«No al sorteggio dei laici». La riforma arriva in aula

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Escludere i membri laici del Consiglio superiore della magistratura dall’elezione tramite sorteggio. Eccola, l’ultima mossa di Forza Italia alla vigilia dell’approdo in Aula alla Camera della riforma sulla separazione delle carriere. Una proposta che larga parte dell’opposizione ha accolto con favore. Ma su cui la quadra, all’interno della maggioranza, almeno per il momento, è ancora tutta da costruire. Intanto, via Arenula pensa a una legge ordinaria per superare l’impasse.

FOCUS

I due emendamenti presentati dagli azzurri per l’esame in Assemblea – nonostante l’accordo di maggioranza prevedesse la rinuncia a correttivi – riscrivono le modalità con cui andrà scelto un terzo dei componenti laici dei due Csm (uno per la magistratura requirente e l’altro per la giudicante): non più estrazione a sorte, ma elezione da parte del Parlamento in seduta comune da un elenco di professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati con almeno 15 anni di esercizio. Lasciando inalterato il sorteggio per i componenti togati, che rappresentano i due terzi di entrambi gli organi di autogoverno. Stesso schema anche per l’Alta corte disciplinare: i 3 laici dei 15 membri previsti saranno eletti dalle due Camere e non più sorteggiati.

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Una scelta che, spiega il presidente della commissione Affari costituzionali di Montecitorio, Nazario Pagano, ha un aspetto politico – «Il Governo ha fatto una proposta, il Parlamento propone un trattamento diverso, ma va trovata una maggioranza». Quindi non è «escluso il ritiro». Ma ha anche un contraltare tecnico: «Il rischio – spiega – è di creare un precedente anche per altre nomine parlamentari. Stesso spartito del deputato di FI in commissione Giustizia, Enrico Costa: «il tema delle correnti non si pone per i laici che provengono dalla società civile». Seppur tra distinguo e paletti, i ritocchi degli azzurri non dispiacciono neppure alle opposizioni. A partire da Azione – contraria alla disparità di trattamento – ma dell’opinione che l’emendamento vada nella direzione giusta. Così come Italia viva, convinta che sia giusto rimettere alle Camere la possibilità di eleggere i laici. Lo stop al sorteggio per i laici fa breccia pure nelle forze contrarie al ddl costituzionale: «Fa piacere che anche Forza Italia si sia resa conto che il sorteggio non può funzionare», scandisce la dem Simona Bonafè, per la quale «la degerazione correntizia del Csm non si risolve con il sorteggio». Questo, mentre il capogruppo di Avs, in commissione Affari costituzionali, Filiberto Zaratti, accoglie la notizia con un «finalmente», rilanciando il tema della parità di genere da garantire all’interno del Csm.

LE REAZIONI

È dai partner di Governo, però, che arrivano i riscontri più tiepidi. La versione ufficiale scelta sia dalla Lega che da Fratelli d’Italia è che serva tempo per valutare la proposta, ma sottotraccia non mancano le perplessità, oltre il timore di indispettire ancora di più la magistratura, con il plenum del Csm che, già oggi, si riunirà per esprimere un parere alla riforma. Il ministero della Giustizia intanto tenta di smarcarsi da chi, nelle ultime ore ha ricordato dell’apertura sul tema espressa in passato dal ministro Nordio, specificando che il riferimento era al sorteggio temperato. La soluzione di compromesso – ragionano da via Arenula – potrebbe essere quella di rinviare la definizione delle modalità applicative del sorteggio a una legge ordinaria, che lasci al Parlamento la possibilità di decidere.

L’obiettivo? Blindare il testo e portare la riforma al primo via libera, come auspicato, entro gennaio. Per l’ok definitivo entro il 2025, tuttavia, sarà importante evitare nuove modifiche al Senato, e poi nelle due letture successive.

LA CONSULTA

Una soluzione pare avvicinarsi anche per il rinnovo dei quattro giudici della Corte costituzionale. Al punto che, se l’accordo verrà trovato entro giovedì – quando si riunirà la capigruppo alla Camera per definire il cronogramma dei lavori – la nuova convocazione del Parlamento in seduta comune potrebbe scattare già dal prossimo 14 gennaio. Resta confermato lo schema da seguire – due membri alla maggioranza, un terzo all’opposizione e poi un quarto nome tecnico. Per cui sia Lega che Iv vedrebbero di buon occhio Giuseppe Benedetto, presidente della Fondazione Luigi Einaudi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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