nostro territorio a pagare un prezzo altissimo in termini di accorpamenti. Un’inerzia a livello provinciale, a cui con estrema preoccupazione si aggiunge un’inadeguatezza a livello regionale. Con i consiglieri dell’attuale maggioranza, rappresentanti il territorio, incapaci in alcun modo di tutelare e difendere gli interessi della Tuscia. Non hanno saputo influire sulla delibera regionale sul dimensionamento scolastico, che ha sancito l’accorpamento dell’Istituto Carmine di Viterbo e dell’Istituto superiore di Grotte di Castro, decisioni che avranno un impatto negativo sull’offerta formativa e sull’organizzazione scolastica nel territorio”.
Conclude il Pd: “La maggioranza provinciale, come già fatto in passato, non esiterà a impugnare la delibera regionale, ribadendo la centralità del lavoro svolto dal presidente della Provincia Alessandro Romoli. La sua dedizione e il suo impegno su questa tematica sono stati e continuano a essere fondamentali per difendere gli interessi dei cittadini della Tuscia. Continueremo a lavorare con dedizione per garantire che ogni scelta venga presa nell’interesse esclusivo degli studenti, delle famiglie e del personale educativo, senza farsi influenzare da logiche di partito o interessi particolari se non quelli della comunità. La politica ha il dovere di confrontarsi e trovare soluzioni condivise, soprattutto quando in gioco c’è il diritto all’istruzione e il futuro delle nuove generazioni”.
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