Governo austrico: il cancelliere Niehammer rinuncia e ora tocca a Kickl

Dopo tre mesi di tentativi infruttuosi di mettere assieme un’ammucchiata di centro sinistra per sbarrare il passo al partito vincitore delle elezioni politiche, il cancelliere austriaco Kark Nehammer ha rassegnato le dimissioni sia dal governo che dalla guida dell’Övp, il Partito popolare austrico.

L’epilogo è accaduto dopo la rottura a sorpresa delle trattative per formare una nuova coalizione di governo fra i suoi popolari della Övp, i socialdemocratici dell’Spö e i liberali di Neos. Tutto scoppiato venerdì 3 gennaio, quando la leader dei Neos, Beate Meinl-Reisinger ha annunciato il ritiro del suo partito dai negoziati di coalizione con Popolari e Socialdemocratici perché nei colloqui non si è registrato «alcun progresso, ma piuttosto una regressione» su temi importanti, in particolare le pensioni. E senza Neos, Popolari e Socialdemocratici non avevano numeri sufficienti, neanche imbarcando i Verdi indigesti per i Popolari.

Conseguente il passo da parte del presidente della Repubblica federale austriaca, il verde Alexander Van der Bellen, che ha dovuto ripartire dalla casella di partenza, assegnando l’incarico di formare il nuovo governo al vero vincitore delle elezioni politiche dello scorso settembre, il conservatore della FPÖ, Herbert Kickl, che aveva costretto gli altri partiti all’ammucchiata per arrivare ad una maggioranza risicata.

Con le dimissioni di Nehammer dal vertice del partito che inizialmente era stato il maggiore fautore della chiusura alle trattative con i conservatori, ora cambia direzione, con una sostanziale apertura di credito al nuovo premier incaricato.

Van der Bellen ha prima convocato Kickl e poi lo ha incaricato ad avviare consultazioni per la formazione del governo austriaco con la “nuova” Övp al fine di formare il governo. «Signore e signori, questo passo non è stato preso alla leggera. Continuerò a garantire che i principi e le regole della nostra costituzione siano correttamente osservati e rispettati» ha detto Van der Bellen concludendo il suo discorso alla Nazione dopo aver annunciato il conferimento dell’incarico a Kickl. Il presidente federale ha detto che «l’Austria è in una recessione persistente, aumentano i disoccupati e il bilancio deve essere risanato» precisando, «il nostro Paese ha bisogno di un governo federale funzionante, deve essere solido e deve avere in modo affidabile più del 50% dei seggi nel Consiglio nazionale e il signor Kickl è convinto di poter trovare soluzioni praticabili nei negoziati».

L’incarico a Kickl a formare il governo austriaco segna un punto di svolta nella politica austriaca perché è la prima volta dal 1945 che un rappresentante del Partito della Libertà (FPÖ) viene dato l’incarico di formare un governo. In precedenza il mandato era stato conferito solo a rappresentanti dei socialdemocratici e di Popolari. Mentre Van der Bellen stava incontrando alla Hofburg il leader del partito conservatore austriaco, in passato guidato dal nazionalista Joerg Haider, all’esterno centinaia di persone si sono radunate manifestando contro un governo “blu-nero”, ovvero Popolari assieme a populisti euroscettici.

Quanto alle reazioni delle forze politiche, i Verdi si lamentano e parlano di «inganno per gli elettori da parte dell’Övp». Scetticismo nelle altre forze politiche che non sono riuscite a portare avanti i negoziati con la Övp. Secondo il segretario generale di Neos, Douglas Hoyos il mandato al leader della FPÖ Kickl «dopo la svolta dell’Övp era inevitabile se non si voleva andare subito a nuove elezioni». Il leader della SPÖ, Andreas Babler mette in guardia contro «l’austerità radicale della coalizione blu-nera».

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