Il quartiere inserito nel decreto del governo sulle aree vulnerabili. Il comitato: da anni lavoriamo per riqualificare. Il minisindaco Caliste: interventi di facciata
Un quartiere della Capitale «commissariato» dal Governo Meloni e si alzano le proteste della cittadinanza. È scattato infatti da pochi giorni il «modello Caivano» anche per il Quarticciolo-Alessandrino. Lo ha stabilito un decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri, senza troppo clamore il 23 dicembre scorso: prevede l’applicazione di misure emergenziali per le borgate del V Municipio, con l’obiettivo di contrastare, si legge, «situazioni di degrado, vulnerabilità sociale e disagio giovanile». Incaricato di stilare il piano di recupero è Fabio Ciciliano, già commissario straordinario proprio del Comune vicino Napoli, teatro nel 2023 degli abusi di gruppo su due cuginette. Il programma di riqualificazione voluto dalla maggioranza di Giorgia Meloni, che conta stanziamenti per 180 milioni, riguarda altre cinque aree a rischio, come Rozzano (Milano) o Scampia (Napoli): quartieri e comuni in cui, come al Quarticciolo, la popolazione è stretta nella morsa di criminalità e degrado.Â
Il minisindaco: solo azioni di facciata
Un piano che, negli intenti, andrà predisposto d’intesa con le istituzioni locali, ma dal Quarticciolo si moltiplicano voci allarmate per progetti «calati dall’alto e azioni spot» in un’area dove già molte realtà lottano per salvare la borgata. «Da anni lavoriamo per aprire spazi sociali e offrire alternative alla strada ai giovani, il rischio è che municipio o comune, silenti sul decreto, siano bypassati sui tanti progetti che abbiamo in campo – sottolinea Pietro Vicari dal comitato di quartiere, che in zona ha già operative biblioteche, doposcuola, la palestra sociale -. Qui bisogna agire sul decoro, sul patrimonio Ater, in cui gli anziani sono ostaggi in casa perché gli ascensori non funzionano. Il pericolo è che si tratti di approcci meramente repressivi e di una mangiatoia per pochi». Critico anche Mauro Caliste, mini-sindaco del V: «Non siamo mai stati consultati – dice – sembrano solo interventi di facciata ma noi da tempo lavoriamo a interventi strutturali, chiedendo una cabina di regia al Comune proprio per coordinare le iniziative. Appare come un tentativo di mettere un cappello su lavori già avviati, piuttosto sbloccassero i fondi per gli interventi delle case Ater. Ho tartassato il Comitato per l’ordine e la sicurezza per avere più controlli e le forze dell’ordine stanno facendo un lavoro egregio. È un po’ anche uno schiaffo al loro impegno questo decreto».
Di Biase: «Periferie come arma ideologica»
«Non si capisce il provvedimento, che è una forzatura dal punto di vista giuridico – interviene anche Daniele Leppe, avvocato che presta assistenza agli inquilini Ater nella Casa del quartiere -. Arriva un commissario in un quartiere in cui sono avviati numerosi interventi per risolvere annosi problemi, senza interloquire con le istituzioni locali e come se si parlasse di una borgata abbandonata al suo destino». «I problemi delle grandi periferie urbane sono usati dal Governo come un’arma ideologica per rafforzare la loro ossessione securitaria – sottolinea Michela Di Biase, deputata dem -. Parlano di modello Caivano, ma quel decreto ha prodotto conseguenze negative come la messa in discussione del sistema della giustizia minorile e l’aumento dei giovanissimi in carcere. Non sono state coinvolte le amministrazioni né quelle realtà anticorpi contro il degrado, bastava dare loro risorse e mezzi».
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