La conversazione su X tra il patron della Tesla e la leader dell’ultradestra accolta da molte ironie. Ma il solo fatto che sia avvenuta è da considerare un successo
Settanta minuti di deliri, fake news e poche novità vere sul conto di Alternative für Deutschland. I commenti del day after sulla conversazione tra Elon Musk e Alice Weidel andata in onda su X in Germania hanno per la maggior parte una coloritura ironica. Tanti hanno sorriso sull’inglese un po’ incerto della segretaria, che pure vanta un curriculum molto internazionale, alcuni sottolineano che la mancanza di una moderazione abbia prodotto un dialogo che tendeva a saltare di palo in frasca, passando dall’energia nucleare ai dinosauri.
E ancora, l’atteggiamento di Weidel, che si è posta più come una fan di Musk che una leader che si candida a governare la Germania: tanti i complimenti, tantissime le risatine. Ma è vero che “l’onore” di una conversazione a due su X con il miliardario finora è stato concesso soltanto a Donald Trump, e Weidel ha potuto approfittare di un pubblico ampissimo, ma resta il dubbio di quanto i social possano muovere in termini di voti in Germania.
Tra gli elettori di destra, però, il colloquio-show viene comunque archiviato come un successo: non tanto per il contenuto, quanto per il fatto che sia avvenuto. Per gli aspiranti parlamentari, infatti, il sostegno di Musk è la prova tangibile che la Brandmauer, il muro di fuoco verso l’estrema destra, è ormai ridotto a un feticcio provinciale e all’estero AfD non viene più stigmatizzata come neonazista. A questo è servito il lunare intervento di Weidel – che in genere evita, e raccomanda ai suoi parlamentari di evitare, riferimenti al Terzo Reich – che ha tirato in ballo Adolf Hitler senza nessuna ragione apparente. Se non per prenderne apertamente le distanze, categorizzandolo come «comunista antisemita», contrapposto a una AfD «conservatrice e filoisraeliana». Una lettura affascinante, se non fosse che il dittatore ha investito non poche energie a vietare i partiti di sinistra e perseguitare socialisti e comunisti a partire dal 1933.
Per Weidel, il suo partito è anche l’unico in grado di tutelare gli ebrei in Germania, peccato che anche in questo caso l’aspirante cancelliera non la dice tutta, visto che i servizi segreti interni hanno individuato numerosi membri antisemiti all’interno del partito. Weidel ha provveduto anche a spargere una lunga serie di fake news sull’immigrazione, l’energia nucleare e l’istruzione pubblica in Germania, che sono state prontamente smentite da diverse testate giornalistiche.
Resta poi il dubbio – condiviso anche dal Bundestag, che sta procedendo a fare tutte le verifiche del caso – che il colloquio sia da considerare come una donazione ingente ad AfD proveniente dall’estero extra Ue, un finanziamento vietato dalla legge sulle elezioni. La conversazione, secondo alcuni osservatori (e secondo il candidato cancelliere dei Verdi Robert Habeck), potrebbe essere considerata uno spazio pubblicitario su X – in genere assegnato in cambio di cifre rilevanti – concesso gratuitamente al partito di Weidel.
Il rischio boom
Nonostante la sufficienza con cui hanno trattato il colloquio i concorrenti degli altri partiti e l’ironia dei commentatori sui giornali e su X, però, AfD continua a godere di un trend positivo nei sondaggi: l’ultimo, quello di ieri effettuato da Forschungsgruppe Wahlen, dava l’estrema destra addirittura al 21 per cento, in costante crescita dall’estate. Resta poi in ballo la richiesta di un centinaio di parlamentari per ottenere il divieto del partito, che però per il momento si è arenata. Già a novembre un gruppo di giuristi aveva sottoscritto una lettera aperta per sostenere l’iniziativa, ieri è arrivata la notizia che le firme hanno raggiunto quota duecento: ciononostante c’è chi solleva dubbi, considerato che il divieto è difficile da ottenere e la proposta rischia di trasformarsi in un boomerang.
Insomma, la tensione è tangibile. E la conversazione tra Weidel – descritta per altro come candidata favorita da Musk, altra fake news – e il miliardario potrebbe proseguire in un altro setting a fine mese. Il 27 e il 28 infatti è in programma un summit economico riservato organizzato dalla Welt: proprio quella testata che aveva ospitato nella sua edizione domenicale un op-ed di Musk in cui l’imprenditore raccomandava di votare AfD, come ha fatto del resto anche nella conversazione su X, per ottenere «un cambiamento».
Il feeling tra il giornale del gruppo Axel Springer e il padrone di Space X non è nuovo: il capo del gruppo Mathias Döpfner è da tempo in ottimi rapporti con Musk. Da ex giornalista lo ha intervistato tempo fa trattandolo con i guanti di velluto, ma è sempre lui il primo indiziato quando si è trattato di ricostruire da dove arrivasse l’editoriale che ha causato tanto scalpore, fuori e dentro la redazione, dove tanti giornalisti hanno criticato la decisione, e la responsabile del settore si è addirittura dimessa. La presenza dei leader in campagna elettorale all’appuntamento berlinese è già certa, compresa quella di Weidel, che già ha sollevato polemiche. Resta il dubbio se il gruppo Springer voglia insistere nella traiettoria d’avvicinamento a Trump: per il momento, l’editore non si espone.
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