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Il 27 e il 28 gennaio torna alle Ogr Grandi Langhe, il grande evento delle eccellenze del vino promosso da Piemonte Land of Wines: parla il presidente del consorzio Francesco Monchiero
«La grande industria del vino soffre la crisi, non le cantine delle eccellenze. Il Piemonte, unica regione di sole Doc, infatti tiene botta anche nei momenti di difficoltà. Perché noi produciamo altissima qualità. E ora, finalmente, facciamo anche sistema e ci presentiamo al mondo con un solo volto». Il 27 e il 28 gennaio torna alle Ogr Grandi Langhe, il grande evento delle eccellenze del vino promosso da Piemonte Land of Wines, il super- consorzio presieduto da Francesco Monchiero che rappresenta tutto il mondo del vino regionale, 12 consorzi in tutto. «Questa per noi sarà l’edizione zero. Perché per la prima volta portiamo rappresentanti di tutte le 60 denominazioni del Piemonte. Vogliamo fare squadra in Italia e all’estero», spiega l’imprenditore roerino.
Francesco Monchiero, i consumi di vino sono in flessione ovunque. Davvero il problema non riguarda la nostra regione?
«La crisi è di chi produce tanto e punta sui volumi. Il Piemonte ha sempre puntato su vini di qualità e mai sulla quantità. I nostri consumatori scelgono un’esperienza diversa dalle altre. Se continuiamo a presentarci così preserveremo le nostre eccellenze in Italia e nel mondo».
Grandi Langhe nasce 9 anni fa come vetrina delle eccellenze delle terre del Barolo. Perché allargare a tutti i territorio?
«Perché nel mondo dobbiamo presentarci come brand Piemonte, al cui interno ci sono tantissime specificità. Seguendo questa strada credo che i cambiamenti dei consumi non ci toccheranno più di tanto».
Il vino è destinato a diventare un prodotto elitario e di lusso?
«C’è spazio per tutti. Ma la strada che noi abbiamo scelto è quella dell’eccellenza. Quando mi si chiede se i dazi di Trump possono metterci in difficoltà io rispondo di no. Perché i nostri consumatori sono disposti a spendere qualche dollaro in più pur di godere di prodotti unici».
Il mondo del vino è in grande cambiamento, dal climate change alle restrizioni imposte dal codice della strada. Inoltre è stata approvata la legge che autorizza il vino zero alcol. In Fiera ci saranno anche prodotti dealcolati?
«Grandi Langhe propone solo vini. Per favore non chiamate vino le bevande dealcolate. È un ossimoro come l’hamburger vegano e altre trovate di marketing. Il marchio Piemonte ci serve anche a questo, a tutelare una tradizione».
È contrario ai prodotti dell’uva a zero alcol?
«No, purché si faccia distinzione. Il vino è tale perché ha un tasso alcolico. Non facciamo confusione. Poi non ho nulla in contrario se si producono bevande a base d’uva per chi è astemio o per chi non beve per motivi religiosi. Detto questo, il nostro mestiere è fare vino».
Proporrete il format di Grandi Langhe anche all’estero?
«La notizia è che il mondo verrà da noi. Non abbiamo bisogno di spostarci. Alle Ogr verranno a trovarci più di 300 operatori e buyer esteri che si sono accreditati. E abbiamo fatto anche il pieno di cantine, ci spiace di non essere riusciti ad accontentare tutti. Ma siamo passati da 300 partecipanti ai 499 di questa edizione. Il prossimo anno forse dovremo pensare a un’altra location. Il nostro modello è i Grands Jours de Bourgogne».
La fiera Grandi Langhe traslocherà dalle Ogr alla Reggia di Venaria Reale?
«Se i numeri delle richieste si confermeranno come quest’anno dobbiamo pensare a un’alternativa. Lo spazio delle Ogr è stupendo ma crescendo abbiamo bisogno di più superficie. Vedremo in corso d’opera che fare. Oltre a Venaria pensavamo all’Oval al Lingotto».
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