Nei prossimi giorni aprirà a Glasgow, Scozia, la prima struttura della Gran Bretagna per il consumo di droghe in ambiente protetto: The Thistle (il cardo, dal nome del fiore simbolo della Scozia). Stanze del buco, siti di iniezione controllati, stanze per il consumo responsabile di droghe, questi luoghi prendono tanti nomi e sono una realtà in un centinaio di città al mondo, specialmente europee. Il loro scopo è di ridurre i danni causati dal consumo nelle persone dipendenti, ma anche quello di limitare l’inquinamento delle città , causato da siringhe abbandonate e dal bivacco dei consumatori per le strade.
Dentro il Thistle: come funziona una struttura per il consumo di droghe in ambiente protetto
Oltre le porte a vetri, una sala dai toni neutri accoglie i visitatori per la registrazione obbligatoria. Il centro sarà operativo dalle 9.00 alle 21.00, 365 giorni all’anno. Una serie di cabine singole affiancate, separate da divisori e affacciate su una finestra specchiata, permettono il monitoraggio del personale assicurando la privacy degli utenti. Ogni cabina è munita di cestino per i rifiuti speciali e attrezzatura per il consumo. Una sala relax con divani e poltrone assicura di stare al sicuro fino alla fine degli effetti delle sostanze. Il Thistle offre anche la possibilità di fare una doccia, mangiare qualcosa e usufruire di vestiti puliti.
Gli operatoti della struttura per il consumo di droghe in ambiente protetto sono operatori sanitari formati per intervenire in caso di overdose o altre emergenze mediche. In altre strutture simili esiste la possibilità di testare le droghe prima dell’utilizzo, per evitare sostanze tagliate che risultino ancora più nocive, ma per il momento questo non è previsto al Thistle di Glasgow. Ovviamente, le persone che utilizzano il centro non verranno perseguite legalmente.
Perché a Glasgow c’è bisogno di una struttura per il consumo di droghe in ambiente protetto
La Scozia ha uno dei tassi di morti per droga più alti d’Europa, in aumento del 12% rispetto all’anno precedente. Glasgow traina la statistica: quasi 45 persone morte per droga ogni 100.000 abitanti. Il progetto per il Thistle esiste da un decennio, ma è stato osteggiato dai passati governi tories di Westminster. È infatti il governo centrale a legiferare sulle sostanze stupefacenti, mentre quello scozzese è preposto all’implementazione delle misure. Solo recentemente si è giunti a un accordo: l’Inghilterra non aprirà centri simili nel resto del paese, ma non ostacolerà il tentativo scozzese.
Le strade intorno al Thistle, mostrate da un servizio di Sky News, mostrano come il centro sia necessario in quei luoghi. Strade ricoperte di siringhe e spazzatura, persone a rischio assideramento e passanti spaventati. Circa 500 persone ogni giorno assumono sostanze per le strade della città scozzese. Ora potranno farlo in luogo caldo e sicuro, lontano da occhi indiscreti, giudicanti o spaventati. A Barcellona, luoghi simili, hanno drasticamente fatto crollare il numero di siringhe abbandonate per la città , un fattore di rischio estremo per la propagazione di infezioni.
Il principio guida della struttura per il consumo di droghe in ambiente protetto
Questi luoghi, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, sono una misura di contrasto alle droghe. Il proibizionismo e la criminalizzazione in atto da decenni non hanno mai limitato davvero l’uso. Hanno portato solo al sovraffollamento delle carceri e all’intasamento dei tribunali, mentre le dipendenze e le morti collegate non sono mai davvero scese sotto la soglia d’attenzione. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato fallimentare la guerra all’uso delle droghe, proponendo al suo posto misure di tamponamento e riduzione del danno. Le strutture per il consumo di droghe in ambiente protetto si rifanno ai principi di riduzione del danno.
Precondizione affinché queste pratiche siano efficaci, è la non-stigmatizzazione della persona. Creare uno spazio sicuro significa in primo luogo abbandonare il giudizio, accettando la scelta senza discriminare o respingere. Solo attraverso questo atteggiamento di vera cura per l’altro è possibile un intervento che davvero sia di beneficio per la persona dipendente e per la società tutta.
La riduzione del danno opera in due direzioni: fornisce kit per l’assunzione sterili e sicuri, aiutando gli utilizzatori a consumare in maniera responsabile limitando i rischi per se stessi, ad esempio indicando le vene più sicure in cui iniettare. I kit usati vengono restituiti e smaltiti, riducendo il materiale pericoloso disperso per la città e la possibilità di riutilizzo di materiale infetto. Altro principio guida delle strategie di riduzione del danno è l’educazione: la conoscenza dei danni, le possibili interazioni tra sostanze, le informazioni sulla prevenzione. La riduzione del danno si è dimostrata una strategia efficace nel limitare i contagi da HIV.
Le reazioni e i rischi
Le strutture per il consumo di droghe in ambiente protetto sono state introdotte per la prima volta in Svizzera nel 1986. Si sono poi moltiplicate negli anni fino a raggiungere la cifra attuale di circa un centinaio. Mancano però dei dati sistematici in grado di dimostrarne i benefici per la comunità circostante, non solo per i diretti interessati. Dati in grado di rispondere alle preoccupazioni dei cittadini davanti a una novità così radicale e apparentemente contraddittoria.
Ogni nuova apertura è stata accompagnata da preoccupazioni sulla sicurezza dei luoghi in cui sorgono questi centri. Rischiano di aumentare la vendita per le strade? La violenza? Lo stesso abuso di droghe? Le risposte arrivate negli anni sono parziali e variano da paese a paese. In tutti i luoghi che le ospitano, le strutture hanno diminuito il numero di morti per overdose, ma in alcuni casi hanno effettivamente peggiorato i disordini sociali. Affinché questi luoghi siano benefici per tutti è necessario un monitoraggio continuo e una raccolta di dati sistematica.
Anche l’apertura del Thistle è accompagnata in questi giorni da polemiche e preoccupazioni degli abitanti. Molte associazioni che si occupano di dipendenze sono contrarie, preoccupate che si rivelerà un incentivo al consumo, così come molti residenti avrebbero preferito investimenti pubblici diversi per una delle aree più povere del paese. Il rapporto costi-benefici è difficile da misurare, sempre per l’assenza di dati, ma uno studio svolto sui centri australiani ha mostrato che per ogni dollaro speso se ne possono risparmiare quasi tre. Le differenze di gestione da struttura a struttura non permettono previsioni certe sui risultati, sarà solo il tempo a dirlo.
Il Thistle e le altre strutture per il consumo di droghe in ambiente protetto sono soluzioni originali a un problema antico, fondate su strategie, dimostratesi efficaci, di riduzione del danno. Il proibizionismo e la criminalizzazione hanno evidentemente fallito, è il momento di provare nuovi strumenti. Quella contro l’abuso di droghe non deve necessariamente essere una guerra, può essere una cura. Per tutti.
Sara Pierri
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