Pensioni 2025, dalla Manovra un nuovo modo per aumentare l’assegno mensile

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Fino a poco tempo fa aumentare la propria (futura) pensione sembrava un’opzione possibile solo per alcuni fortunati.

Invece, grazie alla Manovra di Bilancio 2025, a partire da gennaio entra in vigore una nuova soluzione per arricchire l’assegno previdenziale.

Vediamo bene di cosa si tratta, e di quanto potrebbe aumentare la propria pensione con questa misura.

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Per saperne di più in merito all’argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale di PuntoPensione.

Pensioni 2025, la Manovra di Bilancio permette di aumentare l’assegno: ecco come

Per aumentare l’importo dell’assegno previdenziale ci sono due soluzioni: andare in pensione più tardi, oppure arricchire il montante contributivo, ovvero la somma di tutti i contributi versati.

Proprio su questo versante si concentra l’ultima misura previdenziale introdotta con la recente Manovra di Bilancio.

A partire dal 2025, i lavoratori potranno richiedere al proprio datore di lavoro di aumentare la trattenuta contributiva a proprio carico sulla busta paga.

Ovvero la quota IVS (Invalidità, Vecchiaia e Superstiti) del 9,19%.

In questo modo, il lavoratore potrà versare molti più contributi durante la propria carriera, e maturare così un assegno finale decisamente più generoso.

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Al momento la misura è priva di un decreto che definisca in dettaglio tutte le modalità operative, però già oggi sappiamo diversi aspetti di questa soluzione, come ad esempio il massimo della quota che si può versare in più.

Infatti, si potrà versare solo il 2% in più, arrivando così fino a una Quota IVS del 11,19%. Si tratta di un “tetto” fatto apposta per garantire al lavoratore un equilibrio tra il sacrificio economico sostenibile nel presente e il beneficio futuro sulla pensione.

Pensioni 2025, a quanto ammonterebbe l’aumento

Come detto poc’anzi, grazie alla Manovra 2025 è possibile aumentare l’importo della pensione futura versando più contributi a carico proprio, appunto il 2% in più.

Per capire bene a quanto corrisponderebbe in termini di assegno, facciamo una simulazione con uno stipendio annuo di 30mila euro lordi.

Con la quota a carico che passa da 2.757 euro a 3.357 euro, il lavoratore accumulerebbe nel proprio montante ogni anno circa 600 euro in più.

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Se questo stipendio rimanesse stabile fino alla pensione, con 20 anni di contribuzione l’incremento complessivo sarebbe di 12.000 euro.

Con la trasformazione del montante contributivo in pensione, se il lavoratore uscisse a 67 anni con 20 anni di contributi, senza questa soluzione avrebbe maturato un assegno lordo di circa 900 euro al mese.

Aggiungendo invece questa contribuzione extra, l’assegno finale arriverebbe a 950 euro lordi. In pratica con un 2% in più di contribuzione si potrebbe incrementare il proprio assegno di circa il 6%.

E tutto ciò ritirandosi con 20 anni di contributi. Accumulando invece il doppio della contribuzione, in modo da aderire alla Pensione Anticipata, non si avrebbe più un assegno da circa 1.800 euro lordi al mese, bensì da quasi 1.900 euro.

Pensioni 2025, pro e contro della soluzione introdotta dalla Manovra

Come abbiamo visto sopra, con questa soluzione si può aumentare l’importo della propria pensione futura in maniera sensibile.

Ricordiamo però che l’importo dell’assegno finale dipenderà anche dall’età in cui si esce, visto che verrà applicato un apposito coefficiente di trasformazione sul montante contributivo.

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Proprio a causa dei nuovi coefficienti di trasformazione, uscire prima dei 67 anni potrebbe non essere più conveniente. Anzi, si rischierebbe di perdere tutto quello che si è guadagnato con questi contributi extra.

Tra l’altro, versare più contributi significa ritrovarsi poi con uno stipendio più “leggero”. Per fortuna il Governo ha introdotto in Manovra la possibilità di dedurre questi contributi extra dall’imponibile fiscale.

Deducibilità però parziale: solo il 50% della quota aggiuntiva versata come contributo previdenziale sarà tolta dall’imponibile fiscale.



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