Laboratori di analisi e strutture convenzionate in agitazione per le nuove tariffe definite “sottocosto”. Annunciate mobilitazioni e “serrate”, è caos nella sanità
Caos anche nei centri dialisi privati, che minacciano forme di protesta eclatanti se la situazione non si sblocca. L’assessorato regionale alla Salute, intanto, minaccia sanzioni per i centri che si “ribellano” alle disposizioni regionali. Insomma, non è un buon momento per chi, volente o nolente, deve sottoporsi a esami, cure ambulatoriali o dialisi.
Il nodo centrale è il nuovo nomenclatore tariffario per le prestazioni sanitarie, introdotto dal Governo nazionale e sospeso dai giudici del Tar del Lazio. In attesa della sentenza, regna la confusione, tanto che le associazioni degli ambulatori e dei laboratori di analisi privati convenzionati hanno proclamato lo stato di agitazione, lamentando ribassi fino al 50% sulle tariffe di alcuni esami diagnostici e rifiutandosi di eseguire prestazioni prescritte dopo il 29 dicembre, considerate “sottocosto”.
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Questo ha costretto molti pazienti a rivolgersi agli ospedali, aumentando ulteriormente la pressione sul sistema sanitario siciliano, già di per sé in difficoltà.
Il presidente dell’Ordine dei Medici di Palermo, Toti Amato, commentando l’attuale incertezza normativa, ha sottolineato la mancanza di una chiara direzione e la necessità di risorse adeguate per garantire il diritto alla salute. Per i medici siciliani, questa situazione è sintomatica della crisi della sanità pubblica, divisa tra la necessità di innovazione e la mancanza di fondi. Il problema riguarda tutte le categorie di strutture convenzionate.
Il dottor Domenico Garbo, coordinatore del Cimest, ha annunciato che tutti i rappresentanti siciliani delle strutture convenzionate si riuniranno il 14 gennaio all’hotel San Michele di Caltanissetta. All’ordine del giorno: l’uscita dal piano di rientro della Regione, il finanziamento del nomenclatore e la manifestazione «in risposta alle dichiarazioni di Iacolino (dirigente generale della Pianificazione strategica dell’assessorato regionale alla Salute, ndr), che ha minacciato sanzioni se continuiamo la nostra protesta».
«Non possiamo lavorare con questo tariffario al di sotto dei costi – aggiunge Garbo – I burocrati si trincerano dietro il piano di rientro, in vigore da oltre 18 anni. È comodo non prendere decisioni politiche e distribuire le risorse in modo errato».
L’associazione di categoria chiede quindi l’immediata uscita dal piano di rientro e l’istituzione di un tavolo permanente in Regione.
Anche l’Associazione Dialisi Sicilia (ADS) ha convocato d’urgenza un’assemblea dei centri dialisi siciliani a Palermo per discutere della preoccupante situazione creatasi a seguito del nuovo tariffario nazionale. I centri dialisi, che in Sicilia curano 4.000 pazienti, temono tagli e difficoltà economiche che potrebbero ripercuotersi negativamente sui servizi.
L’Associazione si dichiara «disponibile al confronto con la Regione per migliorare i servizi, ridurre le liste d’attesa e mettere a disposizione le proprie strutture per sopperire alle carenze del sistema pubblico».
Come se non bastasse, i medici di famiglia stanno incontrando serie difficoltà legate al passaggio al nuovo sistema elettronico.
L’aggiornamento dei software alle nuove codifiche sta causando problemi logistici e rallentamenti nell’emissione di ricette dematerializzate. Luigi Galvano, segretario provinciale FIMMG di Palermo, ha denunciato numerosi problemi legati all’utilizzo della piattaforma Sogei.
Le software house non sono ancora in grado di gestire correttamente i flussi prescrittivi verso Sogei, che spesso blocca le prescrizioni. Inoltre, alcuni esami, come la ricerca degli anticorpi della Toxoplasmosi, sembrano scomparsi dal nuovo tariffario, creando ulteriore confusione tra i medici.
L’assessorato regionale alla Salute ha riconosciuto le difficoltà, attribuendole al poco tempo a disposizione per aggiornare i sistemi e alla complessità del nuovo nomenclatore, che conta 2.700 voci, assicurando una rapida soluzione dei problemi.
Sempre la Regione – cui abbiamo chiesto una replica e siamo in attesa di una risposta – sta monitorando la situazione, soprattutto i casi di rifiuto delle prestazioni da parte delle strutture, che annunciano battaglia in vista delle mobilitazioni dei prossimi giorni.
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