Agrumi che migrano a causa della siccità. Ananas impegnati a costruire inutili dighe per fermare l’avanzata del mare. Avocado negazionisti. Maiali spreconi e cachi egoisti.
E poi un Jack Russel gigante e due supereroi, Kiwito e Galita, che guidano la Resistenza della frutta.
“Il messaggio che abbiamo affidato a questo libro di favole è semplice: l’ambiente sta cambiando e donne e uomini giocano un ruolo importante in questo processo e devono farlo tutti i giorni. Nel mondo reale non ci sono i supereroi ma la resilienza è una scelta che possono fare tutti per rendere più sostenibile la produzione del cibo. Tanti imprenditori investono e investiranno nella ricerca. Lo abbiamo fatto anche noi e adesso siamo pronti ad usare Tea e intelligenza artificiale ma valorizzando il ruolo di chi conosce la terra e la rispetta. Per noi donne e uomini saranno guida e motore dell’innovazione”.
Carola Gullino, che con il fratello Giovanni guida il gruppo di Saluzzo (Cuneo), spiega così l’evoluzione della filosofia che ispira la loro avventura imprenditoriale che punta ad “un’agricoltura sempre più naturale” in linea con gli insegnamenti del padre Attilio, fondatore dell’azienda nel 1969.
Dunque, “conoscere la terra, interpretare i suoi segnali e gestirli in fretta immaginando il futuro”. Gullino fu tra i primi in Italia a decidere di coltivare il kiwi e adesso, nel corso del 2025, il gruppo tornerà a reimpiantare quel frutto che sarà più resiliente di quelli che sono stati estirpati in passato a causa della moria delle piante.
Reinventarsi tra tradizione e innovazione
Già, perché a volte la terra manda segnali di allarme che poi portano a eventi negativi a causa dei primi effetti del cambiamento climatico e della diffusione di malattie: produzione di kiwi dimezzata da 60 mila a 30mila tonnellate, fatturato in calo. E “allora bisogna attrezzarsi per andare avanti malgrado la botta sia stata molto dura”, spiega Carola Gullino.
Andare avanti significa applicare quello schema di gioco che lega tradizione e innovazione l’azienda si reinventa diversificando le produzioni, aumentando ad esempio la coltivazione delle mele, ma sempre mantenendo fede ad una scelta fatta negli anni Novanta del secolo scorso: “Puntare sul biologico e biodinamico”.
Ancora Carola Gullino: “Ad oggi il 40% della nostra produzione è bio. Il 60% sono mele il rimanente 40% è suddiviso tra kiwi drupacee e mirtilli”.
Aggiunge Giovanni Gullino: “Oltre al prodotto biologico il 70% del prodotto immagazzinato proviene da aziende certificate Global Gap, una sorta di passaporto per il mercato globale perché attesta la sicurezza integrata in agricoltura”. Dal suo punto di vista, però, sarebbe necessaria “una maggiore visibilità dei prodotti bio nei punti vendita affiancata da una sensibilizzazione capillare sui temi della sostenibilità e del green”.
Un mercato in evoluzione
Aumentare la produzione di kiwi di qualità risponde anche alla necessità di adattarsi ad altre forme di cambiamento, quelle dettate dal mercato dove “siamo di fronte a uno scenario completamente nuovo che registra uno spostamento dell’equilibrio verso la Grecia che, rispetto all’Italia, riesce a soddisfare le richieste dei clienti del largo consumo che cercano il prezzo più basso”, spiega ancora Giovanni Gullino.
Dal suo punto di vista si tratta di un’opportunità per quei produttori italiani che “offrono un servizio diverso che attraverso il rispetto di precisi disciplinari assicura un valore aggiunto in tema di garanzie di sicurezza, salubrità e controlli”.
Alla ricerca della buccia edibile
E tra le opportunità, almeno secondo i Gullino c’è anche la ricerca per “coltivare un kiwi che sia completamente edibile, buccia compresa”. Ma per assaggiare questa innovazione di prodotto ci vorrà tempo, “non si tratta di un progetto a breve termine”. Pienamente operativa, invece la partnership con Jingold per la coltivazione kiwi a polpa gialla della varietà Jintao su una superficie di 50 ettari tra Piemonte e Lazio.
Il fatturato della Gullino Group – metà della produzione è fatta in casa, l’altra metà arriva per il kiwi da Lazio, Piemonte e zona del Garda mentre mele e drupacee sono 100% piemontesi – viaggia intorno ai 20 milioni di euro con una forte vocazione all’export.
E sui mercati internazionali servono interventi per sostenere la competitività, la concorrenza di altri paesi produttori è forte: “Senza interventi di sostegno il made in Italy non può reggere la concorrenza di altri produttori che hanno costi di produzione molto più bassi”.
Senza dimenticare che “trovare manodopera resta un problema molto serio”. Una strada da percorrere potrebbe essere quella di arrivare ad un marchio Piemonte. Un percorso in salita per via della grande frammentazione dei produttori. “Un marchio Piemonte potrebbe servire ma potrà essere messo in campo solo quando si sarà fatta strada la necessità di aggregazione con il miglioramento tecnico e standard produttivi uniformati a garanzia della qualità”.
Favole, supereroi e la transizione green
E poi c’è il grande tema della sostenibilità e della transizione green. Il ritorno della saga dei supereroi della Resistenza della frutta voluto da Carola Gullino nasce dalla consapevolezza che questa sfida si può vincere stimolando un cambiamento culturale. Le favole possono essere lo strumento per “favorire la presa di coscienza delle giovani generazioni sulle scelte da fare ogni giorno con il sostegno e il coinvolgimento dei genitori”.
Un cambiamento culturale che dovrebbe favorire scelte politiche nazionali ed europee “perché da sole le aziende non possono farcela anche se noi le nostre scelte le abbiamo fatte e continueremo a farle”.
In concreto? “Negli anni abbiamo installato degli impianti fotovoltaici sopra i capannoni grazie ai quali produciamo due megawatt di energia e il 60% di ciò che realizziamo lo consumiamo. Anche in campagna utilizziamo il fotovoltaico per produrre l’energia impiegata per attivare le pompe di irrigazione”. E ancora: “Abbiamo eliminato l’amianto dai capannoni, sostituito le lampade per sprecare meno energia elettrica, mentre l’acqua per raffreddare le celle refrigeranti è in ricircolo e viene riutilizzata e abbiamo delle vasche per raccogliere l’acqua piovana”.
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