Vendita ex Ilva, c’è attesa per le offerte

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Non ci sarà alcun nuovo rinvio della scadenza per presentare offerta per l’ex Ilva. Dopo un’estensione di 40 giorni rispetto alla prima scadenza del 30 novembre, il termine di venerdì 10 gennaio è stato confermato. Il conto alla rovescia è quindi partito, con i commissari straordinari di Acciaierie d’Italia in Amministrazione Straordinaria che attendono le buste con le offerte (i motivi del rinvio dei tempi sono stati motivati dalla complessità della formulazione dell’offerta e al poco tempo disponibile per esaminare l’intero dossier, quindi è stata un’esplicita richiesta delle società interessate, oltre al fatto che in questo mese in più, potrebbero essere presentate altre offerte), dopo che l’azienda nel febbraio dello scorso anno finì in amministrazione straordinaria dopo la rottura tra il gruppo franco-indiano ArcelorMittal e il socio pubblico di minoranza, Invitalia, sul sostegno finanziario per salvaguardare l’azienda.

Secondo fonti vicine al dossier, tra le pretendenti vi sarebbero la società Baku Steel company, azienda siderurgica dell’Azerbaijian che a novembre è tornata a visitare lo stabilimento, interessata all’acquisizione di tutta l’azienda, ed ha presentato una manifestazione di interesse a settembre (all’interno della quale avrebbe chiesto anche la possibilità di insediare una nave rigassificatore nella rada di Mar Grande, dove far arrivare il gas azero per alimentare l’impianto di preridotto, materiale fondamentale per l’attività produttiva basata sui forni elettrici). Altra società interessata dovrebbe essere la Vulcan Steel che fa capo a Naaven Jindal fratello più giovane di Sajjan, impegnato con la sua Jws a Piombino. I Jindal interessati ora all’ex Ilva non hanno infatti nulla a che vedere dal punto di vista societario con i Jindal che nel 2016 parteciparono in cordata con Cassa Depositi e Prestiti alla gara vinta poi da ArcelorMittal.

Dei quattordici player che hanno inviato le manifestazioni di interesse, sarebbero quindi in prima fila quindi Vulcan Green Steel (del gruppo indiano Jindal) e l’azienda siderurgica dell’Azerbaijan, Baku Steel Company. Nessuna movimento, invece, degli ucraini di Metinvest, dopo l’ingente investimento concordato per il rilancio di Piombino, e della canadese Stelco, passata nelle scorse settimane nelle mani dell’americana Cleveland Cliff. Mentre resta sullo sfondo l’ipotesi dello spezzatino di Acciaierie d’Italia (profondamente temuta da sindacati e lavoratori) così come la sua cessione a una cordata di imprenditori italiani.

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Secondo altre indiscrezioni invece, una cordata tutta italiana potrebbe avanzare un’offerta sugli asset extra Taranto. E potrebbe essere composta da Marcegaglia, Sideralba, Eusider, Industrie metalli Cardinale (e altri piccoli player) che hanno manifestato interesse per gli impianti di Novi Ligure, Racconigi, Salerno, una società in Francia e forse Genova. La stessa Emma Marcegalia ha peraltro detto in più occasioni di essere interessata solo una parte dell’ex Ilva e di far parte della partita. Mentre la cremonese Arvedi, finora ai margini della trattativa ed impegnata nel rilancio dello stabilimento di Terni oltre che in quello di Trieste, potrebbe scegliere di affiancare uno dei soci stranieri per entrare in campo in un secondo momento.

Negli ultimi giorni, anche a seguito di una serie di notizie diffusesi da fonti vicine al dossier e citate anche dal settimanale L’Espresso, ci sarebbe un fondo di investimenti a stelle e strisce interessato all’acquisizione dell’ex Ilva. Si tratterebbe di Bedrock Industries dell’americano Alan Kestenbaum il quale starebbe valutando la possibilità di acquisire gli stabilimenti di Acciaierie d’Italia, al cui fianco potrebbe schierarsi l’italiana Arvedi. Oltre all’accesso alla data room, reso possibile dopo aver partecipato alla manifestazione di interesse per l’acquisizione di ex Ilva, Kesterbaum, ha voluto visitare gli impianti di Taranto, Genova e Novi Ligure.

Ricordiamo che nel bando redatto dai commissari straordinari di Acciaierie d’Italia in AS a fine luglio, vengono indicati cinque requisiti fondamentali che il nuovo proprietario deve garantire: lo sviluppo di una produzione siderurgica in Italia, l’attuazione della decarbonizzazione dei siti, la tutela dei livelli occupazionali, l’individuazione di attività e forme di compensazione in favore delle comunità locali e, infine, la continuità dei complessi aziendali con l’obiettivo di riportarli rapidamente ai massimi livelli di attività. Per la valutazione delle offerte vincolanti, poi, verrà tenuto conto di sette parametri e criteri tra cui l’affidabilità, la credibilità del piano industriale e il grado di certezza circa il perfezionamento dell’operazione. I tre commissari Giancarlo Quaranta, Giovanni Fiori e Davide Tabarelli, che hanno curato il bando di vendita del polo siderurgico più grande d’Europa, hanno inoltre indicato un valore preliminare della cessione dell’azienda, comprensivo della dismissione dei magazzini, pari a 1,8 miliardi di euro.

I futuri acquirenti, che dovranno portare avanti il processo di decarbonizzazione dell’ex Ilva, guardano con interesse anche alla realizzazione dell’impianto di riduzione diretta da 2.5 milioni di ton/anno nello stabilimento di Taranto, che sarà realizzato da DRI d’Italia attraverso il finanziamento assegnato ai sensi della legge 29 aprile 2024, n. 56., nel rispetto delle tempistiche previste dal piano di decarbonizzazione del sito produttivo di Taranto (il famoso miliardo di euro stralciato dal PNRR dal governo Meloni e rientrato dalla finestra attraverso i fondi di coesione).

Dopo la presentazione delle offerte, partirà una fase ulteriore di negoziazione come ha chiarito a più riprese il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, che nelle previsioni si sarebbe dovuta concludere a marzo prossimo, un anno dopo l’amministrazione straordinaria e il commissariamento pubblico. Ma dopo che la scadenza per la presentazione delle offerte vincolanti è slittata a gennaio, la cessione degli asset aziendali dell’ex Ilva difficilmente avverrà prima della prossima estate, con il rischio concreto di trascorrere un altro anno in amministrazione straordinaria (non a caso il governo ha provveduto già ad aumentare di altri 100 milioni di euro il prestito ponte di 320 milioni attraverso un articolo del Milleproroghe che sarà approvato nelle prossime settimane). Anche perché a svolgere un ruolo centrale all’interno della trattativa, sarà da un lato la questione occupazionale e dall’altro quella ambientale con il prossimo rilascio della nuova Autorizzazione Integrata Ambientale da parte del ministero dell’Ambiente, che potrebbe contenere prescrizioni più stringenti in tema di emissioni, smaltimento di rifiuti e gestione delle acque rispetto alle autorizzazioni precedenti.

(leggi l’articolo https://www.corriereditaranto.it/2024/12/28/ex-ilva-100-milioni-in-piu-dal-governo/)

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