la Locride colpita da due episodi in poche settimane

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I colpi di pistola e poi il suono delle sirene. La tranquillità di un normale pomeriggio che viene squarciata dal rumore di colpi che portano indietro nel tempo. E la Locride torna agli anni più bui della sua storia, insieme alla paura che nelle ultime settimane è diventata più forte, dopo due episodi avvenuti nel giro poche settimane e a pochi chilometri di distanza: prima la scomparsa in circostanze inquietanti di Antonio Strangio, un giallo che ancora non è stato risolto. Nel tardo pomeriggio di giovedì, poi, l’omicidio di Giancarlo Polifroni. Due profili già noti alle forze dell’ordine, seppur slegati tra loro e per circostanze diverse. Ma mentre le indagini degli investigatori proseguono, l’aria nel comprensorio diventa sempre più pesante. Quel che resta sono ancora poche certezze e tanti interrogativi.

L’omicidio di Giancarlo Polifroni

Potrebbero avergli teso una trappola, potrebbe essere stato un agguato orchestrato per una vendetta maturata negli ambienti legati al narcotraffico di cui aveva fatto parte. Ipotesi al vaglio degli investigatori che indagano sull’omicidio di Giancarlo Polifroni, classe ’74, pregiudicato per reati legati alla droga e con alle spalle una condanna per omicidio. Il suo killer – forse aiutato da uno o più complici – lo avrebbe attirato fuori dalla sua abitazione, in una zona centrale di Bovalino, nella Locride, in via Dromo I (località “Ficarelle”), dove il 50enne si trovava agli arresti domiciliari. Sul posto, nel tardo pomeriggio di giovedì 9 gennaio, sono prontamente giunte le forze dell’ordine che hanno avviato le indagini coordinate dalla Procura di Locri. 
Certo è che l’uomo aveva alle spalle un lungo passato legato al narcotraffico, il suo nome era finito nelle inchieste della Dda di Reggio Calabria “Stupor Mundi” e “Imelda” e associato a quelle degli esponenti di storiche cosche della Piana e della Locride.
Ma il suo nome è legato anche a un delitto che alla fine degli anni ’90 scosse profondamente la cittadina della Locride. Nel 2004 Polifroni – a lungo latitante – fu condannato in contumacia a 17 anni per l’omicidio di Totò Speranza, un giovane di Bovalino ucciso nel 1997 a colpi di pistola.

Il giallo dietro la scomparsa di Antonio Strangio

E ci sono ancora tanti punti interrogativi anche dietro la scomparsa di Antonio Strangio. A distanza di due mesi non trapelano notizie ufficiali: c’è – come sin dai primi momenti – il massimo riserbo da parte degli investigatori e della Procura di Locri sul caso che vede protagonista il 42enne, allevatore di San Luca, la cui vettura abbandonata è stata ritrovata lo scorso 18 novembre nei pressi della fiumara Bonamico, tra Bianco e Bovalino.
Nessuna notizia ufficiale anche se, su quello che è stato repertato sul luogo in cui è stato trovato il mezzo, sono stati effettuati accertamenti tecnici irripetibili. Sui resti carbonizzati invece, dalle ultime notizie trapelate, ci sarebbe la conferma che si tratta di resti di natura umana e non animale, come si era ipotizzato in un primo tempo. Nelle prime ore, infatti, era stato ipotizzato che i resti appartenessero a un animale da pascolo, una pecora o una capra. Resti sui quali la Procura ha disposto il trasferimento in un centro sanitario specializzato di Messina, in cui i frammenti ossei sono stati esaminati e sui quali è stato effettuato l’esame del Dna con comparazione sui familiari del 42enne.
L’allarme per la scomparsa di Strangio è scattato dopo la denuncia dei familiari dell’allevatore sanluchese, sposato e padre di quattro figli, che non era rientrato a casa e non si era era fatto vivo telefonicamente. Le ricerche – che hanno impegnato uomini e mezzi delle forze dell’ordine – hanno portato al ritrovamento della vettura, in prossimità della fiumara Bonamico, tra Bovalino e Bianco, dove i Ris di Messina hanno effettuato i rilievi. Fin dai primi momenti nessuna pista è stata esclusa, lasciando spazio anche alla possibilità che potrebbe trattarsi di un terribile omicidio di stampo mafioso.Il 42enne – che non ha precedenti – è figlio del più noto Giuseppe Strangio (cl. ’54), già condannato nel ’74 a 14 anni per un omicidio commesso il 2 febbraio del 1970, conta una serie di condanne – definitive – legate ad alcuni sequestri di persona “eccellenti”: Giovanni Piazzalunga, Carlo De Feo e Cesare Casella. 

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