Quanto è importante il fenomeno dello spreco alimentare? Analizziamo le cause, le conseguenze su ambiente ed economia, e le possibili soluzioni per ridurre gli sprechi di cibo, incluse app utili e pratiche per una spesa consapevole
Lo spreco alimentare è una delle sfide più urgenti del nostro tempo. Ogni anno, milioni di tonnellate di cibo vengono buttate a livello globale, causando impatti negativi sull’ambiente, sull’economia e sulla società. Circa un terzo del cibo prodotto nel mondo viene sprecato, una quantità sufficiente a nutrire miliardi di persone. Questo problema coinvolge ogni fase della filiera alimentare, dalla produzione agricola alla distribuzione, fino al consumo domestico.
Le cause dello spreco alimentare sono molteplici e complesse: dalla sovrapproduzione all’inefficienza nella distribuzione, fino alle abitudini errate dei consumatori. In questo articolo, analizzeremo questi problemi esplorando alcune strategie concrete per limitarlo. Inoltre scopriremo alcune delle migliori app progettate per aiutare individui e aziende a gestire il cibo in modo più sostenibile per promuovere un uso più responsabile delle risorse.
Indice
Cosa si intende per spreco alimentare
Lo spreco alimentare si riferisce alla perdita o al rifiuto di cibo commestibile in ogni fase della filiera alimentare, dalla produzione agricola al consumo finale. L’Unione Europea lo definisce come “qualsiasi alimento destinato al consumo umano che viene eliminato o scartato lungo la filiera alimentare”. La definizione sottolinea come lo spreco non riguardi solo i cibi visibilmente danneggiati o avariati, ma anche quelli perfettamente commestibili ma non consumati per ragioni estetiche, logistiche o comportamentali
Questo problema complesso e diffuso ha quindi diverse sfaccettature, ma può essere generalmente suddiviso in due categorie principali:
- Spreco alimentare primario: si verifica durante la produzione e la distribuzione del cibo. Esempi comuni includono:
- Prodotti agricoli non raccolti o scartati per ragioni estetiche.
- Perdite dovute a trasporti inefficaci o stoccaggi inadeguati.
- Scarti generati durante la lavorazione industriale degli alimenti.
- Spreco alimentare secondario: si verifica a livello del consumo, sia nelle case che nella ristorazione. È causato da:
- Porzioni eccessive non consumate.
- Scadenze non rispettate o mal interpretate dai consumatori.
- Cibo acquistato in quantità maggiori rispetto alle necessità effettive.
Spreco alimentare in Italia e nel mondo
I numeri dello spreco alimentare sono impressionanti. Secondo stime della FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura), circa un terzo di tutto il cibo prodotto a livello globale viene sprecato, circa 1,3 miliardi di tonnellate all’anno. Questo fenomeno non riguarda solo i paesi più sviluppati, dove il consumo eccessivo gioca un ruolo rilevante, ma anche i paesi in via di sviluppo, dove le perdite sono maggiormente legate a problemi infrastrutturali e logistici.
Solo in Italia il cibo sprecato ogni anno è pari a 17 tonnellate. Sì tratta di 11 miliardi di valore economico, di cui 1 miliardo perso nella fase di produzione, trasformazione industriale e grande distribuzione, che genera un consumo di oltre 10 miliardi di metri cubi d’acqua. Secondo un recente sondaggio dell’Osservatorio internazionale dell’Università di Bologna, ogni anno gli italiani buttano il 25% della spesa alimentare acquistata. E’ come se ogni famiglia italiana buttasse 145 kg di cibo per una spesa che va dai 350 ai 450 euro.
L’Istituto Svedese per l’Alimentazione e le Biotecnologie ha stimato che paesi industrializzati e in via di sviluppo buttano alimenti rispettivamente per 670 e 630 milioni di tonnellate. In Europa e Nord America ogni anno si sprecano dai 280 ai 660 chili a persona, più del doppio rispetto ai paesi africani e del sud est asiatico. In America il cibo buttato corrisponde a 131 miliardi di euro, mentre l’Europa nel suo totale butta quasi 100 milioni di tonnellate di prodotti della filiera alimentare.
Le cause dello spreco di cibo
Le cause dello spreco alimentare sono molteplici e spesso legate a fattori culturali, economici e comportamentali. Analizzando il fenomeno, emerge come ignoranza, abitudini consolidate, eccessivo benessere e una certa pigrizia siano tra i principali motivi.
Spreco di cibo dei consumatori
Secondo numerosi studi, i consumatori eliminano gli alimenti per diverse ragioni. Una delle principali è il deterioramento visibile, con il 41% degli alimenti scartati a causa della formazione di muffa. Anche il deperimento di frutta e verdura rappresenta una causa significativa, poiché il 34% di questi prodotti va a male prima di essere consumato. Il sapore alterato è un altro motivo ricorrente: il 25% degli alimenti viene gettato perché ha un gusto sgradevole o viene ritenuto non più adatto al consumo.
La scadenza indicata sulla confezione, anche quando il cibo è ancora commestibile, porta molte persone a gettare prodotti che potrebbero essere ancora utilizzati. Prodotti come pane e carne, invece, ricevono una maggiore attenzione e vengono sprecati in misura minore. Ciò è probabilmente dovuto al loro valore economico più elevato o alla loro capacità di conservarsi meglio, specialmente quando mantenuti in frigorifero.
Spreco di cibo all’origine
Lo spreco alimentare all’origine è strettamente legato all’eliminazione di alimenti considerati non conformi agli standard estetici, un problema particolarmente diffuso in ambito agricolo e commerciale e aggravato da regolamentazioni europee che limitano la vendita di frutta e verdura imperfette. Ogni anno, circa 50 milioni di tonnellate di prodotti, pari al 33% della produzione agricola europea, vengono scartati per non soddisfare i criteri estetici richiesti dai consumatori o imposti dalle normative.
Il cosiddetto “cibo brutto” comprende alimenti con caratteristiche visive considerate non accettabili, come mele troppo piccole, carote dalle forme irregolari o agrumi con macchie e imperfezioni superficiali. Questo spreco rappresenta un enorme dispendio di risorse naturali ed energetiche, con un impatto ambientale equivalente all’emissione di 400.000 veicoli all’anno. Allo stesso tempo, le perdite economiche generate da questa pratica sono rilevanti, compromettendo la sostenibilità del sistema alimentare.
Oltre alla selezione estetica, concorrono a questo fenomeno altri fattori come l’eccesso di offerta nei supermercati, che porta all’accumulo di prodotti invenduti, e l’utilizzo di packaging inadeguato che riduce la conservabilità degli alimenti. L’Italia comunque si posiziona al quarto posto nel Food Sustainability Index della Fondazione Barilla. L’indice misura l’impegno del settore alimentare, in particolare dell’industria, verso la sostenibilità, prendendo in considerazione anche il packaging degli alimenti.
Dove si spreca più cibo
Il cibo viene sprecato in vari settori, ma i supermercati sono al primo posto con una percentuale del 36% di scarti, seguiti dai ristoranti (18%), famiglie (15%), mense scolastiche (12%), ospedali (11%) e dalle mense aziendali con l’8%. Lo spreco alimentare riguarda principalmente i formaggi e latticini (32%), carne (30%), uova (29%), pasta e pane (28%), frutta e verdura (17%) e pesce (15%).
L’Osservatorio sugli sprechi alimentari, Waste Watcher, realizzato in collaborazione con l’Università di Bologna, ha evidenziato come la maggior parte degli sprechi di frutta, verdura e insalata sia dovuta all’apertura delle confezioni. Lo sperpero totale si traduce in una perdita economica annua di circa 1.700 euro all’anno a famiglia. Ciò dimostra che la maggior parte delle persone non riconosce ancora il vero valore del cibo.
Per combattere lo spreco alimentare a livello globale, è fondamentale sensibilizzare le persone non solo a casa, ma anche quando mangiano al ristorante. Oltre ad impattare sul bilancio familiare, c’è un problema di scarsità alimentare che affligge quasi 800 milioni di persone nel mondo. Di fronte a questa urgenza, è difficile giustificare chi butta il pane avanzato o lascia marcire l’insalata in frigorifero.
Conseguenze dello spreco alimentare
Lo spreco alimentare non è solo una questione etica – poiché buttare via cibo significa sottrarre risorse che potrebbero essere utilizzate per sfamare chi ne ha più bisogno – ma ha anche un impatto significativo dal punto di vista ambientale ed economico.
Impatto ambientale ed economico
Ogni alimento sprecato rappresenta un’enorme perdita di risorse naturali, come acqua, terra ed energia. Inoltre, il cibo non consumato che finisce nelle discariche contribuisce alla produzione di gas serra, aumentando le emissioni che accelerano il cambiamento climatico. Anche le perdite economiche derivanti dallo spreco alimentare sono enormi. Si stima che ammontino a centinaia di miliardi di dollari ogni anno, includendo i costi diretti (legati all’acquisto degli alimenti) e quelli indiretti (relativi alla gestione dei rifiuti alimentari).
Impatto sociale e fame nel mondo
L’impatto economico globale dello spreco alimentare, comprensivo dei costi di smaltimento, è di circa 2,6 trilioni di dollari. Si calcola che ogni abitante della Terra butti circa 660 calorie al giorno di cibo commestibile, che potrebbe garantire 2.000 calorie al giorno a 1,9 miliardi di persone.
Se in Italia la percentuale del reddito per nutrirsi si attesta al 14,4% e negli Stati Uniti al 5,5, in alcuni paesi in via di sviluppo, le famiglie spendono tra il 50% e l’80% del loro reddito per nutrire i propri figli. Mentre una grande quantità di cibo viene sprecata, milioni di persone nel mondo soffrono la fame o vivono in condizioni di insicurezza alimentare.
Secondo i dati di Save the Children, 6,9 milioni di bambini muoiono ogni anno a causa della malnutrizione o di malattie ad essa correlate, e 819 milioni di persone vivono con gravi carenze nutrizionali. Eliminando lo spreco alimentare e riducendo le inefficienze nella produzione e distribuzione, non sarebbe necessario aumentare la produzione di cibo per risolvere il problema della fame nel mondo.
Come ridurre lo spreco alimentare?
Lo spreco alimentare è un enorme problema che riguarda le disuguaglianze e le risorse economiche a livello globale. Oltre all’impatto ecologico legato alla produzione e allo smaltimento dei rifiuti, nei paesi ricchi si traduce in una spesa inutile per le famiglie. 650 grammi di cibo buttato sono circa 7 euro al giorno spesi quotidianamente per nulla. Quali soluzioni esistono?
Campagne di sensibilizzazione: sono fondamentali per educare i consumatori a una gestione più consapevole del cibo. Molti comportamenti quotidiani possono essere modificati per recuperare e utilizzare meglio il cibo che altrimenti finirebbe nel cestino. Il cambiamento più grande, però, riguarda la mentalità collettiva. Le persone spesso vedono il consumo eccessivo come una forma di benessere, mentre invece dovrebbe prevalere un approccio più responsabile.
Acquisti consapevoli: uno dei modi più semplici per ridurre lo spreco alimentare è fare la spesa con maggiore attenzione. Controllare le date di scadenza, acquistare solo le quantità necessarie e consumare il cibo avanzato nei pasti successivi sono abitudini che possono fare una grande differenza. Prevedere i pasti in anticipo e adattare gli acquisti alle necessità reali aiuta a evitare l’acquisto di prodotti che finiscono inutilizzati. La pianificazione dei menu settimanali è un ottimo punto di partenza per fare acquisti più consapevoli.
Leggi antispreco dovrebbero agevolare agricoltori, ristoratori, supermercati e servizi no profit interessati a riciclare e riutilizzare gli alimenti scartati. In Francia, ad esempio, una legge obbliga i supermercati a donare il cibo invenduto alle organizzazioni no-profit. Negli Stati Uniti, ristoranti e produttori alimentari raccolgono i cibi deperibili per distribuirli alle persone a basso reddito. L’Italia si sta avvicinando a queste pratiche virtuose, ma è necessaria una maggiore uniformità tra le politiche nazionali.
Compostaggio: gli scarti organici possono essere trasformati in compost, una risorsa preziosa per i giardini e l’agricoltura. Questa pratica aiuta a ridurre la quantità di rifiuti destinati alla discarica, limitando l’inquinamento e favorendo il riciclo delle risorse naturali. La raccolta differenziata è un modello da perseguire con costanza e senso civico.
Donazioni alimentari: una delle soluzioni più efficaci per evitare lo spreco è donare le eccedenze alimentari a organizzazioni umanitarie. Questo permette di fornire supporto a chi è in difficoltà economica, riducendo allo stesso tempo la quantità di cibo sprecato. Oltre a ciò ci sono idee come quella dei frigoriferi solidali, nata in Spagna nel 2015 e diffusasi poi in Brasile, India e Argentina prima di arrivare in Europa. Consiste nel mettere a disposizione di chi si trova in una situazione indigente un frigorifero che contiene alimenti avanzati o a breve scadenza.
App contro lo spreco alimentare
Nel mondo digitale odierno, le app sono diventate strumenti fondamentali per sensibilizzare e supportare le persone nella lotta contro lo spreco alimentare. Grazie alla tecnologia, è possibile adottare soluzioni pratiche per ridurre gli sprechi quotidiani, ottimizzare gli acquisti e persino donare cibo in eccesso. Diverse applicazioni stanno guadagnando popolarità, ciascuna con il suo approccio per combattere lo spreco alimentare, dai suggerimenti per riciclare gli avanzi alla distribuzione di cibo in eccesso alle persone bisognose.
Too Good To Go è una delle applicazioni più conosciute e utilizzate nella lotta contro lo spreco alimentare. Questa app permette ai consumatori di acquistare cibo invenduto da ristoranti, supermercati e altri esercizi commerciali a prezzi ridotti. L’idea è semplice: ridurre lo spreco di cibo offrendo a chiunque la possibilità di acquistare ciò che altrimenti finirebbe nella spazzatura. L’app è molto popolare in diverse città di Europa e Stati Uniti e permette ai consumatori di fare un acquisto consapevole e allo stesso tempo risparmiare.
Olio è un’app di condivisione di cibo che consente alle persone di donare o scambiare alimenti in eccesso con i propri vicini. Se hai cibo che rischia di andare a male, puoi offrirlo gratuitamente tramite l’app, dando una mano a chi ne ha bisogno. Olio si distingue anche per il suo impegno verso il rafforzamento delle comunità locali, creando un senso di solidarietà tra le persone. In questo modo, l’applicazione non solo combatte lo spreco alimentare, ma promuove anche il consumo condiviso.
Last Minute sotto casa Fa parte di un progetto dell’Università Bologna per coinvolgere organizzazioni no profit impegnate nel coordinare il recupero di prodotti alimentari e oggetti di vario genere, in un’ottica di risparmio in loco, a chilometro zero. Basta registrarsi sul portale e specificare il luogo in cui si vive e il tipo di prodotti ricercati. Una email informa dove e a quale prezzo gli alimenti sono disponibili.
Karma è un’altra app che si concentra sul recupero di cibo invenduto. Permette agli utenti di acquistare a prezzi scontati cibo che rischia di essere sprecato da ristoranti, caffè e supermercati. Inoltre, Karma offre la possibilità di raccogliere il cibo direttamente dai negozi o di farlo consegnare a casa, a seconda delle preferenze degli utenti. In questo modo, oltre a risparmiare denaro, gli utenti contribuiscono a una gestione più responsabile delle risorse alimentari.
MyWaste è un’app che offre consigli pratici per ridurre gli sprechi alimentari a casa. Tra le sue funzioni principali, aiuta gli utenti a tenere traccia dei cibi acquistati e suggerisce ricette in base agli ingredienti che si hanno in casa. Offre anche suggerimenti su come conservare correttamente gli alimenti per prolungarne la durata. In aggiunta, MyWaste fornisce una guida su come compostare gli scarti alimentari, contribuendo così a ridurre i rifiuti destinati alla discarica.
Save The Food è un’app che mira a educare i consumatori sulle migliori pratiche per evitare lo spreco alimentare. L’app fornisce suggerimenti su come acquistare solo ciò che è necessario, come conservare gli alimenti per farli durare più a lungo e come riutilizzare gli avanzi. Inoltre, offre informazioni su come pianificare i pasti in modo efficiente e risparmiare denaro, riducendo al contempo l’impatto ambientale.
Myfoody è un’app che permette ai consumatori di acquistare cibo prossimo alla scadenza a prezzi scontati. Grazie a questa piattaforma, è possibile evitare lo spreco di prodotti alimentari che altrimenti andrebbero persi. Myfoody aiuta anche a sensibilizzare i consumatori sulla durata degli alimenti, migliorando le abitudini di acquisto e favorendo l’utilizzo di prodotti che rischiano di essere sprecati. L’applicazione è utile sia per i consumatori che per i negozi, creando un circolo virtuoso nella lotta allo spreco.
Sprecometro è un’app che aiuta le famiglie a monitorare quanto cibo viene effettivamente sprecato ogni giorno. Con un sistema di tracciamento delle quantità di alimenti scartati, fornisce report personalizzati per ciascun utente, suggerendo modi per ridurre gli sprechi. Inoltre, Sprecometro offre consigli su come migliorare la gestione della spesa e della conservazione degli alimenti, contribuendo così a ottimizzare le risorse disponibili e a diminuire l’impatto ambientale.
Svuotafrigo è un’app progettata per aiutare gli utenti a ridurre lo spreco alimentare a casa. Permette di gestire gli avanzi e suggerisce ricette personalizzate in base agli ingredienti che si hanno in frigo. L’applicazone incoraggia l’uso creativo degli alimenti già in casa, evitando che vengano gettati e contribuendo così a un risparmio sia economico che ambientale. Svuotafrigo è una soluzione pratica per ottimizzare la spesa e ridurre gli sprechi alimentari quotidiani.
Phenix si concentra sulla ridistribuzione di cibo invenduto e sul recupero delle eccedenze. L’app permette ai negozi, ristoranti e supermercati di donare cibo che non è stato venduto, ma che è ancora perfettamente consumabile. Gli utenti possono raccogliere il cibo dalle strutture locali e contribuire a ridurre lo spreco alimentare, aiutando al contempo chi è in difficoltà. Phenix è molto diffusa in Europa e sta guadagnando sempre più terreno nel promuovere la sostenibilità alimentare.
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