Emilia Pérez, Here e tutti i film in arrivo dal 9 gennaio

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Emilia Pérez di Jacques Audiard, con Zoe Saldana, Karla Sofía Gascón, Selena Gomez (Musical, Francia/Messico, 2024, 130’). Rita è un’avvocata al servizio di un grande studio, più interessato a scagionare i criminali che a consegnarli alla giustizia. Un giorno riceve un’offerta del tutto inaspettata: aiutare un potente boss del cartello messicano della droga a ritirarsi dai suoi loschi affari e sparire per sempre. L’uomo ha in mente di attuare il progetto su cui lavora da anni: diventare la donna che ha sempre sognato di essere. Insoddisfatta del suo lavoro, Rita decide di accettare l’incarico, ignara del fatto che questa scelta cambierà per sempre la vita di molti.

Here di Robert Zemeckis, con Tom Hanks, Robin Wright, Paul Bettany (Drammatico, USA, 2024, 104’). Un film originale su più famiglie e sul luogo speciale in cui vivono. La storia viaggia attraverso generazioni catturando le esperienze umane più facilmente identificabili.

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Here © 2023 CTMG, Inc. All Rights Reserved. **ALL IMAGES ARE PROPERTY OF SONY PICTURES ENTERTAINMENT INC. FOR PROMOTIONAL USE ONLY. SALE, DUPLICATION OR TRANSFER OF THIS MATERIAL IS STRICTLY PROHIBITED.**
Tom Hanks and Robin Wright star in HERE.

Io sono la fine del mondo di Gennaro Nunziante, con Angelo Duro, Giorgio Colangeli, Matilde Piana (Commedia, Italia, 2025). “Un giorno i tuoi genitori non ci saranno più e sarai pieno di rimorsi” è la frase che convince Angelo a prendersi cura dei suoi vecchi genitori ora che non sono più autosufficienti: non vuole infatti perdere l’occasione di vendicarsi dei peggiori nemici della sua adolescenza.

Io sono la fine del mondo
Io sono la fine del mondo

Io sono la fine del mondo

Cane randagio di Akira Kurosawa, con Toshirô Mifune, Takashi Shimura, Yasushi Nagata (Poliziesco, Giappone, 1949, 95’). Omaggio ad Akira Kurosawa. Il poliziotto idealista Murakami, appena arruolato, tenta in tutti i modi di ritrovare la pistola che gli è stata rubata e che viene usata per commettere una serie di omicidi. Con un realismo quasi à la Simenon, un grande noir che trascende il genere: “Inoshiro Honda dirigeva la seconda unità. Ogni mattina gli dicevo che cosa mi serviva e lui andava a filmarmelo fra le rovine della Tokyo postbellica. Dicono spesso che in Cane randagio ho colto molto bene l’atmosfera del Giappone postbellico; se è così, devo in buona parte questa riuscita a Honda” (Akira Kurosawa).

Cane randagio
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Vivere di Akira Kurosawa, con Takashi Shimura, Shinichi Himori, Haruo Tanaka (Drammatico, Giappone, 1952, 143’). Omaggio ad Akira Kurosawa. Trent’anni di lavoro in un ufficio municipale hanno reso Watanabe un burocrate indifferente che trascina inutili giornate. Ma quando scopre di avere un cancro che gli lascia pochi mesi di vita, prima sprofonda nella disperazione, poi tenta di abbandonarsi a una notte di piaceri, infine si consacra a una causa civile, riscattando la sua esistenza. Aperto e chiuso da un’impietosa raffigurazione dell’abbrutimento impiegatizio, Vivere descrive una discesa agli inferi che si converte in un racconto morale senza moralismi. Kurosawa conferisce alla narrazione il respiro di un grande romanzo metropolitano con audaci ellissi temporali, inattesi flashback e squarci visionari. Memorabili, per l’asciutta crudeltà, le sequenze della sala d’aspetto e del falso responso medico. “Io lo trovo forse il più bello, il più sapiente e il più commovente dei film giapponesi” (André Bazin).

Vivere
Vivere

Vivere

(Cineteca di Bologna)

I sette samurai di Akira Kurosawa, con Toshirô Mifune, Takashi Shimura, Keiko Tsushima (Drammatico, Giappone, 1954, 207’). Omaggio ad Akira Kurosawa. Copia proveniente da Toho. Restaurato in 4K nel 2024 da Toho presso il laboratorio Toho Archive a partire dal master positivo 35mm. XVI secolo. Mentre imperversano le guerre civili, i contadini di un villaggio riescono a convincere sette samurai a difenderli contro una banda di quaranta predoni. In realtà i samurai sono soltanto sei perché il settimo è un contadino che ha imparato a combattere, personaggio-chiave dell’inedita dialettica sociale del film, fra la casta nobile dei guerrieri in disarmo e il popolo umiliato e offeso. Questo aspetto essenziale del film fu quasi cancellato dai brutali tagli imposti dalla produzione (quaranta minuti per l’edizione giapponese e addirittura settanta per quella internazionale) che impoverirono la complessità di tinte e registri della versione integrale. Di questo capolavoro (uno dei più grandi successi del cinema giapponese) sono ammirevoli la scansione narrativa, la forza plastica e figurativa delle scene di battaglia e il disegno dei personaggi.

I sette samurai
I sette samurai

I sette samurai

(Cineteca di Bologna)

Yojimbo – La sfida del samurai di Akira Kurosawa, con Toshirô Mifune, Eijiri Tono, Kamatari Fujiwara (Azione, Giappone, 1961, 110’). Omaggio ad Akira Kurosawa. Primo dei due film che Kurosawa ha dedicato al ronin (samurai senza padrone) Sanjuro, Yojimbo (letteralmente “La guardia del corpo”) si svolge nell’era Tokugawa (XVII secolo), nel crepuscolo degli ideali e nel caos dei conflitti fra potentati. Narrato con un impeccabile dosaggio di effetti, colpi di scena, un’ironia acuminata e riusciti momenti grotteschi, riecheggia l’amore di Kurosawa per il cinema di Ford. Ci sono tutti gli ingredienti di un western hollywoodiano: uno straniero, abile guerriero, giunge dal nulla in un villaggio desolato, mette pace sgominando due bande rivali e torna da dove è venuto, scomparendo nel nulla. In più ci sono un insostituibile Mifune (premiato con la Coppa Volpi a Venezia), che giganteggia, e la sua filosofia ronin, resa genialmente in chiave parodistica e ironica. Per un pugno di dollari nasce da qui. “A me interessava il ritratto di un uomo fuori dall’ordinario che si batte con l’astuzia contro i mascalzoni per un’idea di giustizia. Non avrei mai pensato di contribuire involontariamente alla nascita del western spaghetti!” (Akira Kurosawa).

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Yojimbo – La sfida del samurai
Yojimbo – La sfida del samurai

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(Cineteca di Bologna)

Sanjuro di Akira Kurosawa, con Toshirô Mifune, Tatsuya Nakadai, Takashi Shimura (Azione, Giappone, 1962, 96’). Omaggio ad Akira Kurosawa. Un samurai, Sanjuro Tsubaky, salva nove uomini cui stanno dando la caccia i soldati di alcuni feudatari. Il samurai scopre che gli uomini salvati sono i nipoti di un funzionario fatto arrestare ingiustamente dai signori locali perché in possesso delle prove riguardanti le loro irregolarità amministrative e i soprusi ai danni del popolo. Sanjuro nasconde i nove uomini e, dopo alterne vicende, riesce a liberare il funzionario e a punire i colpevoli.

Sanjuro
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Ad vitam di Rodolphe Lauga, con Guillaume Canet, Stéphane Caillard, Nassim Lyes (Azione, Francia, 2024, NETFLIX). Dopo essere scampato a un tentato omicidio, Franck Lazarev deve trovare sua moglie Léo, che è stata rapita da un misterioso gruppo di uomini armati. Il suo passato come ex membro dell’unità d’elite della Gendarmeria nazionale francese (GIGN) riemerge ed è trascinato in un affare di stato che non riesce a controllare.

Christophe Brachet
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Le jardiniere di David Charhon, con Jean-Claude Van Damme, Michaël Youn, Nawell Madani (Thriller, Francia, 2025, PRIME VIDEO). Ogni anno, il Primo Ministro elimina una lista di tutti i tipi di piantagrane in nome della raison d’état. Serge Shuster, un alto funzionario con stretti legami con il Presidente, si trova al centro di un complotto per inserire il suo nome nella lista. Condannato a morte certa, al centro di un segreto di Stato che mette in pericolo anche la sua famiglia, a Serge, sua moglie e i suoi figli resta solo una speranza: il loro strano giardiniere, Léo.

Le jardinier
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