Incendi in Sicilia. Così la mafia controlla il territorio con il fuoco

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Bruciare un’isola per controllarla. Il fuoco per esercitare il potere sul territorio.

Nei giorni dell’inferno a Los Angeles, proprio dalla California arriva uno studio sugli incendi che devastano ogni estate la Sicilia.

Roghi che non sono semplici episodi di criminalità isolata, ma rappresentano un fenomeno complesso che intreccia potere mafioso, controllo del territorio e speculazioni economiche. È questa l’analisi proposta da Lauren R. Pearson nel suo studio “Land on Fire: The Spatial Production of the Mafia”, pubblicato su Criminology & Criminal Justice.

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Pearson è una ricercatrice dell’Università di Berkley, una delle più importanti della California, che ha studiato il fenomeno dei roghi in Sicilia con un’attenzione particolare agli interessi mafiosi che ci sono dietro agli incendi. Si tratta di una ricerca di primo piano, supportata dal Research Grant in Modern Italian History (“Barbieri Grant”) dal Trinity College, dalla Foreign Language and Area Studies (FLAS) Fellowship, dalla Berkeley-Naples Fellowship e dal Dipartimento di Geografia dell’Università della California, Berkeley.

 


E’ importante questo studio per diversi motivi. Perchè arriva da un territorio, la California, che in queste settimane sta fronteggiando degli incendi devastanti. Quindi si tratta di un lavoro che arriva da una parte del mondo apparentemente lontana, ma che ha una certa sensibilità verso il fenomeno e dei punti in comune con il territorio siciliano. Capire come gestire incendi così devastanti è al centro del lavoro degli esperti californiani. Ma in questo caso si cerca anche di dare una spiegazione a cosa c’è dietro agli incendi. E viene introdotto un nuovo concetto, quello di “spazio mafioso”. La mafia che brucia un territorio per dire che quello è il suo spazio.

 

 

 

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Il fuoco come strumento di controllo

Ogni estate la Sicilia viene devastata dagli incendi. Le istituzioni dell’isola si fanno spesso trovare impreparate davanti al fuoco che distrugge ettari ed ettari di vegetazione. Le cause sono principalmente dolose, ma è sempre molto difficile non solo prevenire ma a anche scovare gli autori dei roghi. Sono tanti i motivi che stanno dietro agli incendi. Qualche tempo fa, come abbiamo ricostruito su Tp24, la commissione antimafia ha analizzato il fenomeno.

Secondo la ricerca di Pearson, la mafia siciliana ha trasformato il fuoco in una strategia per rafforzare il proprio controllo sul territorio. Attraverso incendi dolosi pianificati, Cosa Nostra non solo danneggia il paesaggio, ma ridefinisce il rapporto con la terra stessa. Pearson evidenzia come gli incendi vengano appiccati in punti strategici, sfruttando condizioni climatiche favorevoli, come i forti venti di scirocco e la vegetazione secca, per massimizzare i danni e ostacolare l’intervento delle squadre di soccorso.

Lo studio della ricercatrice prende come esempio uno degli anni più disastrosi in Sicilia. Nel 2021 oltre 78.000 ettari di territorio siciliano sono andati bruciati, pari al 3% della superficie regionale. La Commissione Antimafia ha denunciato che dietro molti di questi episodi si celano interessi economici e un intento deliberato di consolidare il controllo territoriale da parte delle organizzazioni criminali.

 


Energie rinnovabili e speculazione

Una delle scoperte più inquietanti riguarda il legame tra incendi dolosi e speculazione sulle energie rinnovabili. La mafia, sfruttando incentivi statali e fondi europei destinati alla transizione ecologica, utilizza il fuoco per costringere i proprietari terrieri a vendere i loro appezzamenti. In molti casi, i terreni bruciati vengono successivamente trasformati in siti per impianti fotovoltaici o eolici.

«I campi bruciati diventano un’opportunità per multinazionali del settore energetico, spesso facilitate da intermediari legati alla Mafia», ha dichiarato un agricoltore intervistato da Pearson. Questo fenomeno è stato confermato anche dalla confisca, nel 2013, di beni per 1,3 miliardi di euro appartenenti a Vito Nicastri, il cosiddetto “Signore del Vento”, accusato di legami con la Cosa Nostra. Le energie rinnovabili però, non rappresenta l’unico settore in cui si specula attraverso gli incendi. I roghi vengono appiccati anche per questioni di pascolo, come abbiamo raccontato qui. 


La produzione dello spazio mafioso

Pearson introduce il concetto di “produzione dello spazio mafioso”, basato sulla teoria del filosofo Henri Lefebvre. La mafia non si limita a controllare il territorio, ma lo trasforma attraverso pratiche che intrecciano potere, economia e simbolismo. Gli incendi, in questa prospettiva, non sono solo crimini ambientali, ma segnali di potere che riaffermano la presenza mafiosa nelle vite quotidiane delle comunità siciliane.

Ad esempio, gli incendi che circondano piccoli centri come Polizzi Generosa o le colline intorno a Palermo servono a ricordare alla popolazione chi ha il controllo. Come sottolineato da un abitante dell’area delle Madonie, «il fuoco è un messaggio: ‘noi siamo ancora qui e facciamo ciò che vogliamo’». Perchè ci sono zone che vengono costantemente prese di mira dagli incendiari. Zone dalla bellezza paesaggistica impressionante, ma che vengono costantemente e puntualmente date alle fiamme ogni volta che soffia lo scirocco. Le montagne che sovrastano Palermo, ad esempio, che nel 2023 sono state ridotte in cenere. Oppure, restando, nel Trapanese, l’isola di Pantelleria, le riserve dello Zingaro, di Monte Cofano, e la montagna di Erice.

 A proposito degli incendi allo Zingaro già qualche anno fa avevamo parlato della mafia degli incendi.

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Sfide e ambiguità

Nonostante le indagini delle autorità e le testimonianze raccolte, identificare i responsabili degli incendi dolosi resta una sfida enorme. L’omertà, la mancanza di prove dirette e la complessità delle dinamiche territoriali rendono difficile attribuire responsabilità specifiche. Tuttavia, la correlazione tra i focolai e le aree ad alta presenza mafiosa è indiscutibile.

«In Sicilia, gli incendi vengono usati più delle pallottole», ha dichiarato Claudio Fava, già presidente della Commissione Antimafia, invitando le autorità a indagare sulle connessioni tra fuoco e interessi mafiosi.


L’analisi di Pearson offre una nuova prospettiva per comprendere il fenomeno degli incendi dolosi in Sicilia, rivelando come la Mafia si adatti ai cambiamenti economici e sociali sfruttando il paesaggio come risorsa strategica. La lotta contro questi crimini ambientali richiede una risposta integrata che combini misure di prevenzione, sensibilizzazione e interventi legislativi più efficaci.


Secondo lo studio, in sostanza, il fuoco non è solo una minaccia per l’ambiente, ma un simbolo di un potere che continua a mutare e a radicarsi nella storia e nella geografia della Sicilia.

Qui la ricerca completa. 

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