Intervista a Valentino De Ponte Cardona

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Valentino Filippi, conosciuto in arte come Valentino De Ponte Cardona, ci racconta in questa intervista la storia del suo Poema Eroico Umbro. Grazie al suo impegno nella riqualificazione del sito archeologico e naturalistico, che si trova a Narni: Ponte Cardona, il centro geografico d’Italia.

Nato a Terni il 18 Gennaio del 1985 attualmente lavora nell’azienda Tapojarvi, nelle acciaierie Ast Arvedi di Terni. Ricercatore indipendente ed esploratore. Amante e appassionato dell’archeologia, dei misteri e della natura selvaggia. Diplomato in scienze forestali a Rieti, sin da bambino ha avuto un profondo amore nei confronti della natura, che ha approfondito negli anni.

Durante l’attività di creazione del parco archeologico di Ponte Cardona, ha fondato l’associazione culturale Il Bosco di Cardona, che opera in ambito culturale, della conservazione e della riqualificazione turistica del territorio. In seguito, ha sviluppato, un movimento di riqualifica e bonifica di aree naturalistiche ridotte a discariche, L’eco dei boschi, coinvolgendo associazioni, centri civici, istituzioni e privati del territorio della provincia di Terni, in particolare nel comune di Narni.

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Negli ultimi anni ha creato la serie di documentari Montagne Misteriose. Serie televisiva, andata in onda per televisioni regionali e online su un canale YouTube, che si occupa di scoprire miti e leggende della conca ternana, esplorando ciò che la storia ha lasciato ai posteri e che ora vive in stato di abbandono nei boschi e nei territori dell’Umbria Meridionale. Nel corso del tempo ha collaborato con diversi quotidiani scrivendo articoli riguardanti argomenti di vario genere.

Come è nata l’idea di questo libro?

Sin dalla tenera età ho avuto questa passione per la scrittura, e per altre forme d’arte. Trovo che la scrittura sia un dialogo ragionato, un giusto tempo per trovare le parole giuste, ponderate e comunicative, che a volte perdiamo nei discorsi verbali. Il libro in questione: Il Poema Eroico Umbro, è nato dalla mia passione di ricercatore storico, di miti e leggende della cultura di Terni. Lavorando per una tv locale, con una mia serie di documentari, dal titolo: Montagne Misteriose: indagini su miti e misteri, che riguarda il territorio umbro, mi sono appassionato notevolmente al popolo degli Umbri Naharki, conosciuti come cultura di Terni.

Questo mi ha spinto a investigare su cultura etnografica ed antropologica, approfondendo la storia del territorio dell’Umbria Meridionale. Poi un bel giorno ho deciso di unire, sia la mia passione per la storia, che la mia passione per il mondo fantasy, essendo un nerd dichiarato, e da qui è nata l’idea del Poema. Ho scelto questo titolo perché ogni grande popolo ha il suo Poema, la sua storia fantasy fatta di miti e di leggende, che riconduce al vero e alla propria identità, questo è lo scopo primario di questo racconto: restituire al popolo degli Umbri Naharki, la propria identità.

A quali vicende storiche ti sei ispirato?

La storia è concentrata sulla vicenda della “Battaglia del Sentino”, la terza Guerra Sannitica, conosciuta come “La Battaglia delle Nazioni”. All’inizio del III secolo a.C. le potenze regionali che si dividevano il territorio dell’Italia centrale erano i Sanniti, nel Sannio, i Romani nel Latium, gli Etruschi nell’Etruria, i Piceni e i Galli Senoni nel Picenium e gli Umbri nel territorio fra il Tevere, fiume Nera e il Sannio centrale. Fino ad allora nessuna di queste forze era riuscita a sovvertire l’equilibrio esistente, oppure non aveva mai avuto intenzione di farlo. Ma nell’ultimo cinquantennio, la Repubblica Romana si stava ponendo come potenza dominante del centro Italia, grazie alle vittorie sui Latini, sui Sanniti, sconfitti sia nella Prima che nella Seconda Guerra Sannitica e sugli Etruschi.

Consapevoli della potenza romana i Sanniti, impegnati nella Terza Guerra Sannitica, nel 296 a.C. mossero in Etruria un grande esercito, con l’intenzione di ottenere l’alleanza di Etruschi, Umbri e Galli in funzione anti-romana.

La mossa dei Sanniti ebbe successo, e si formò una coalizione di quattro popoli, che radunò un grosso esercito nel territorio del Sentino, nell’odierna città di Sassoferrato, nella provincia di Ancona. Nel mese di Luglio dell’anno 295 a.C. avvenne lo scontro decisivo (La Battaglia delle Nazioni), tra gli eserciti della Repubblica Romana, guidata dai consoli Quinto Fabio Massimo Rulliano e Publio Decio Mure, che vi perse la vita dopo aver celebrato il rito del Devotio, e quelli della coalizione Italica, comandati dal generale Sannita Gellio Egnazio, la battaglia fu una delle più cruenti e decisive che Roma dovette combattere per affermare la sua supremazia sull’Italia e creare il suo Impero.

Il libro è più finzione o più realtà?

Il racconto si divide e mescola la realtà e la finzione ad un livello, che sia la storia sia fantasia, creano un gioco che rende difficile capire dove inizia e dove finisce la mia immaginazione e le vicende storiche a cui mi sono ispirato per scrivere il romanzo. Già in antichità Tito Livio romanzò questa importante battaglia. Vi riporto qui le sue parole, ma vi ricordo che la storia, si dice, la raccontano sempre i vincenti. Poco prima della battaglia, Tito Livio narra che una cerva e un lupo comparvero sul campo. La cerva si diresse verso i contingenti dei Galli, che la uccisero. Il lupo deviò invece verso i romani, che accolsero l’animale, simbolo sacro di Roma, senza fargli alcun male. Tito Livio considerò questo come un presagio favorevole ai Romani. Ecco possiamo dire, che invece io ho raccontato la storia dal punto di vista di chi ha perso questa importante battaglia.

È vero che è stato tratto anche un cortometraggio dal libro?

Si, ho unito le mie capacità artistiche e ho potuto sperimentare l’attività di regista e di attore, dando vita ad un cortometraggio, molto apprezzato dalla critica, che racconta in modo epico e narrato, le vicende che si svolgono nel racconto. Per la creazione del cortometraggio mi sono ispirato ai classici film degli anni Ottanta – Novanta, quel giusto mix tra fantasy, senza l’uso di troppa tecnologia da computer. Abbiamo fatto un gran lavoro in due giorni di riprese ma il risultato è stato ottimo e soddisfacente. Il cortometraggio in questione è stato proiettato anche in occasioni pubbliche. È stato proiettato al cinema di Narni, a Terni per le giornate del Drago, organizzate dall’associazione Thyrus, di cui ne faccio parte, per l’inaugurazione della scultura del nuovo drago Thyrus, per il Narnia Terror Night 2024, al Terni Comics Volume 2, presso il nuovo edificio del Palaterni, su Am Tv canale 84, per il Narniopoly Comics, e per la Mostra Internazionale d’Arte Contemporanea Della Domus Octavia.

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Parlaci di ulteriori progetti legati a questo libro: un adattamento cinematografico, un fumetto, ecc.?

In pentola bollono tante cose per il 2025. Ho avuto la concessione del patrocinio sia dal comune di Narni, che dalla città di Terni, e questo lo trovo un bel traguardo per essere il mio primo libro. Adesso sto sviluppando un audio –libro – fumetto in realtà virtuale. Attraverso una piattaforma, che si chiama Spatial, utilizzando un visore VR, si può entrare nel libro ed interagire con lo spazio intorno, mentre la bella voce di Marta Porchetti, una mia collaboratrice, racconta le vicende del romanzo.

L’idea è anche trasformarlo in un fumetto ma sto valutando alcune situazioni che meritano i giusti tempi di attesa, e dopo che avrò il fumetto in carne e ossa, avrò lo storyboard su cui poter lavorare l’adattamento cinematografico, ma è un progetto lungo che richiede il giusto tempo di lavorazione. Anche se vi racconto che il mio sogno nel cassetto è farlo diventare un videogame anni Novanta, tipo quei cabinati da bar, in due dimensioni, tipo cartone animato, dove viaggi in un Umbria dimenticata nel tempo, e sfidi mostri, battaglie e Romani, ma questo per ora rimane un sogno nel cassetto.

Cosa rappresenta l’Umbria per te e per le persone che ci vivono e come appare invece ai turisti?

L’Umbria per me, rappresenta il vero cuore dell’Italia ma non semplicemente per un modo di dire. La natura che circonda questi territori, la spiritualità che permea dalle sue radici, vi ricordo che l’Umbria è la terra natale di Francesco D’assisi, l’Umbria è mistica, magica e accogliente come un abbraccio amorevole. Sono innamorato dei sui boschi, delle sue acque, dei suoi tramonti e profumi. Non avendo metropoli intorno a noi si può ancora respirare quell’aria calma di quiete che ti permette di sfuggire dallo stress della frenesia della vita che gli esseri umani hanno voluto disegnare per loro stessi. La globalizzazione, ossia ciò che hanno anticipato i Romani nella Battaglia delle Nazioni, tornando al libro.

Le persone che vivono in Umbria hanno mantenuto quello spirito devoto alla semplicità che rende tutto più bello e spontaneo. Un forte contatto con la Natura permette di ricongiungerci a noi stessi, e gli Umbri sono fortemente legati alla Natura da millenni e questa traccia, io la vedo ben incisa nel DNA, e nella cultura che ci contraddistingue. Per quanto riguarda il turismo, avendo lavorato a contatto diretto con questo settore per la città di Narni, quando ho creato il parco archeologico e naturalistico di Ponte Cardona, il centro d’Italia, ormai tanti anni fa, ma che ora è una delle dieci attrazioni turistiche di trip advisor, posso dire che c’è stata una notevole crescita.

Finalmente dopo quasi un secolo ci siamo staccati dall’idea della fabbrica, anche se ci lavoro in fabbrica, e si è iniziato a dar valore a ciò che circonda i nostri territori. Ricordo a tutti che nella metà del 1800 nelle nostre zone c’era un itinerario turistico, diciamo per nobili o per benestanti: il Grand Tour, che ha visto molti personaggi illustri passare per la conca Ternana e i suoi dintorni, questo dovuto anche che l’Umbria possiede una delle vie più famose al mondo: la strada consolare Flaminia, che per millenni ha messo in contatto storie, luoghi e situazioni. Quindi posso dire che a mio avviso ai turisti che vengono in Umbria, l’Umbria gli rimane nel cuore per sempre.

Quali sono i luoghi che menzioni e pensi che il tuo libro contribuisca alla valorizzazione del territorio?

Diciamo che le vicende del racconto sono per lo più svolte in Umbria Meridionale, ma seguono i fatti storici da cui il romanzo prende ispirazione, quindi si tra viaggia tra l’Etruria, Roma e il Sentino.

Ho menzionato per dovere, per diritto e per amore la cascata delle Marmore, su cui ho legato molto lo svolgimento del racconto, trasformandola nella tana del Drago Thyrus, poi la città di Carsulae e il tempio di Torre Maggiore, che ho fatto diventare la sede degli Aruspici, gli antichi sacerdoti del popolo Umbro, le Gole del Nera di Narni, diciamo il luogo da dove comincia il viaggio del gruppo dei Naharki, le Acciaierie e la città di Terni, l’antica Interamna, punto cruciale del racconto, la città di Gubbio con le sue Tavole Eugubine, gli unici testi scritti della lingua Umbra arcaica, e molti altri ancora. Penso che si, questo romanzo offra l’opportunità di andare a visitare quei posti, che fanno parte della storia della Conca Ternana, e non solo, e di poterli vedere con occhi diversi, legando a loro la fantasia e la mitologia del folklore Umbro che ho raccolto nelle pagine del Poema Eroico Umbro.

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Ci sono state delle collaborazioni per la realizzazione del libro e dei vari materiali?

Certamente. Amo collaborare e creare sinergie. Un po’ come la “Battaglia delle Nazioni”, quattro popoli uniti per una causa comune. Sia per il libro, che per il cortometraggio ho creato un team di persone sia fisiche, che persone figurative, come attività commerciali che hanno contribuito alla realizzazione del progetto. Ognuno ha messo a disposizione il suo talento innamorato di questo progetto. Ci tengo particolarmente a ringraziali nuovamente tutti, per il loro contributo, perché sai come si dice, la forza del lupo sta nel suo branco. Grazie a queste collaborazioni sono nate amicizie durature anche fuori, dal così dire lavoro, e di questo ne sono veramente felice, perché le persone che incontriamo, con cui leghiamo, di cui si mescolano le storie, sono il vero arricchimento che resta, quando spingi play al video oppure tieni in mano il libro stampato.

Quali sono gli altri progetti su cui stai lavorando o lavorerai a breve?

Diciamo che ho avuto un’esplosione artistica forte da quando è uscito il libro, di impegni e progetti ne ho tanti. Sicuramente tornerò a fare i video di Montagne Misteriose, perché di misteri da svelare ce ne sono tanti, ultimamente sono stato scelto come modello per un’agenzia di moda e spettacolo di Roma, e mi dedicherò anche a questo, scoprendo questo nuovo mondo. Sto scrivendo la sceneggiatura di un nuovo cortometraggio ma questa volta di genere Horror, e un libro storico di ricerche, che è una raccolta delle mie esplorazioni. Credo che riuscirò a fare nel corso dell’anno una mostra personale sulla mia arte. Diciamo che non mi annoio.

Un messaggio ai giovani che amano l’arte in qualunque sua forma, non arrendersi e coltivarla e come?

Secondo me ai giovani posso dire, si, di non arrendersi, di coltivare e di sperimentare ciò che per loro in quel momento gli dà gioia di fare e di creare. Di non voler arrivare subito alla fine del viaggio ma di godersi la strada, perché è lì che l’esperienza matura. Di avere i piedi per terra e la testa tra le nuvole. Siamo bombardati dall’idea di dover essere ricchi e famosi e dover divenire un prototipo tipo di un’idea globale di successo, invece dovremmo concentrarci a seguire la semplicità delle cose che ci danno felicità e non un’apparente soddisfazione vacua che svanisce come fumo al primo vento. E godetevi la vita perché la vita è una sola.



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