Le piogge di questi giorni non devono rasserenarci. Nella XVI conferenza dell’UNCCD tenutasi a Riyadh nel mese di dicembre ‘24 in Arabia Saudita non ci sono stati troppi giri di parole: Tre quarti delle terre emerse della Terra sono diventate permanentemente più aride negli ultimi tre decenni. Questo è quanto emerso dal report The Global Threat of Drying Lands: Regional and global aridity trends and future projections La minaccia globale delle terre inaridite: tendenze dell’aridità regionale e globale e proiezioni future. Il report è stato presentato dall’UNCCD , una Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione nel mese di dicembre.
“Questo report, sentenzia Ibrahim Thiaw, Segretario Esecutivo dell’ UNCCD, dissipa un’incertezza che da tempo circonda le tendenze globali sull’inaridimento delle terre”. Per la prima volta – continua – la crisi dell’aridità è stata documentata con chiarezza scientifica, rivelando una minaccia esistenziale che colpisce miliardi di persone in tutto il mondo. L’aridità, infatti, rappresenta una trasformazione permanente e inesorabile. Una condizione di non ritorno insomma.
Di chi è la colpa di questi cambiamenti? Le emissioni di gas serra derivanti dalla produzione di elettricità, dai trasporti, dall’industria e dai cambiamenti nell’uso del territorio riscaldano il pianeta e altre attività umane riscaldano il pianeta e influenzano le precipitazioni, l’evaporazione e la vita vegetale, creando le condizioni che aumentano l’aridità. Tradotto in altri termini e senza girarci troppo attorno: la causa siamo noi.
Rischio desertificazione: Dove sono i cosiddetti hotspot o “punti caldi”?
Le aree particolarmente colpite dalla tendenza all’inaridimento includono quasi tutta l’Europa (95,9% del suo territorio), parti degli Stati Uniti occidentali, il Brasile, parti dell’Asia (in particolare l’Asia orientale) e l’Africa centrale. Nel dettaglio:
–Parti degli Stati Uniti occidentali e del Brasile: tendenze significative alla siccità, con scarsità d’acqua e incendi che diventano pericoli perenni.
–Mediterraneo e Europa meridionale: un tempo considerate granai agricoli, queste aree si trovano ad affrontare un futuro difficile con l’espansione delle condizioni semi-aride.
–Africa centrale e parti dell’Asia: aree biologicamente megadiverse stanno sperimentando il degrado degli ecosistemi e la desertificazione, mettendo in pericolo innumerevoli specie.
–Al contrario, meno di un quarto del territorio del pianeta (22,4%) ha sperimentato condizioni più umide, con aree degli Stati Uniti centrali, della costa atlantica dell’Angola e parti del sud-est asiatico che hanno mostrato alcuni aumenti di umidità.
La tendenza generale, tuttavia, è chiara: le zone aride si stanno espandendo, spingendo gli ecosistemi e le società a soffrire gli impatti potenzialmente letali dell’aridità.
Il rapporto cita il Sud Sudan e la Tanzania come le nazioni con la più alta percentuale di terre in transizione verso zone aride, e la Cina come il paese che sperimenta la più grande area totale che si sposta da zone non aride a zone aride. Per i 2,3 miliardi di persone – ben oltre il 25% della popolazione mondiale – che vivono nelle zone aride in espansione, questa nuova normalità richiede soluzioni durature e adattive. Il degrado del territorio legato all’aridità, noto come desertificazione, rappresenta una terribile minaccia al benessere umano e alla stabilità ecologica. E mentre il pianeta continua a (sur)riscaldarsi, le proiezioni del rapporto nello scenario peggiore suggeriscono che fino a 5 miliardi di persone potrebbero vivere in zone aride entro la fine del secolo, alle prese con suoli impoveriti, risorse idriche in diminuzione e con la diminuzione o il collasso di ecosistemi un tempo fiorenti. La migrazione forzata è una delle conseguenze più visibili dell’aridità. Man mano che la terra diventa inabitabile, le famiglie e le intere comunità che si trovano ad affrontare la scarsità d’acqua e il collasso dell’agricoltura spesso non hanno altra scelta se non quella di abbandonare le proprie case, il che porta a sfide sociali e politiche in tutto il mondo. Dal Medio Oriente all’Africa e all’Asia meridionale, milioni di persone sono già in movimento, una tendenza destinata ad intensificarsi nei prossimi decenni
Rischio desertificazione: Un fenomeno da non sottovalutare
Gli effetti della crescente aridità sono a cascata e sfaccettati, toccando quasi ogni aspetto della vita e della società, afferma il rapporto. Il report ci avverte, inoltre, che entro la fine del secolo un quinto di tutta la terra potrebbe subire brusche trasformazioni ecosistemiche dovute alla crescente aridità, causando cambiamenti drammatici (come le foreste che diventano praterie e altri cambiamenti) e portando all’estinzione di molte piante, animali e altre formi di vita nel mondo. L’aridità è considerata la principale causa mondiale del degrado dei sistemi agricoli, colpendo il 40% delle terre coltivabili della Terra. La crescente aridità è stata accusata di un calo del 12% del prodotto interno lordo (PIL) registrato nei paesi africani tra il 1990 e il 2015. Si prevede che più di due terzi di tutta la terra del pianeta (escluse Groenlandia e Antartide) immagazzineranno meno acqua entro la fine del secolo, se le emissioni di gas serra continueranno ad aumentare, anche se in modo modesto. L’aridità è considerata una delle cinque cause più importanti al mondo di degrado del suolo (insieme all’erosione del suolo, alla salinizzazione, alla perdita di carbonio organico e al degrado della vegetazione) La crescente aridità in Medio Oriente è stata collegata alle tempeste di sabbia e polvere più frequenti e più grandi della regione. Si prevede che la crescente aridità avrà un ruolo negli incendi più grandi e intensi in un futuro con cambiamenti climatici, anche a causa del suo impatto sulla morte degli alberi nelle foreste semiaride e della conseguente crescente disponibilità di biomassa secca da bruciare. L’impatto crescente dell’aridità sulla povertà, sulla scarsità d’acqua, sul degrado del territorio e sull’insufficiente produzione alimentare è stato collegato all’aumento dei tassi di malattia e morte a livello globale, soprattutto tra i bambini e le donne. L’aumento dell’aridità e della siccità gioca un ruolo chiave nell’aumento della migrazione umana in tutto il mondo, in particolare nelle aree iperaride e aride dell’Europa meridionale, del Medio Oriente, del Nord Africa e dell’Asia meridionale.
Rischio desertificazione: Il report segna una svolta
Per anni, documentare l’aumento dell’aridità si è rivelata una sfida, afferma il rapporto. La sua natura a lungo termine e la complessa interazione di fattori quali precipitazioni, evaporazione e traspirazione delle piante hanno reso difficile l’analisi. I primi studi hanno prodotto risultati contrastanti, spesso confusi dalla cautela scientifica. Il nuovo rapporto segna un punto di svolta, sfruttando modelli climatici avanzati e metodologie standardizzate per fornire una valutazione definitiva delle tendenze globali dell’aridità, confermando l’inesorabile aumento dell’aridità, fornendo al contempo informazioni critiche sui suoi fattori sottostanti e sulla potenziale traiettoria futura.
Rischio desertificazione: Il vademecum per contrastarlo
Ecco allora come (provare a) combattere questo rischio che diventa ogni giorno più concreto e irreversibile:
–Rafforzare il monitoraggio dell’aridità
Integrare i parametri di aridità nei sistemi di monitoraggio della siccità esistenti. Questo approccio consentirebbe il rilevamento precoce dei cambiamenti e aiuterebbe a guidare gli interventi prima che le condizioni peggiorino. Piattaforme come il nuovo Aridity Visual Information Tool forniscono ai politici e ai ricercatori dati preziosi, consentendo allarmi tempestivi e interventi tempestivi. Le valutazioni standardizzate possono migliorare la cooperazione globale e informare le strategie di adattamento locali.
–Migliorare le pratiche di utilizzo del territorio
Incentivare i sistemi di utilizzo sostenibile del territorio può mitigare gli impatti della crescente aridità, in particolare nelle regioni vulnerabili. Approcci innovativi, olistici e sostenibili alla gestione del territorio sono al centro di un altro nuovo rapporto SPI dell’UNCCD, Sustainable Land Use Systems. Considerare come l’uso del territorio in un luogo influisce su altri territori altrove, rende prioritaria la resilienza ai cambiamenti climatici o ad altri shock e incoraggia la partecipazione e il consenso delle comunità indigene e locali, nonché di tutti i livelli di governo. Progetti come la Grande Muraglia Verde, un’iniziativa di ripristino del territorio che abbraccia l’Africa, dimostrano il potenziale di sforzi olistici su larga scala per combattere l’aridità e ripristinare gli ecosistemi, creando al contempo posti di lavoro e stabilizzando le economie.
–Investire nell’efficienza idrica
Quante volte sentiamo parlare di dispersione d’acqua nelle nostre tubature? Certamente tecnologie come la raccolta dell’acqua piovana, l’irrigazione a goccia e il riciclaggio delle acque reflue offrono soluzioni pratiche per la gestione delle scarse risorse idriche nelle regioni aride.
–Costruire la resilienza nelle comunità vulnerabili
La conoscenza locale, lo sviluppo delle capacità, la giustizia sociale e il pensiero olistico sono vitali per la resilienza. I sistemi di utilizzo sostenibile del territorio incoraggiano i decisori ad applicare una governance responsabile, a proteggere i diritti umani (compreso l’accesso sicuro al territorio) e a garantire responsabilità e trasparenza. Programmi di rafforzamento delle capacità, sostegno finanziario, programmi educativi, servizi di informazione sul clima e iniziative guidate dalla comunità consentono alle persone più colpite dall’aridità di adattarsi alle mutevoli condizioni. Gli agricoltori che passano a colture resistenti alla siccità o i pastori che adottano bestiame più resistente all’aridità esemplificano un adattamento incrementale.
–Sviluppare quadri e cooperazione internazionali
Il quadro di neutralità del degrado del suolo dell’UNCCD fornisce un modello per allineare le politiche nazionali agli obiettivi internazionali, garantendo una risposta unificata alla crisi. I piani nazionali di adattamento devono incorporare l’aridità insieme alla pianificazione della siccità per creare strategie coese che affrontino le sfide della gestione dell’acqua e del territorio. La collaborazione intersettoriale a livello globale, facilitata da strutture come l’UNCCD, è essenziale per adattare le soluzioni.
Rischio desertificazione: Conclusioni
Insomma, ciò che accade negli Stati Uniti o in altre parti del mondo lontano, per ora lontano dalle nostre case, non dovrebbe certo rassicurarci. Tra le conseguenze dell’inaridimento dei terreni ci sono anche incendi boschivi incontrollati, tempeste di sabbia, scarsità d’acqua e desertificazione, tutte concause che stanno portando gravissime difficoltà nei territori della California, territori come reso noto ricchi di ville di attori famosi che certamente avrebbero avuto i mezzi economici per combattere questi rischi ma che, evidentemente, non li hanno affrontati correttamente. Per non parlare delle conseguenze più gravi, che in molte aree del mondo si sono già concretizzate, come ad esempio la migrazione di intere popolazioni verso terre “promesse” e la crescente e dilagante povertà sociale oltre che economica.
Questo rapporto sostiene che le misure di adattamento sostenibile sono cruciali per affrontare l’escalation di sfide al cambiamento climatico e dell’aridità. Oltre agli sforzi di mitigazione in corso, queste misure spaziano da iniziative ampie e su larga scala che offrono molteplici benefici collaterali a ulteriori approcci localizzati incentrati sugli emarginati, con risorse insufficienti, sottorappresentate e vulnerabili e comunità involontariamente immobili. Il rapporto sostiene approcci di adattamento settoriali legati all’agricoltura sostenibile e alla gestione dell’acqua, nonché all’educazione e alla sensibilizzazione e governance dell’aridità e delle risposte all’aridità. Le azioni proposte per i decisori politici presentano un approccio multiforme che sostiene un monitoraggio rafforzato, pratiche di adattamento sostenibili, pianificazione basata sull’evidenza e strategie efficaci per l’adattamento al degrado irreversibile del territorio. Il rapporto evidenzia insieme pratiche di adattamento efficaci e sostenibili all’aridità con raccomandazioni per quadri completi di monitoraggio e rendicontazione integrati e piani settoriali, programmi di rafforzamento delle capacità e incentivi politici legati agli indicatori di prestazione. Strutture di governance per rispondere all’aridità, basate su strategie multiscala che suggeriscono partenariati multisettoriali per migliorare la consapevolezza pubblica, la resilienza, il rafforzamento delle capacità e l’uso della tecnologia per la riduzione del rischio e l’adattamento all’aridità, promuovendo la cooperazione internazionale e allineamento con le iniziative esistenti.
È nostro compito quello di non sottovalutare i diversi segnali che ci arrivano dalla terra e da chi analizza e realizza studi per consentirci di comprendere il rischio a cui andremo incontro se rimarremo fermi ad osservare senza far nulla.
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