Gas, costi alle stelle: a rischio le piccole e medie imprese. «La tariffa sia regionale»

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di
Alessandro Rigamonti

Una crisi che ritorna: aumento del 35%.Manifatturiero, logistica, agroalimentare, cartiere, ceramica, metallurgia i settori da monitorare

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Una crisi che ritorna. Questo è il caso dell’aumento del prezzo dell’energia. Dopo aver raggiunto i massimi livelli a seguito della decisione di ridurre le forniture di gas dalla Russia (uno dei fattori che ha portato alla crisi tedesca) a causa dell’invasione dell’Ucraina, adesso lo spettro del caro energia sembra tornare: con l’interruzione del gas russo via Ucraina dal primo gennaio 2025, il prezzo del metano è passato in pochi giorni da 35,23 euro al megawattora a 47,33 euro (un aumento del 34,37%). «Ricordiamo che il prezzo dell’energia elettrica è legato a quello del gas — ha spiegato il direttore di Confindustria Trento Roberto Busato —. Metano a 50 euro al megawattora significa energia elettrica a 135 euro al MWh. L’impatto sarà dunque non solo per le aziende a forte consumo di gas, come cartiere, cementifici, vetrerie, ma anche per tutte le altre grandi utilizzatrici di energia elettrica». E come può il Trentino – Alto Adige uscire da questa situazione?  Autoproduzione e Autonomia. Questi i due ingredienti per aiutare le piccole e medio imprese consigliati da Andrea De Zordo, presidente della Camera di Commercio di Trento, e Claudio Corrarati, presidente regionale della Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa).

I rincari

Ma prima delle soluzioni vediamo le conseguenze dell’aumento dell’energia.
Il rincaro del gas, a livello nazionale, potrebbe causare extracosti alle piccole e medie imprese per circa 1,6 miliardi di euro. Questa la stima dello studio di Unimpresa. I settori più colpiti sono quelli a maggiore intensità energetica come il manifatturiero, la logistica, l’agroalimentare, la ceramica, il cartiero e la metallurgia. Un aumento dei costi si traduce anche in una perdita di competitività con l’estero. «La crescita del prezzo dell’energia si ripropone a distanza di un anno (aveva toccato i 68,37 euro al chilowattora, Ndr) — ha affermato Corrarati —. Adesso preoccupa la possibilità di ulteriori aumenti perché, in questa fase dove i margini economici sono ancora più stretti, è sufficiente un aumento del costo dell’energia o delle materie prime per mettere in serie difficoltà le imprese». Anche per De Zordo questa situazione arriva in un momento di «grande fragilità per le aziende che potrebbe complicare ulteriormente la situazione».




















































L’approvvigionamento di energia

La prima possibile soluzione è l’autosostenibilità. Dato che, come spiega De Zordo, l’aumento dei prezzi dell’energia è dovuto soprattutto a speculazione finanziaria causata da «soggetti che fanno margine su questo prodotto nella consapevolezza che la realtà è diversa», una soluzione potrebbe essere quella di sensibilizzare le imprese a rendere più economico l’approvvigionamento di energia. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy a dicembre ha approvato un decreto per sostenere l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili nelle Pmi. Sono 320 milioni in totale di cui il 40% per le micro e piccole aziende. «Tutti quanti devono cercare di andare in quella direzione, di avere come obiettivo la costruzione di comunità energetiche e puntare all’autoproduzione — ha detto De Zordo —. Dobbiamo proseguire in quel trend che nel nostro Trentino si dimostra già molto virtuoso rispetto alla media nazionale, ma che è ancora al di sotto dei parametri che la Comunità europea chiede». E ha aggiunto: «Questo oltre ad avvicinarsi a quel traguardo ci permette anche di limitare l’aggravio del costo dell’energia».

Il governo nazionale, oltre all’autoproduzione, ha varato anche un decreto per aiutare le imprese energivore. Grazie al decreto «Energy release», approvato lo scorso luglio, le aziende elettrivore potranno chiedere l’anticipazione di una quota di energia (circa il 30% del proprio consumo) ad un prezzo di 65 euro al megawattora per tre anni, in pratica a metà del prezzo di mercato. Quest’energia dovrà poi essere restituita al gestore dei servizi energetici su un periodo di vent’anni grazie all’installazione di nuova potenza rinnovabile. «Questo risparmio servirà sia ad alleggerire le bollette delle elettrivore che a spingere su una maggiore indipendenza energetica del sistema — ha detto Busato —. Ricordo che sul tema è attiva una forte collaborazione tra Confindustria Trento, il Consorzio Assoenergia e il gruppo Dolomiti Energia».

Autonomia energetica

L’altro punto è l’Autonomia, intesa come la competenza esclusiva del Trentino – Alto Adige sulle tariffe dell’energia. A chiederla è Corrarati: «Sarebbe importante riuscire a gestire al meglio quella grande opportunità che abbiamo di creare delle energie locali attraverso le centrali idroelettriche e tutti quegli impianti nelle due province. La quantità che produciamo ci porterebbe ad una sorta di autonomia energetica. Ma tutto questo oggi non porta beneficio all’economia anche perché il tariffario si collega al sistema Arera nazionale e ci vede insieme ad altre regioni». Infatti, l’ambito tariffario riguarda tutto il Nord orientale che comprende cinque regioni (Lombardia, Trentino – Alto Adige, Veneto, Friuli – Venezia Giulia, Emilia – Romagna). «Questa è una competenza di Autonomia che andrebbe richiesta a Roma — ha spiegato Corrarati —. Se non cambiamo rimaniamo con delle società a maggioranza pubblica che gestiscono l’energia locale, ma che paradossalmente non sono in grado di fare ricadere questo valore aggiunto sul territorio». E ha aggiunto: «Al massimo gli utili di queste società dovrebbero essere dati sotto forma di contribuiti per aiutare con le tariffe».

L’aumento del gas è solo l’ultimo pezzo che si aggiunge al puzzle delle difficoltà che un’impresa deve affrontare. Secondo Confindustria adesso bisognerebbe puntare su innovazione, internazionalizzazione, formazione, lavoro di qualità e welfare. Politiche sulle quali la Provincia è sensibile, ma dove si potrebbe fare ancora di più secondo Busato: «Per finalizzare al meglio gli investimenti, credo che vi sarebbe oggi la necessità di una selettività ancora maggiore: il coraggio di canalizzare le energie, puntando sui settori strategici e ad alto potenziale, anche nell’ottica che possano essere di traino alla crescita delle realtà meno mature, meno competitive». E ha aggiunto: «C’è un tema che non va troppo di moda sul nostro territorio: quello che riguarda il rapporto con le imprese più grandi. È un tema che va posto necessariamente, perché è al crescere delle dimensioni che aumenta la produttività».

L’assessore provinciale allo sviluppo economico Achille Spinelli ha detto che «adesso serve un po’ di lavoro e di azione sulle traiettorie individuate». Ad esempio, fare sistema, promuovere le risorse trentine e fare squadra oltre alla singola azienda coinvolta.

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