Quanti interessi contro le riforme suggerite dall’Antitrust: dai taxi ai treni, ecco perché il richiamo rischia di restare inascoltato

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Le proposte di riforme proconcorrenziali inviate dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) a governo e parlamento il 20 dicembre scorso in vista del disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza meritano una riflessione. Nella sua segnalazione, l’Agcm fa una premessa generale. Una maggior concorrenza, soprattutto nei mercati dei servizi che impiegano circa il 70% della forza lavoro, consentirebbe di rilanciare la produttività.

I risultati raggiunti

Le misure approvate tra 2005 e 2019 hanno determinato un incremento della produttività compreso tra tre e otto punti, con una riduzione stimata dei prezzi dei servizi del 6,5%. Tuttavia tra 2018 e 2024 l’Italia è scesa dalla tredicesima alla diciassettesima posizione nella graduatoria dell’Ocse dei Paesi con regolamentazione più favorevole alla concorrenza. Solo nei servizi a rete (per esempio, le comunicazioni elettroniche) l’Italia ha raggiunto buoni risultati. Ma ciò è dovuto soprattutto alle direttive europee che hanno soppresso molti monopoli legali (per esempio nel settore dell’energia elettrica).

Là dove è mancato il vincolo esterno, le politiche di liberalizzazione hanno subìto un andamento altalenante, con accelerazioni a fine degli anni ‘90, grazie alle lenzuolate dei decreti Bersani, alla cura da cavallo del governo Monti nel 2011, alle riforme attuate dal governo Draghi nel 2021-2022 in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

I rilievi dell’Antitrus

L’Agcm prende anche posizione sul revival della politica industriale sia in sede europea sia in Italia. Lo scorso autunno il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha pubblicato un Libro Verde per una nuova strategia di politica industriale secondo una concezione dello Stato stratega che imprime una propria direzione ai mercati per il conseguimento di obiettivi specifici, come per esempio la transizione digitale. Secondo l’Agcm, la moderna politica industriale «non può essere orientata alla salvaguardia di specifiche imprese», ma deve essere funzionale «allo sviluppo organico di settori strategici». Va comunque salvaguardato a livello Ue il mercato unico, condizione indispensabile per la crescita delle imprese europee.

Il caso delle concessioni idroelettriche

Quanto alle proposte specifiche, nel settore dell’energia l’Agcm auspica l’assegnazione delle concessioni di derivazione idroelettriche scadute con procedure competitive, oggi non necessarie per le piccole derivazioni in base al vecchio Testo Unico delle Acque del 1933. La stessa Corte costituzionale ha rimesso alla Corte di giustizia dell’Ue la questione di compatibilità con le norme europee. Per le grandi derivazioni l’affidamento delle concessioni con la procedura di project financing ha effetti anticompetitivi, perché il promotore che presenta il progetto ha diritto di prelazione nel caso in cui non vinca la gara. Occorre dunque garantire un minimo di concorrenza già nella fase di presentazione del progetto verificando la disponibilità di altri operatori a presentare proposte alternative.

Treni e taxi non competitivi

Procedure di gara andrebbero introdotte anche per l’affidamento dei servizi di trasporto regionale ferroviario e su gomma, per quanto, a rigore le norme europee non le prevedono come obbligatorie (Regolamento CE) 1370/2007).

Il settore dei taxi richiede l’eliminazione di molte regole anticompetitive, come alcuni vincoli imposti ai servizi di noleggio con conducente (Ncc). La stessa Corte costituzionale ha stigmatizzato la carenza strutturale dei servizi di taxi e Ncc che frena lo sviluppo economico del Paese (soprattutto il turismo) e incide sulla libertà di circolazione delle persone (sentenze nn. 36 e 137 del 2024).

Faro anche su porti e parafarmacie

Nel settore portuale occorre accorpare le Autorità di sistema portuale per accrescere la scala operativa dei porti nazionali necessaria per competere a livello intra-mediterraneo. Occorre poi una maggior flessibilità nell’uso della manodopera e per lo scarico delle merci andrebbe superata l’esclusiva di fatto a favore delle compagnie dei lavoratori portuali.

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Nel settore farmaceutico andrebbero rimossi i limiti imposti alle farmacie all’applicazione di sconti e premialità a scopi di fidelizzazione e bisognerebbe consentire anche alle parafarmacie di effettuare prenotazioni di viste mediche specialistiche ambulatoriali.

Irrisolto è anche il problema delle gestioni inefficienti dei servizi pubblici locali. Secondo l’Agcm in questi anni nessun comune ha mai adottato misure correttive all’esito delle verifiche previste dalla legge.

Il nodo della politica

Insomma, ci sarebbe ampio spazio per aprire i servizi a una maggior concorrenza. Ma le categorie oggi protette da norme anticompetitive godono di consensi trasversali in Parlamento e come, accaduto spesso in passato, quella dell’Agcm rischia di restare una vox clamantis in deserto.(riproduzione riservata)

*ordinario di Diritto Amministrativo

Sapienza Università di Roma



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