A Roma la prima vendita “alla cieca” dei pacchi smarriti. Come funziona la “blind sale”

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Si chiama “blind sale” e approda per la prima volta in Italia nel centro commerciale di RomaEst. Pacchi smarriti che avranno una seconda vita. 

Arriva in Italia per la prima volta la “blind sale“, la vendita alla cieca dei pacchi smarriti. Si tratta di una modalità finalizzata a evitare gli sprechi, dando una nuova vita ai pacchi smarriti.

Sarà il centro commerciale di RomaEst a ospitare dal 14 al 19 gennaio il pop-up store di King Colis, una startup francese che si occupa di acquistare e recuperare i pacchi spediti dagli e-commerce non reclamati, per poi rivenderli a prezzi scontati sul sito e nei loro pop-up store.

L’evento di vendita alla cieca si terrà dalle 10 alle 20 al secondo piano del centro commerciale, accanto all’area ristorazione. L’ingresso è gratuito e aperto a tutti. I minorenni dovranno essere accompagnati da un adulto.

Come funziona la “blind sale”

Si chiama “vendita alla cieca” proprio perchè nessuno conosce il contenuto del pacco fino al momento dell’acquisto.

Chi si recherà nel pop-up store King Colis a RomaEst potrà scegliere tra 10 tonnellate di pacchi provenienti da tutta Europa, acquistarli a peso e scoprire cosa c’è nascosto al loro interno.

Tra gli articoli che si possono trovare anche abbigliamento, calzature, cosmetici, gadget e prodotti high tech.

I clienti hanno 10 minuti per selezionare i pacchi desiderati che non potranno essere aperti prima dell’acquisto.

Ogni pacco riporterà uno specifico prezzo a seconda del peso:

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prezzo per 100 g di pacchi smarriti standard è di 1,99 euro;
prezzo per 100 g di pacchi Amazon è di 2,79 euro.

 

Quanti pacchi vengono smarriti ogni anno in Europa?

Ogni anno circa 9 milioni di pacchi non giungono a destinazione. La maggior parte di questi, dopo il rimborso ai destinatari, rischiano di essere distrutti.

Da qui nasce l’idea della startup King Colis: riacquistare tutti i pacchi smarriti dagli e-commerce, rivendendoli sul proprio sito o tramite pop-up store organizzati nei principali centri commerciali in Europa. Un approccio che contribuisce a ridurre l’impatto ambientale legato ai rifiuti.

Il modello “blind sale” potrebbe aiutare a ridurre gli sprechi da una parte, ma, in un’ottica di consumo, incentiva anche all’acquisto, ad accumulare altri prodotti o capi di cui forse non ne abbiamo poi così realmente il bisogno. Quindi, prima di correre alla vendita alla cieca, riflettiamo anche su questo.

 

I resi  generano 24mln di tonnellate di emissioni di CO2 ogni anno

Oltre al problema legato agli sprechi e ai rifiuti generati dai pacchi non arrivati a destinazione, c’è poi quello dei resi e dell’impatto ambientale generato da questi.

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Il 30% degli acquisti online viene restituito, contribuendo fino a 24 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 ogni anno. Le emissioni sono pari a quelle di 3 milioni automobili statunitensi ogni anno, come afferma un recente rapporto di CleanHub. Lo shopping online comporta quasi il triplo del tasso di reso degli acquisti in negozio, amplificando in modo significativo le emissioni e gli sprechi attraverso consegne e imballaggi aggiuntivi.

Come può un reso inquinare così? Il problema è che il trasporto della merce verso un centro di restituzione rende necessario l’impiego di camion, navi o aerei che, durante il tragitto, producono gas inquinanti per centinaia o migliaia di chilometri.

Inoltre, vestiti comprati e restituiti più volte, percorrono fino a 10 mila km tra l’Europa e la Cina, senza costi per l’acquirente e con spese irrisorie per l’azienda produttrice, ma con enormi danni ambientali, come è emerso da un’indagine condotta dall’Unità Investigativa di Greenpeace Italia, insieme alla trasmissione televisiva Report, che ha tracciato i viaggi compiuti da alcuni capi d’abbigliamento del settore del fast fashion.

La rapida ascesa poi dei due rivenditori di e-commerce fast fashion, Shein e Temu, sta intasando il settore globale del trasporto aereo di merci. I due colossi cinesi insieme inviano quasi 600.000 pacchi negli Stati Uniti ogni giorno.

Nel frattempo Amazon vuole rendere le sue consegne ancora più rapide, massimo 15 minuti, mentre in Italia, come aveva annunciato nel 2023, ha effettuato anche le prime consegne con il drone.

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Si tratta di un’opportunità per migliorare la qualità della vita grazie all’utilizzo di tecnologie che riducono l’impatto ambientale e incrementano l’efficienza delle consegne? Staremo a vedere.





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