Cos’è la legge “salva suicidi” e perché ha salvato una commessa da 110 mila euro di debiti

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Il Tribunale di Firenze ha azzerato un debito pari a 110.000 euro accumulato da una commessa per sostenere le spese mediche della figlia dovute a problemi di salute.

L’instabilità economica della donna ha avuto inizio nel 2013, quando il padre è morto.
Il padre era una colonna portante per molte ragioni, in particolare perché supportava la donna sia finanziariamente che nell’assistenza della bambina.
Con uno stipendio pari a 2.200 euro al mese, un affitto molto caro a Firenze e innumerevoli spese da sostenere, tra le quali una baby sitter per la bimba a seguito della dipartita del padre, la donna è stata sopraffatta da costi ai quali a fatica è riuscita a far fronte.
Ma non solo: nel 2015 la donna è caduta, rompendosi il ginocchio e ritrovandosi costretta a sottoporsi ad un’operazione.
Ciò ha comportato ulteriori spese per la fisioterapia privata, effettuata dalla donna al fine di tornare il prima possibile a lavoro.
Ma nel 2020 la situazione è peggiorata drasticamente: la donna è finita in cassa integrazione a causa della pandemia Covid-19, che ha messo in difficoltà la sopravvivenza di una moltitudine di negozi.
È in questo momento, più che in qualunque altro, che la donna ha vissuto una profonda crisi: ha iniziato a rivolgersi a diverse banche e società finanziare per ottenere dei prestiti, richiedendo modeste cifre per poi passare a numeri sempre più grandi. Ma le disgrazie non arrivano mai sole: alla donna è stato pignorato il quinto dello stipendio e, a causa di un fermo amministrativo sulla sua auto, le è stata tolta anche la possibilità di guidare.
A questo punto, la donna si è ritrovata in un tunnel di debiti, spese e continue sventure.
Ed ecco che, proprio quando pareva non ci fosse più alcuna speranza, la commessa ha intravisto una via d’uscita: un amico le ha consigliato di rivolgersi a un legale perché ha sentito parlare dell’esistenza di una legge sul sovra indebitamento, valida anche per i cittadini, a patto che la magistratura riconosca la sussistenza dei requisiti necessari per poterne beneficiare.
La legge volta all’estinzione di ingenti debiti è la c.d. “Legge salva-suicidi” e si rivolge a chi ha contratto debiti superiori alle proprie possibilità economiche ed è considerato “meritevole” di essere aiutato. Per meritevole s’intende che è necessaria la presenza di precisi requisiti per poterne godere: in primis, bisogna trovarsi in una circostanza di squilibrio economico tale da rendere evidente di non poter essere in grado di far fronte ai propri debiti. In secondo luogo, la legge si rivolge unicamente ai soggetti non fallibili tra cui consumatori, liberi professionisti, imprenditori agricoli, piccole imprese, enti non commerciali, start-up innovative e piccoli imprenditori e lavoratori autonomi che non abbiano superato, negli ultimi 3 anni, 200.000 euro di fatturato annuo, 300.000 euro di patrimonio e 500.000 euro di debiti. Infine, è necessaria l’assenza di atti di frode, dunque prove di comportamenti fraudolenti o di mancato pagamento volontario dei debiti.
La persona indebitata, che non ha agito in malafede e non è responsabile del proprio sovra indebitamento, può ricorrere a tale strumento. Le verifiche prima, dopo e durante le decisioni della magistratura vengono eseguite dall’Organismo Composizione Crisi (OCC).
Nel caso della commessa, nel procedimento giudiziario è emerso che ha accumulato debiti per 110.000 euro tra banche ed enti pubblici. Il Tribunale fiorentino l’ha ammessa ai benefici della legge “anti-suicidi”: “La crisi della donna è frutto di più eventi e situazioni che via via si sono sovrapposti negli anni, trascinandola in maniera quasi automatica ma inesorabile, nella spirale del sovra indebitamento”.
Così, i giudici fiorentini, hanno proceduto ad annullare tutti i debiti contratti dalla donna, a sbloccare il fermo dell’auto e il pignoramento dello stipendio.
Infine, hanno stabilito che la commessa dovrà corrispondere solo 20.000, cifra che estinguerà ogni suo debito, mediante rate mensili pari a 200 euro, per circa 8 anni.
Grazie a tale esdebitazione, la donna e la figlia hanno avuto nuova vita, una seconda opportunità, potendo finalmente tornare a respirare a pieni polmoni.

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