“Cominciamo a coinvolgerli tutti… eh… muoia Sansone con tutti i filistei”. Il 22 marzo 2023 era stato un facile profeta Domenico Britti, il presidente dell’Opba. Si tratta di quell’Organismo preposto al benessere animale dell’università Magna Graecia di Catanzaro che avrebbe dovuto verificare se era tutto in regola nei laboratori scientifici, i cosiddetti “stabulari” dell’Ateneo dove i topi venivano utilizzati come cavie per la ricerca.
Se i “filistei” di cui parla Britti sono la maggior parte degli indagati nell’inchiesta “Grecale” della Guardia di finanza, Sansone è senza dubbio l’ex magnifico rettore Giovanbattista De Sarro che, per la Procura di Catanzaro, è il capo dell’associazione a delinquere dedita a “una serie indeterminata di delitti di corruzione, falso, truffa ai danni dello Stato, maltrattamento e uccisione di animali attraverso la creazione di un sistema di svolgimento delle attività di ricerca con animali vivi, presso gli stabulari d’Ateneo, realizzate in violazione delle norme sulla salute e sul benessere animale”.
Britti e De Sarro sono 2 degli 11 soggetti finiti stamattina agli arresti domiciliari. Sono, invece, 33 complessivamente gli indagati nell’inchiesta, partita dalle denunce di Nicola Costa, il veterinario dipendente dell’università ed ex responsabile della pulizia e del benessere degli animali che, a un certo punto, ha avuto contrasti con gli altri membri dell’associazione a delinquere. Un sodalizio di cui Costa faceva comunque parte e per questo è stato arrestato.
Di lui si parla in diversi verbali raccolti dalla Guardia di finanza a cui alcune assegniste e specializzande hanno raccontato le sevizie subite dai topi: “Qualche volta, ha affermato una testimone, ho assistito alla soppressione di topi o ratti da parte del veterinario Costa Nicola che certamente non erano regolari. Ho personalmente visto Costa prendere l’animale, topo o ratto, farlo volteggiare in aria e picchiarlo con forza sul muro sino a ucciderlo per i traumi provocati”.
A proposito di come venivano soppressi i topi, tra gli arrestati come promotore dell’associazione a delinquere, c’è anche Rita Citraro, docente e sperimentatrice nei progetti, finanziati con soldi pubblici, di cui era responsabile l’ex rettore De Sarro. “Ho assistito, ha dichiarato agli investigatori una dottoranda, ad alcuni casi di decapitazioni di animali senza anestesia, in particolare, da parte della professoressa Rita Citraro. È capitato che, a causa di ciò, gli altri ratti abbiano sentito l’odore del sangue derivante dalla decapitazione e si siano agitati. Ciò può costituire un problema anche a fini scientifici, perché se gli altri animali si agitano, oltre a diventare ingestibili, producono il cortisolo che incide sui risultati delle analisi”.
Nell’ordinanza di custodia cautelare, il gip scrive di un “chiaro accordo tra controllore e controllato”. Chi aveva il compito di verificare che nei due stabulari dell’università Magna Graecia venissero rispettate le normative, infatti, doveva essere l’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro ma gli ispettori veterinari Giuseppe Viscomi e Anselmo Poerio (anche loro ai domiciliari) sarebbero stati corrotti: erano soliti concordare il giorno dei controlli per poi certificare “l’esito regolare in ordine alle condizioni igienico-sanitarie e al rispetto del benessere animale”.
In cambio il veterinario Poerio “ha ottenuto la compartecipazione in ben 16 pubblicazioni scientifiche, redatte unitamente al gruppo che fa capo a Domenico Britti, assolutamente rilevanti e spendibili sul piano lavorativo, oltre che per giustificare gli insegnamenti conferiti”. I pm non hanno dubbi: “Il sistema illecito coinvolge i membri dell’Asp nell’associazione i quali omettono sistematicamente i controlli in cambio di molteplici utilità”.
Quella del direttore della struttura complessa del servizio veterinario Giuseppe Caparello (pure lui finito ai domiciliari, ndr), è stata “l’illecita ammissione della figlia Maria (indagata, ndr) alla scuola di specializzazione in farmacologia e tossicologia clinica”. “Devo entrare”. “Appunto, e lo so e lo so amore mio”. Le figlie sono pezzi di cuore. Se poi è quella del direttore dell’Asp lo è di più.
Quando Maria Caparello contatta il padre Giuseppe “manifestandogli tutto il suo disagio nello svolgere la professione di farmacista alle dipendenze di altre persone”, il genitore la invita ad aspettare: “Ti sto dicendo che devi avere un po’ di pazienza, io sto facendo del mio meglio… ora vediamo se esce sto cazzo di coso a maggio… vediamo come facciamo”.
Il “coso” era il bando per la specializzazione: “Ci stiamo provando… – la rassicura il padre – Stiamo cercando di fare di tutto per darti una dignità migliore”. L’uso del plurale non è a caso: la “dignità migliore” della ragazza è l’obiettivo non solo del genitore arrestato ma anche del rettore De Sarro che, per assicurarle il posto nella scuola di specializzazione, ne parla con la professoressa Citraro: “Caparello… – dice il ‘magnifico’ in un’intercettazione – ma lo sai chi è? Il veterinario capo… forse non hai capito chi è!… dell’Asp”. Ed è a questo punto che la guardia di finanza ascolta “in diretta le attività di manipolazione dei punteggi da parte di Rita Citraro e Giovambattista De Sarro in modo da far risultare Maria Caparello tra i vincitori”. Il botta e risposta tra il rettore e la docente universitaria non ha bisogno di commenti: “… ha preso sessantasette (67) non aveva titoli…”. “… è qua che ci interessa!… ha punteggi ancora?… quello è il capo dell’Asp”.
La corruzione degli ispettori dell’Azienda sanitaria sarebbe servita, in sostanza, a nascondere le precarie condizioni in cui versavano i due stabulari della Magna Graecia. In questo modo gli indagati si sarebbero garantiti le autorizzazioni da parte del ministero della Salute di diversi progetti di ricerca, finanziati quindi con soldi pubblici che, secondo gli investigatori, ammonterebbero a “circa 2milioni di euro”.
Nelle carte dell’inchiesta “Grecale”, i magistrati scrivono che “presso lo stabulario di Germaneto nel periodo dall’anno 2017 al 2023 non è mai stata espletata alcuna sorveglianza epidemiologica”. Non è stato adottato alcun “intervento urgente”, nemmeno “allorquando era stata riscontrata un’anomala mortalità neonatale nelle colonie d’allevamento presso lo stabulario d’Ateneo di Germaneto’”.
I topi morivano senza un motivo e, come è emerso dalle intercettazioni, non sono mai state effettuate le analisi microbiologiche della struttura. “Che noi avevamo provato a fare, dice l’indagato Britti, e che non abbiamo potuto fare perché costano un pezzo”. Eppure, sono previste come obbligatorie dal decreto legislativo 26/2014 e dalle linee guida Felasa secondo cui sono “assolutamente imprescindibili in caso di anomale morie di animali al fine di scongiurare epidemie ed il conseguente diffondersi di patologie virali e batteriologiche, in danno della salute animale ed umana”.
Assenza di condizioni igieniche adeguate, omissione totale di controlli e delle analisi microbiologiche. Ma anche assenza di sorveglianze epidemiologiche e mancanza di registri di farmaci che avrebbe consentito un uso disinvolto degli stupefacenti. Un’intercettazione, inserita nell’ordinanza di arresto, fotografa cosa avveniva negli “stabulari” dell’università: “Qui dentro nell’Ateneo tutti lo sapevano che là si facevano…le perette…capito?…che là la sera si facevano le trombate e i pompini…la notte là era tipo un night club…cioè lo sapevano tutti… se il giorno dopo…al posto del mangime trovi tre preservativi… ma siccome a quello lo pagavano…lui stava zitto…portava lì in un tiretto…quattro scatole di morfina e il giorno dopo non ne trovava nemmeno una”.
“Per me li potete chiudere gli stabulari, a me non me ne fotte un cazzo... sanzionatemi in maniera tale che almeno ho la possibilità di andare davanti ad un cazzo di giudice a dire che cosa è successo finalmente in tutti questi anni a Germaneto”. A parlare, nel febbraio 2023, era sempre l’indagato Domenico Britti. Nei prossimi giorni ci sarà l’interrogatorio di garanzia. Chissà se, a meno di due anni da quell’intercettazione, davanti al gip il presidente dell’Opba ricorda il suo proposito.
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