Ecco come si potrà diventare preti in Italia

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Grande attenzione al «discernimento vocazionale», ma anche una formazione al presbiterato capace di offrire esperienze pastorali ai futuri sacerdoti, con un maggior coinvolgimento della comunità parrocchiale nel percorso di formazione. Sono alcune delle novità contenute nella Ratio nationalis per i Seminari italiani, pubblicato ieri sul sito della Conferenza episcopale italiana, promulgato dal presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi. «Si conclude un lungo cammino che come Chiesa italiana abbiamo compiuto in questi ultimi anni, ascoltando tutte le parti in causa e riflettendone molto insieme», spiega Stefano Manetti, vescovo di Fiesole e presidente della Commissione episcopale per il clero e la vita consacrata, che firma la presentazione del testo.

Eccellenza cosa rappresenta questo documento per il mondo dei Seminari italiani?

È un documento che vuole aiutare i Seminari a camminare insieme; essere un punto di riferimento per i percorsi formativi dei Seminari, che progettano il proprio percorso formativo. La consultazione ci ha permesso di condividere le varie esperienze.

Quali sono i punti più innovativi previsti dal testo?

In effetti in testo promulgato non è un semplice aggiornamento della versione del 2006, ma un documento che riprende l’intera materia e cerca di dare risposte alle esigenze per formare un sacerdote ai giorni nostri. Tra le novità va segnalato che viene rimarcata l’unità della formazione come un unico e ininterrotto cammino. Altro aspetto di grande importanza è quello del cammino “discepolare”, cioè del sentirsi discepoli sia nell’itinerario di formazione in Seminario, sia nella formazione permanente durante il loro ministero presbiterale. Un aspetto, quest’ultimo, che significa accompagnare i sacerdoti a vivere al meglio il proprio ministero, aiutandoli nel discernimento per cogliere la volontà di Dio nel presente.

Discernimento e formazione appaiono come i fili rossi del documento. Frutto di una osservazione della società attuale?

In effetti il Seminario non si colloca fuori dal mondo. I ragazzi e i giovani che giungono nelle nostre strutture sono figli del mondo attuale. Proprio per questo il documento pone molta attenzione nelle fasi “propedeutica” e “discepolare” puntando alla costruzione del sé interiore dei ragazzi. Hanno bisogno di concentrarsi su se stessi in un rapporto educativo forte. Insomma prendere consapevolezza del proprio essere. E poi al termine di questo percorso triennale c’è la possibilità di una esperienza esterna al Seminario in ambito pastorale, caritativo e missionario in realtà ecclesiali.

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E dopo tanto discernimento inizia il percorso formativo al sacerdozio?

Se il discernimento ha evidenziato davvero una vocazione l’avvio della terza fase, denominata “configuratrice”, rappresenta proprio l’ammissione al percorso che porterà al diaconato e al sacerdozio. In questa fase i seminaristi devono essere accompagnati a una graduale conoscenza del popolo di Dio: devono imparare a stare tra la gente, a relazionarsi con loro, devono essere uomini di relazione e di comunione. Anche in questa fase è previsto il coinvolgimento anche di altri soggetti, tra cui i laici. È una istanza emersa nella fase di ascolto del Cammino sinodale della Chiesa italiana

In questi anni crescono le vocazioni adulte. Cosa suggerite nel documento ai Seminari?

Anche in questo caso è quanto mai importante l’anno propedeutico con una grande fase di discernimento proprio per comprendere se ci troviamo davanti a una vocazione sincera Anche in questo caso la comunità parrocchiale di riferimento diventa significativa nel discernimento.

Ma le comunità parrocchiali sono consapevoli del ruolo svolto?

Occorre ancora crescere in questa consapevolezza. Ma è anche importante che i seminaristi si trovino a vivere l’esperienza dentro una parrocchia, che non deve essere perfetta, ma vera, proprio perché possano imparare a vivere le situazioni che potranno trovare.

Un altro elemento su cui si insiste molto è anche la comunità presbiterale. Perché?

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Perché quando diventi sacerdote entri in una comunità presbiterale, cioè la comunità dei tuoi confratelli, con saper vivere e lavorare. Una fraternità basata sulla paternità sacramentale.

Il documento affronta anche il tema degli abusi. Cosa si propone nella formazione dei seminaristi?

Il suggerimento è di adottare il sussidio preparato dalla Cei proprio sul tema, perché è un ottimo strumento di formazione per la prevenzione.

Tanti temi sul tavolo, dunque. Ma i Seminari sono pronti a mettere in atto queste indicazioni?

Questa Ratio è anche frutto del Cammino sinodale che stiamo ancora vivendo. Ed è frutto di una riflessione anche interna ai Seminari che stanno ragionando sul proprio futuro. Questo documento è ad experimentum per tre anni e inoltre una delle commissioni volute dal Papa sul post Sinodo riguarda proprio il futuro dei Seminari. Il discorso è aperto.

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