Pro-Gest in affanno cerca il salvataggio: protezione dai creditori

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Pro-Gest tenta la via della composizione negoziata della crisi, strumento introdotto nel 2021 per anticipare l’emersione dallo stato di crisi. Il gruppo di Istrana, attivo nel riciclo della carta e nella produzione di imballaggi e mobili in cartone, ha annunciato il 10 dicembre 2024 che Giampaolo Provaggi ha accettato l’incarico come esperto indipendente.

Dopo il default su 200 milioni di bond scaduti e il mancato pagamento della cedola su altri 250 milioni di obbligazioni a luglio 2024, a dicembre il gruppo trevigiano che fa capo alla famiglia Zago aveva comunicato che anche il prestito obbligazionario in scadenza non sarebbe stato rimborsato.

Il fondo Carlyle è il maggiore detentore di bond, avendo sottoscritto 200 milioni di emissioni covered (garantite) da asset, nello specifico le cartiere. Il dottore commercialista e revisore legale, socio fondatore dello studio legale e tributario Gpd con sedi a Roma, Milano e Genova, avrà il difficile compito di risollevare il principale produttore italiano di carta ondulata e leader nel riciclaggio.

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Pro-Gest ha infatti una capacità produttiva di oltre 1 milione di tonnellate di carta all’anno e 28 stabilimenti in sette regioni italiane, e da tempo è in difficoltà. La decisione prevista dal Codice della Crisi d’Impresa mira a rimodulare la struttura del capitale del gruppo e proteggere il valore aziendale per i creditori e gli stakeholder.

Nella nota diffusa dall’azienda fondata da Bruno Zago emerge che si tratta della decisione «più idonea» per dare attuazione al piano di rimodulazione della struttura del capitale del gruppo e a «preservare il valore aziendale a tutela dei creditori e di tutti gli stakeholder».

La procedura di composizione negoziata della crisi garantisce alla società una situazione di protezione temporanea per gestire in modo strutturato le trattative con i creditori. Nello specifico offre all’azienda un margine tecnico di alcuni mesi per negoziare una rimodulazione del debito.

In questo contesto, Pro-Gest avrà la possibilità di gestire l’eventuale vendita di asset in modo sicuro, senza rischi, e di accedere, qualora necessario, a finanziamenti da istituti di credito in condizioni protette.

Negli ultimi mesi si sono alternati vari responsabili della ristrutturazione del gruppo, con Sergio Iasi a marzo e Angelo Rodolfi ad inizio luglio. Ora tocca a Giampaolo Provaggi, nominato dal tribunale e che vanta una lunga esperienza nella consulenza in società di medie e grandi dimensioni, supervisionare l’intero processo di negoziazione anche come ulteriore garanzia per i creditori.

Il gruppo trevigiano ha comunicato una crescita del fatturato del 4% al 30 settembre 2024 rispetto all’anno precedente. Considerato che la società aveva registrato 379,6 milioni fra gennaio e settembre 2023, il fatturato si attesterebbe ora sui 395 milioni. Sul fronte occupazionale impiega 1.066 dipendenti.

«La notizia purtroppo non stupisce – commentano Nicola Atalmi, segretario generale Slc Cgil Veneto, e Tiziana Basso, segretaria generale Cgil Veneto – nessuna ripresa produttiva seria, nessun piano di razionalizzazione di gruppo, nessun acquirente industriale all’orizzonte. Dall’inizio del 2024 Pro-Gest non ha fatto altro che perdere tempo non rispondendo alle ripetute richieste di chiarimenti e di tavoli istituzionali e sindacali: hanno preferito continuare per sei mesi ad annunciare fantomatici piani industriali che non sono mai arrivati, mantenendo i circa mille lavoratori in una situazione di estrema incertezza e precarietà».

I sindacati lamentano il tempo perso, che «ha indebolito la capacità produttiva di un’azienda che rappresentava un’eccellenza nel nostro territorio disperdendo anche le professionalità». «Abbiamo bisogno che l’azienda presenti una proposta credibile sul fronte produttivo, finanziario ed occupazionale – aggiunge la Cgil del Veneto -, confrontandosi anche con le rappresentanze dei lavoratori la cui tutela ora deve essere prioritaria, e eventualmente anche di acquirenti industriali seri ed affidabili. Perciò riteniamo urgente la convocazione di un tavolo con le parti sociali al ministero». 

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