ecco chi rischia la beffa

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C’è chi rischia la beffa sui bonus casa nel 2025: si può perdere la detrazione al 50%. L’ultima manovra del governo Meloni ha ritoccato alcuni incentivi per le abitazioni, depotenziandoli: nel dettaglio, quello relativo alle ristrutturazioni e l’ecobonus prevedono ora una detrazione al 50%, ma solo sulla prima casa. La detrazione è del 36% sulle altre abitazioni. E allora viene da chiedersi: cosa accade se si decide di effettuare i lavori su un immobile che poi diventerà prima casa e, nel mentre, si abita ancora in un’altra casa? Quale detrazione si può usare?

Non si tratta di una questione di poco conto, perché al momento questa eventualità non è chiarita dalla legge di bilancio e rischia di interessare almeno mezzo milione di case comprate nei prossimi mesi. Tre quarti delle compravendite di abitazioni, infatti, riguarda l’acquisizione di un immobile che è destinato a diventare prima casa. Andiamo con ordine, cercando di capire cosa potrebbe accadere.

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La stretta del governo sui bonus edilizi nel 2025

L’ultima manovra ha ridefinito l’impianto di molti bonus, tra cui quelli interamente dedicati alla casa, con l’intento principale di abbassare le aliquote di sconto e i limiti di spesa. Una stretta sui bonus edilizi, a conti fatti. Tra gli incentivi ritoccati dal governo c’è anche il cosiddetto bonus ristrutturazioni, che sulla scia dell’ecobonus cambia sia la percentuale di detrazione sia il tetto massimo su cui applicarla. Il bonus ristrutturazioni è una detrazione Irpef che spetta per lavori di manutenzione straordinaria, restauro, risanamento conservativo e ristrutturazione edilizia su singole unità immobiliari residenziali di qualsiasi categoria catastale, anche rurali e pertinenze. Per quanto riguarda le parti comuni degli edifici residenziali, è ammessa anche la manutenzione ordinaria.

Tra i lavori di riqualificazione ammessi c’è l’installazione di ascensori e scale di sicurezza, la realizzazione e miglioramento di servizi igienici, la sostituzione di infissi esterni e serramenti o persiane con serrande, il rifacimento o costruzione di scale e rampe, altri interventi finalizzati al risparmio energetico e interventi di bonifica dall’amianto. Per la detrazione valgono anche la realizzazione di opere per evitare infortuni domestici e l’eliminazione delle barriere architettoniche, nonché interventi finalizzati alla cablatura degli edifici e l’installazione di apparecchi di rilevazione del gas.

La questione della residenza

Ebbene, sul bonus ristrutturazioni nel 2025 la legge di bilancio conferma la detrazione Irpef al 50% (spalmata su dieci anni) per questo tipo di lavori. Ma la detrazione è vincolata a un requisito: le spese, per un tetto massimo detraibile pari a 96mila euro, devono essere sostenute dai “titolari del diritto di proprietà o di un diritto reale di godimento sull’unità immobiliare adibita ad abitazione principale”. Tradotto, significa che la detrazione al 50% vale solo per le prime case, quelle in cui si risiede abitualmente. Negli altri casi, invece, si scende al 36%.

La stessa cosa vale per l’ecobonus, cioè l’agevolazione che spetta per gli interventi edilizi per la riqualificazione energetica degli immobili esistenti. Da quest’anno, la detrazione è pari al 50% solo per la prima casa e al 36% per i lavori sugli altri edifici. L’ultima legge di bilancio, tuttavia, ha escluso dall’accesso al beneficio tutti quegli interventi di sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale con caldaie uniche alimentate a combustibili fossili, in pratica quelle a gas, che fino ad oggi hanno potuto godere delle stesse aliquote al 50% o al 65%, se abbinate alle valvole termostatiche.

Il rischio beffa

La novità introdotta dall’ultima manovra su entrambi i bonus, ossia l’applicazione dell’aliquota massima solo sugli edifici adibiti ad abitazione principale, rischia però di tagliare fuori dal beneficio migliaia di persone. Le nuove regole, infatti, non chiariscono cosa succede a chi vive ancora in un’altra casa mentre sono in corso i lavori, o a chi non ha ancora la residenza nell’immobile oggetto di ristrutturazione.

Ipotizziamo che una persona oggi compri una casa che userà come abitazione principale. Prima di trasferirsi, però, decide di effettuare dei lavori di ristrutturazione. Nel mentre, continua ad abitare nell’altro immobile, che poi abbandonerà a lavori ultimati. In questo caso, può usufruire della detrazione al 50% per la prima casa oppure quella al 36% dato che, tecnicamente, è una seconda casa? Se questo aspetto non viene chiarito, secondo il Sole 24 Ore le case per le quali le ristrutturazioni rischiano di diventare più costose sono circa 500mila. Un conto infatti è usufruire della detrazione al 50%, un altro del 36%. La stima del quotidiano economico deriva dal fatto che le compravendite di abitazioni sono circa 700mila all’anno, e tre quarti di queste riguardano l’acquisto di immobili che diventeranno abitazioni principali.

Il caso del superbonus, in attesa di un chiarimento

In attesa di possibili (e auspicabili) chiarimenti da parte del governo, potrebbe aiutarci un documento dell’Agenzia delle entrate. Nella circolare numero 13/E del 2023, che riguarda gli immobili inagibili ristrutturati con il superbonus attraverso la demolizione e ricostruzione, si legge: “Si ritiene che, qualora l’unità immobiliare non sia adibita ad abitazione principale all’inizio dei lavori, il superbonus spetti per le spese sostenute per i predetti interventi, a condizione che il medesimo immobile sia adibito ad abitazione principale al termine dei lavori”.

La circolare dell’Agenzia delle entrate

Nel caso del superbonus, quindi, l’incentivo valeva anche se all’inizio dei lavori la casa non era l’abitazione principale, ma lo sarebbe diventata dopo. Non sappiamo, al momento, se questo valga anche per il bonus ristrutturazioni e l’ecobonus 2025. 

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Fonte: Today



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