Biden ha esteso il Temporary Protected Status per 18 mesi

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L’amministrazione uscente di Joe Biden ha deciso di estendere il programma Temporary Protected Status (TPS) per 18 mesi, garantendo protezione dall’espulsione e permessi di lavoro a circa 900mila migranti provenienti da Venezuela, El Salvador, Ucraina e Sudan. La mossa, che riflette un approccio più inclusivo verso le migrazioni, arriva pochi giorni prima dell’insediamento di Donald Trump, noto per le sue posizioni rigide in materia di immigrazione.

Un prolungamento strategico

Il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti ha annunciato il prolungamento del programma Temporary Protected Status (TPS) per ulteriori 18 mesi. Questa misura, approvata su richiesta del presidente Joe Biden, garantirà protezione dall’espulsione e permessi di lavoro a circa 900mila migranti provenienti da Venezuela, El Salvador, Ucraina e Sudan.

Ad oggi, la stima è che ci siano 1.900 sudanesi, 103.700 ucraini, 232.200 salvadoregni e 600.000 venezuelani che hanno il diritto all’estensione dello status giuridico di protezione in qualità di persone migranti.

Il TPS, istituito per salvaguardare coloro che fuggono da situazioni di crisi nei loro paesi d’origine, rappresenta un sostegno cruciale per migliaia di famiglie. In particolare, l’amministrazione si è preoccupata di stabilire che nei posti sopra indicati non è assolutamente sicuro ritornare e che, per questo motivo, c’è bisogno di un riconoscimento giuridico da parte statunitense.

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Venezuela: il gruppo principale dei beneficiari

Tra i principali destinatari di questa estensione figurano i cittadini venezuelani, che rappresentano il gruppo più numeroso con circa 600mila beneficiari. Questa decisione è stata annunciata in concomitanza con il terzo mandato presidenziale di Nicolás Maduro in Venezuela, un leader il cui governo è stato spesso accusato di autoritarismo.

L’estensione del Temporary Protected Status per i venezuelani assume quindi anche una valenza geopolitica, sottolineando l’impegno degli Stati Uniti nel sostenere chi è costretto a lasciare il proprio paese a causa di crisi politiche e sociali. Gli Stati Uniti si sono impegnati a riconoscere le condizioni minacciose nei suddetti Paesi, derivanti in particolar modo da guerre, crisi umanitarie e disastri climatici.

Un contrasto ai progetti di Trump

La decisione di Biden arriva a pochi giorni dall’insediamento del presidente eletto Donald Trump, prevista per il prossimo 20 gennaio, che ha promesso di realizzare espulsioni di massa per milioni di migranti irregolari, definendola “la più grande operazione della storia americana”.

Durante il suo primo mandato, dal 2017 al 2021, Trump aveva già tentato di ridurre l’accesso al Temporary Protected Status, ma i suoi sforzi erano stati bloccati dai tribunali. L’estensione attuale rappresenta dunque un ostacolo significativo ai piani di Trump, garantendo a migliaia di persone una protezione temporanea e l’opportunità di lavorare legalmente negli Stati Uniti.

Un programma in espansione

Sotto la presidenza di Biden, il numero di paesi i cui cittadini possono accedere al TPS è aumentato considerevolmente, passando a 17. Questo riflette un approccio più inclusivo rispetto al passato, riconoscendo le crescenti crisi globali e la necessità di fornire un rifugio sicuro a chi fugge da conflitti armati, disastri naturali e instabilità politica.

La decisione di estendere il Temporary Protected Status non riguarda solo l’aspetto umanitario ma rappresenta anche una risposta pragmatica alla complessità delle migrazioni contemporanee.

D’altro canto, il programma è ancora in via di miglioramento, in quanto la sua estensione permette la protezione di tutte quelle persone già immigrate, e stabili, negli Stati Uniti, mentre tende a dimenticare tutte le richieste delle persone migranti, limitandone dunque l’ammissibilità.

Silenzio e tensioni politiche

Nonostante l’importanza della decisione, il team di transizione di Donald Trump non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali. Questo silenzio potrebbe riflettere l’intenzione di evitare polemiche immediate o la necessità di valutare strategie per affrontare una politica migratoria che si preannuncia come una delle principali aree di contrasto tra l’amministrazione uscente e quella entrante.

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L’estensione del TPS rappresenta una boccata d’ossigeno per migliaia di migranti che temevano l’imminente rischio di espulsione. Resta ancora da vedere come questa decisione influenzerà le politiche migratorie nei prossimi anni, soprattutto in un contesto politico segnato da forti divisioni. Per molti, il rinnovo del TPS è un simbolo di speranza e stabilità, mentre per altri potrebbe alimentare nuove controversie sul tema dell’immigrazione negli Stati Uniti.

L’estensione del programma Temporary Protected Status da parte dell’amministrazione Biden non è solo una misura di protezione temporanea per i migranti, ma anche un segnale chiaro di una visione più umanitaria delle politiche migratorie americane. In un clima di tensioni politiche e promesse contrastanti, questa decisione potrebbe rappresentare un punto di svolta nel dibattito sull’immigrazione negli Stati Uniti, sottolineando l’importanza di un approccio equilibrato e solidale.

Lucrezia Agliani



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