danni all’agricoltura e sfide per la ripresa

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Con quattro alluvioni tra il 2023 e il 2024, l’Emilia-Romagna è sicuramente una delle regioni italiane che hanno sofferto di più negli ultimi anni per i fenomeni meteorologici estremi, una definizione sempre più frequente e che ormai abbiamo imparato a conoscere. Oltre alle abitazioni e alle attività colpite direttamente, anche l’agricoltura ha accusato gravi danni agli impianti e alla produzione, già evidenti dallo scorso anno. Ma qual è la situazione attuale e quale scenario si prospetta per ripartire nei prossimi mesi e in vista della primavera? Attraverso una panoramica su zone e coltivazioni diverse, cercheremo di saperne di più.

Quattro alluvioni in due anni: l’Emilia-Romagna conta i danni e lavora per ripartire

D-VISIONS/shutterstock

Con due episodi ravvicinati nel maggio 2023 e altrettanti tra la fine di settembre e ottobre 2024, diversi territori dell’Emilia-Romagna sono stati seriamente danneggiati dalle alluvioni, e l’agricoltura ha pagato e pagherà ancora nel medio-lungo periodo questi fenomeni. Mentre la Sicilia, paradossalmente, soffre per la siccità, nelle colline e nella pianura lungo la Via Emilia la gestione di piene e straripamenti, a causa delle piogge torrenziali, è diventata complessa ed emergenziale.

Dopo l’ultima alluvione, che in ottobre ha colpito il Bolognese e non solo, Coldiretti ha parlato di “Decine di migliaia di ettari invasi dall’acqua e dal fango, con danni alle produzioni di frutta, ortaggi, mais, barbabietole da zucchero e altri cereali, frutteti e vigneti sradicati, agriturismi, serre, cantine, fabbricati e capannoni invasi dall’acqua, strade rurali franate”. Nella pianura da Piacenza a Ferrara, inoltre, l’acqua ha invaso appezzamenti appena seminati a cereali e quelli con leguminose e mais ancora da raccogliere, ma i danni hanno riguardato anche serre e altre strutture rurali. Molte delle aziende agricole interessate, peraltro, erano già state messe in ginocchio dalle precedenti alluvioni.

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Confagricoltura Emilia-Romagna ha confermato questo scenario critico: “L’agricoltura è finita di nuovo sott’acqua con danni importanti agli impianti frutticoli e viticoli, alle orticole in campo, alle barbabietole da zucchero ancora da raccogliere, alle semine bloccate dei cereali autunno-vernini, ma anche alle strutture aziendali: serre, magazzini di stoccaggio, cantine e stalle”.

Le associazioni di categoria, comprensibilmente, si sono affrettate a invocare sostegno per le imprese colpite da parte delle istituzioni nazionali ed europee, puntando il dito contro le lentezze dovute alla burocrazia. Da evidenziare, nondimeno, anche la necessità di interventi per la sicurezza del territorio e un sistema di gestione del rischio che sappia davvero tutelare le produzioni agricole, con adeguate coperture assicurative.

Pier Luigi Maschietto/shutterstock

Marcello Bonvicini, presidente di Confagricoltura Emilia-Romagna, ha sottolineato che “Molte delle aziende colpite dalla nuova ondata di maltempo non hanno nemmeno finito di anticipare le spese per i danni di precedenti eventi catastrofali, quali gelate, trombe d’aria, allagamenti e fenomeni franosi. Agricoltura martoriata, paesi allo stremo e comunità che piangono 18 vittime in meno due anni”. Per Stefano Francia, presidente di Cia (Confederazione italiana Agricoltori) dell’Emilia-Romagna, “Serve un piano straordinario che preveda, oltre che la manutenzione dei corsi d’acqua, la realizzazione di infrastrutture atte a gestire fenomeni che sono ormai eventi ordinari”.

Nel complesso, al settore agricolo gli eventi meteorologici estremi hanno causato danni per un valore ampiamente superiore a un miliardo di euro, ma i fondi disponibili per la ricostruzione coprono circa un terzo delle necessità, con risorse stanziate di circa 336 milioni, insufficienti per rispondere ai bisogni delle imprese agricole. Sono stati erogati anticipi per sostenere la riparazione di macchinari e il ripristino di infrastrutture, ma molti agricoltori richiedono interventi di manutenzione strutturali. Mentre sono in campo sforzi per sostenere il recupero, i territori e le aziende si trovano ancora in una fase di emergenza, con agricoltori che lottano per ripristinare le proprie attività e chiedono soluzioni a lungo termine.

Alluvioni in Emilia-Romagna: le coltivazioni più colpite e gli interventi adottati

Hrushkovyk/shutterstock

Nel variegato panorama agricolo emiliano-romagnolo, precipitazioni eccessive e allagamenti hanno compromesso frutteti, vigneti, cereali, ortaggi, impianti in serra, coltivazioni a tutto campo (come il pomodoro), ma anche foraggi e uliveti.

Le zone pianeggianti emiliano-romagnole, infatti, vantano importanti produzioni di frutta (pere, pesche, albicocche e susine, per citarne alcune) e uva da vino, mentre in quelle collinari lungo l’Appennino sono più frequenti i vigneti. In particolare, le condizioni dei frutteti e delle vigne sono ancora critiche per i danni subiti, ma la situazione, come vedremo, presenta alcune sfumature specifiche. Ad esempio, le province di Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini concentrano una parte rilevante della superficie dedicata a queste colture, rendendo i danni particolarmente critici per l’economia locale e nazionale. Entrambi i settori, peraltro, soffrono di una ridotta disponibilità di manodopera per le operazioni di raccolta e manutenzione, oltre all’aumento dei costi di produzione. Questo complica la ripresa, nonostante gli sforzi per il rilancio del comparto. Vediamo ora nel dettaglio lo scenario regionale di frutteti, vigneti e altre coltivazioni dopo i danni dovuti agli eventi avversi che abbiamo citato.

Frutteti

  • Circa il 45% dei frutteti dell’Emilia-Romagna è stato colpito dalle alluvioni, specialmente per colture come pesche, ciliegie, pere, kiwi e mele, e con particolare incidenza nelle aree di Faenza e dintorni. Molti alberi sono stati sommersi dall’acqua, causando problemi alle radici e riducendo la resa. Le violente perturbazioni, peraltro, non hanno risparmiato gli impianti di irrigazione e le reti antigrandine.
  • Le condizioni di umidità hanno favorito i problemi fitosanitari, la diffusione di parassiti come la cimice asiatica e malattie come la maculatura bruna, aggravando le difficoltà dei produttori.
  • È in corso un’estirpazione massiccia di alberi non recuperabili, con un impatto significativo sull’intera filiera frutticola, che rappresenta un valore di circa 1,2 miliardi di euro. Le operazioni di reimpianto richiederanno dai 3 ai 5 anni per il ritorno alla produzione normale. Gli interventi futuri punteranno su tecniche innovative e sulla resilienza alle condizioni climatiche estreme.
  • La Regione ha avviato piani specifici, con un finanziamento complessivo di oltre 70 milioni di euro. Questi prevedono investimenti in sistemi di difesa attiva come reti antigrandine, impianti anti-brina e sistemi idrici avanzati.

Vigneti

barbajones/shutterstock
  • Le piogge intense e il ristagno idrico prolungato hanno compromesso la qualità dell’uva, con un calo della resa in termini di quantità e problemi legati a muffe e marciumi. In alcune aree, come per i frutteti, i danni strutturali hanno richiesto interventi di reimpianto.
  • Il limo e il fango depositati durante le alluvioni hanno modificato la struttura del suolo, con un effetto cemento che riduce la porosità e crea difficoltà per la salute delle radici delle viti. Anche in questo caso, si prevede la sostituzione di interi appezzamenti, con costi significativi e un impatto a lungo termine sulle produzioni vinicole.
  • Per la viticoltura, il sostegno si concentra su interventi strutturali per migliorare la difesa ai cambiamenti climatici, attraverso l’uso di varietà resistenti e tecnologie avanzate per la gestione idrica. Sono stati stanziati fondi per incentivare la meccanizzazione e il rinnovo dei vigneti, ma molte aziende segnalano difficoltà nell’accesso alle risorse disponibili a causa di ritardi burocratici.

Altre coltivazioni

Uswatun des/shutterstock
  • Anche gli ortaggi (patate, carote, cipolle e insalate) sono stati gravemente danneggiati a causa del ristagno idrico. Questi prodotti – pur avendo mediamente un valore economico inferiore rispetto ad altre coltivazioni – sono essenziali per la filiera agroalimentare regionale e hanno sofferto di marciumi radicali e perdita di qualità.
  • I cereali, come il grano e l’orzo, ma anche il mais e il sorgo, sono importanti nel quadro produttivo e hanno patito soprattutto nella delicata fase della spigatura, con colture perse, rese al ribasso e necessità di riseminare.
  • Molte coltivazioni di pomodoro da industria (per salse e conserve) sono state allagate, con gravi ripercussioni sul raccolto e sulla lavorazione. Il settore è strategico per l’Emilia-Romagna, con grandi produzioni in provincia di Parma, Piacenza, Ferrara e Ravenna, tanto che i danni ricadono anche a livello nazionale.
  • Nei vivai migliaia di piante ornamentali e da frutto sono andate perse, con danni non solo economici ma anche per la disponibilità di piantine per i prossimi cicli produttivi.
  • Numerose serre, che ospitano produzioni orticole e florovivaistiche, sono state sommerse, con problemi alle colture e alle strutture stesse.
  • Le aree destinate alla produzione di foraggi per il settore zootecnico hanno subito gravi perdite. Il fango e l’acqua stagnante hanno compromesso la qualità del fieno, aumentando i costi per l’alimentazione animale: pensiamo ad esempio alla filiera del Parmigiano-Reggiano, fondamentale in Emilia.
  • Pur interessando una superficie limitata, infine, anche gli uliveti delle colline emiliano-romagnole hanno sofferto le piogge torrenziali, le erosioni del suolo e gli smottamenti. Molti sono stati sommersi o hanno subito il deterioramento del terreno, compromettendo le radici delle piante, già in sofferenza per la siccità dei periodi precedenti, con cali di produzione significativi. Per le sue caratteristiche e per l’alto valore del prodotto, il recupero per il settore olivicolo sarà lungo: oltre al ripristino dei terreni, sarà necessario monitorare la salute degli ulivi rimaste e procedere con la ripiantumazione dove necessario. I fondi stanziati includono anche queste coltivazioni di pregio, per favorire il ripristino e sostenere le imprese danneggiate.

Ai danneggiamenti diffusi citati, vanno aggiunti anche quelli ai macchinari agricoli e a tutte le infrastrutture mobili e immobili utilizzate dalle aziende agricole.

Prospettive per la ripresa nel 2025

Liubomyr Tryhubyshyn/shutterstock

La Regione ha lanciato progetti per affrontare i cambiamenti climatici e le fitopatie, tuttavia le difficoltà logistiche e la scarsità di manodopera continuano a ostacolare la ripresa. In particolare, sono stati avviati programmi di ristrutturazione e riconversione con un bando che mette a disposizione oltre 13 milioni di euro per il 2024-2025. L’obiettivo è modernizzare gli impianti, favorire varietà più resistenti e migliorare la sostenibilità del settore. Gli interventi includono la riconversione varietale, le ristrutturazioni e il reimpianto per ragioni fitosanitarie. Si stima che i lavori per le aziende vitivinicole interessate possano completarsi entro giugno 2025 o 2026, in base alle modalità di finanziamento scelte.

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Agricoltura

 

Le prospettive per il 2025, più in generale, sono influenzate da interventi strutturali e supporti economici mirati. Il prossimo sarà un anno di transizione e si attendono i primi risultati degli interventi programmati, ma il recupero completo delle produzioni potrebbe richiedere più tempo. Saranno cruciali ulteriori finanziamenti e il continuo sostegno del governo regionale e nazionale per garantire la stabilità economica delle aziende e la ripresa dell’intero settore agricolo.

 

Immagine in evidenza di: Giorgio Morara/shutterstock



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