L’Inps e il pasticcio dell’aumento di tre mesi dell’età per la pensione: «Un modo per nascondere la verità»

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I calcoli dell’istituto basati su una tabella sbagliata, secondo il governo. Fornero: «Stupisce il fatto che la notizia dei tre mesi in più per andare in pensione nel 2027 e i cinque necessari nel 2029 esca in maniera surrettizia»

Dal 2027 serviranno tre mesi in più per andare in pensione. Che diventeranno cinque nel 2029. Questo dicono gli applicativi per il calcolo dell’età del ritiro dell’Inps: 67 anni e 3 mesi tra due anni, oppure un minimo di 43 anni e un mese di contributi. Invece di 42 e 10 mesi. Che poi diventeranno 67 anni e 5 mesi e 43 e due mesi due anni dopo. Ma il calcolo presente sul sito dell’istituto di previdenza e scoperto dalla Cgil sarebbe frutto di un errore. Dovuto al fatto che l’Inps ha utilizzato una tabella “sbagliata”: basandosi sul rapporto dell’Istat invece che sulla tabella della Ragioneria Generale dello Stato. Dove per l’adeguamento alle aspettative di vita invece si calcola un aumento di un mese e a partire dal 2029.

L’aumento dell’età pensionabile

A denunciare il caso una nota della segretaria confederale Cgil del Lazio Lara Ghiglione con il responsabile previdenza del sindacato Enzo Cigna. Con tanto di simulazione dell’applicativo dell’Inps che conferma i 67 anni e tre mesi previsti per il 2027. Un errore, secondo il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon: «L’Inps avrebbe dovuto attendere la tabella della Rgs». Secondo La Stampa l’istituto avrebbe effettuato l’aggiornamento dei requisiti senza autorizzazione. Mancherebbe infatti l’atto direttoriale che serve a dare attuazione ai nuovi criteri e che di solito viene concordato con Istat e Rgs. L’istituto si sarebbe affidato alle stime anticipate lo scorso ottobre dall’Istat. Il cui presidente Francesco Maria Chelli aveva indicato proprio in tre mesi l’aumento dell’età pensionabile durante l’audizione sul piano strutturale di bilancio alla Camera.

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Elsa Fornero

Ma secondo l’ex ministra del Lavoro del governo Monti Elsa Fornero l’esecutivo non è trasparente. E quello utilizzato è «un modo per nascondere la verità». Fornero ricorda che la legge sull’adeguamento risale ai governi di Berlusconi. È stato introdotto da Tremonti nella Legge di Bilancio 2011. Con l’emergenza Covid giustamente l’aspettativa di vita è stata congelata. «Anche se in quel momento forse sarebbe stato giusto anticipare l’età del pensionamento e ridurre l’anzianità, visto che l’aspettativa era in riduzione», commenta oggi con Luca Monticelli. Nel 2026 questo congelamento finisce. Ma «il Parlamento ha la possibilità di bloccarlo di nuovo, se cresce è perché l’Inps applica la legge. Il governo e la ministra Calderone sono al corrente di queste cose. Stupisce il fatto che la notizia dei tre mesi in più per andare in pensione nel 2027 e i cinque necessari nel 2029 esca in maniera surrettizia», commenta Fornero.

Ridurre l’età pensionabile?

Secondo Fornero «tutti quei governi che volevano far finta di ridurre l’età di pensionamento hanno introdotto le finestre che secondo me sono dei trucchetti, un modo non trasparente con cui si aumenta l’età senza prendersene la responsabilità. Al lavoratore che matura i requisiti per andare in pensione vengono aggiunti altri mesi prima di lasciarlo uscire». Sull’ipotesi di superare la sua legge, «Salvini non guarda i numeri, non legge quello che il ministro Giorgetti e la Ragioneria scrivono. Nei documenti del Tesoro è scritto chiaramente che con la nostra demografia noi non possiamo permetterci di ridurre l’età di pensionamento. Salvini continua a ripetere la sua propaganda ma non ci crede più nemmeno lui», sottolinea l’ex ministra.

Il cumulo

Infine, sulla possibilità di cumulare la pensione maturata con quella integrativa per raggiungere un assegno che assicuri «una certa sicurezza finanziaria», secondo Fornero ci sta in questo caso alzare il numero dei contributi da 20 a 25 e innalzare l’importo minimo di accesso a tre volte l’assegno sociale, rispetto alla soglia di 2,8. Si tratta del primo passo di ciò che sarà la flessibilità «con il metodo contributivo a partire dal 2030. Quella flessibilità sarà tra 64 e 71 anni. Questo vuol dire che se una persona a 64 anni avrà maturato una pensione sufficiente potrà lasciare il lavoro, come peraltro era già previsto dalle norme». Quando il contributivo sarà a regime, spiega Fornero, «la gente potrà scegliere di andare in pensione, ma bisognerà aver accumulato un ammontare di contributi che ti permetta di lasciare il lavoro. Sarà una flessibilità non a carico della collettività ma pagata da ciascuno».



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