il terzo mandato che mette a rischio Meloni

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 


Il monolite Meloni oggi non ha un’alternativa politica che possa scalfirlo. Nei prossimi due anni può succedere il “miracolo” di un centrosinistra unito, convincente, popolare, moderno, attrezzato di proposte programmatiche. Ma siamo ancora alla dimensione metafisica del “miracolo”. 

Ma c’è il “fattore Z” che incombe su palazzo Chigi, negli equilibri di potere nel centrodestra. Z come Zaia, Luca Zaia, il governatore del Veneto che di mollare la presa sulla sua Regione non vuol sentire ragione. Lui non parla per il momento, manda avanti il suo robusto esercito di sindaci e amministratori che sparano raffiche di interviste sui quotidiani locali e nazionali. Il massaggio alla premier (un siluro anche per Matteo Salvini), è chiaro: se non cedi sul terzo mandato, allora il candidato alla successione di Zaia dovrà essere comunque della Lega.

I Fratelli d’Italia, è l’avvertimento dei leghisti niente affatto serenissimi, devono farsene una ragione nonostante il partito di Meloni sia diventato alle politiche prima e alle europee dopo il primo partito in Veneto. Perché, spiegano, correre alle regionali con le preferenze è un’altra musica. E tanto per essere chiari fanno sapere che una lista Zaia più la Lega avrebbe la maggioranza dei consensi. La lista Zaia è quantificata al 20 per cento oltre il bacino elettorale tradizionale del Carroccio, cioè trasversale. Un avvertimento che diventa minaccia quando tutti i colonnelli del Doge dicono che sono pronti a correre da soli contro qualunque altro candidato, anche se scelto da Fratelli d’Italia e da Forza Italia.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Sarà un bluff o sarà un modo per trattare il futuro potere veneto che dovrebbe moltiplicarsi quando e se andrà in porto l’autonomia differenziata pur ridimensionata? Rimane di fatto che il “fattore Z” potrebbe rivelarsi un brick in the wall del monolite Meloni. La premier, ovviamente, ha altro cui pensare per il momento. Viaggia ad altri livelli planetari e satellitari, ha un’agenda fitta di trasferte internazionali arabe, africane e americane, deve aggiornare continuamente la sua traduzione simultanea di Donald Trump al resto dell’Orbe terracqueo. Figuriamoci se si mette a guardare dove mette i piedi per non schiacciare le formiche venete.

E invece uno sguardo verso terra dovrà presto rivolgerlo (si parla di un vertice con Salvini e Tajani) perché a franare potrebbe essere il suo alleato leghista, che già ha tante rogne lungo i binari ferroviari. Ora si trova davanti a una potenziale secessione di San Marco, se alle parole seguiranno i fatti.

Quello che colpisce sono le parole dette dai grandi portatori di voti nel Veneto, come quelle del sindaco di Treviso Mario Conte. In un’intervista a Repubblica ha sostenuto di non voler discutere «le ambizioni di Fratelli d’Italia anche se parliamo di elezioni Politiche ed Europee con Meloni in campo, poi alle Amministrative le loro percentuali sono ridotte e di molto. Detto questo, per noi è una questione identitaria di sopravvivenza del partito».

In caso di candidato di un altro partito cosa potrebbe accadere? «Vede – ha risposto Conte, un ventriloquo di Zaia, oltre a essere uno dei candidati in pole position – quando in politica c’è in ballo una questione identitaria bisogna essere disposti a tutto. E se gli alleati non sceglieranno uno di noi la nostra sopravvivenza passerà da una corsa solitaria».

Salvini tace, ma è avvertito alla vigilia del congresso leghista che si dovrebbe tenere in primavera. Lui che si era lamentato per i risultati del suo partito alle Europee in Veneto. Si era lamentato in particolare del fatto che Zaia non avesse voluto mettersi a capo della lista leghista, trascinandola a un risultato nettamente migliore e non farsi doppiare da Fratelli d’Italia. Ma Zaia tira dritto, dà fuoco alle polveri.

Alberto Stefanini, segretario della Liga Veneta e vicesegretario federale, spinge Salvini a far valere le loro ragioni al tavolo nazionale: se la Lega ancora tiene una certa percentuale a livello nazionale è dovuto al lavoro fatto in Veneto e, soprattutto, da Zaia che dovrà scegliere il suo successore. «Con una lista a suo nome possiamo vincere da soli», ha scandito ieri Stefanini al Corriere del Veneto.

Il monolite oggi è solido e guarda orizzonti alti e lontani ma, come il titolo di libro di qualche anno fa, le formiche nel loro piccolo si incazzano. Se poi diventano tarli, anche l’armadio più solido potrebbe improvvisamente cedere su un lato.

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link