Vicenda Cecilia Sala, il governo iraniano: “Alla giornalista abbiamo fornito tutte le agevolazioni necessarie. Liberate il nostro cittadino”

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Una nota dell’ambasciata a Roma

L’Ambasciata della Repubblica Islamica dell’Iran a Roma conferma il legame tra l’arresto della 29enne reporter italiana Cecilia Sala, in carcere a Teheran da due settimane e quello del 38enne ingegnere iraniano arrestato all’aeroporto di Malpensa il 16 dicembre scorso su ordine degli Stati Uniti e attualmente in custodia cautelare nel carcere di Opera a Milano.

Eloquente la nota diffusa dall’Ambasciata al termine di un incontro tra l’Ambasciatore Mohammadreza Sabouri e Riccardo Guariglia, Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri d’Italia.

In questo amichevole colloquio si è discusso e scambiato opinioni sul cittadino iraniano Mohammad Abedini, detenuto nel carcere di Milano con false accuse e della Signora Cecilia Sala, cittadina italiana, detenuta in Iran per violazione delle leggi della Repubblica islamica dell’Iran – sottolinea la nota – L’ambasciatore del nostro Paese ha annunciato in questo incontro che sin dai primi momenti dell’arresto della signora Sala, secondo l’approccio islamico e sulla base di considerazioni umanitarie, tenendo conto del ricorrente anniversario della nascita di Cristo e dell’approssimarsi del nuovo anno cristiano, si è garantito l’accesso consolare all’ambasciata italiana a Teheran, sono state inoltre fornite alla signora Sala tutte le agevolazioni necessarie, tra cui ripetuti contatti telefonici con i propri cari e ci si aspetta dal governo italiano, che reciprocamente oltre ad accelerare la liberazione del cittadino iraniano detenuto vengano fornite le necessarie agevolazioni assistenziali di cui ha bisogno”.

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Mohammad Abedini Najafabani, l’ingegnere iraniano arrestato a Milano lo scorso 16 dicembre su richiesta degli Stati Uniti, “deve restare in carcere”. La procuratrice generale del capoluogo lombardo Francesca Nanni ha espresso parere negativo alla richiesta degli arresti domiciliari presentata dalla difesa dell’ingegnere. L’ufficio ritiene, infatti, che “le circostanze espresse nella domanda e in particolare la messa a disposizione di un appartamento e il sostegno economico da parte del Consolato dell’Iran, unitamente a eventuali divieti di espatrio e obbligo di firma, non costituiscano un’idonea garanzia per contrastare il pericolo di fuga”. Il parere non è vincolante, spetterà ai giudici della Corte d’Appello decidere sull’applicazione o meno della misura cautelare. L’udienza, che sarà fissata non prima del prossimo 14 gennaio, è attesa con grande preoccupazione dato il legame sempre più evidente con l’incarcerazione nella prigione iraniana di Evin della giornalista Cecilia Sala, senza alcuna accusa concreta e sottoposta a un regime di carcere duro. Condizioni preoccupanti, che hanno spinto l’esecutivo Meloni – nervoso, da quanto si apprende, con gli uffici giudiziari milanesi – a convocare un vertice d’urgenza a Palazzo Chigi.

Intanto, all’attenzione dei giudici della Corte di Appello di Milano è arrivato un documento trasmesso dalla giustizia americana in cui si afferma, ancora una volta, che Abedini è un “soggetto pericoloso” e “per lui è necessaria la detenzione in carcere”. Gli Usa ne chiedono l’estradizione per le accuse di associazione per delinquere, violazione delle leggi sull’esportazione e sostegno a organizzazioni terroristiche (le Guardie della Rivoluzione islamica).

Lui dal carcere di Opera “respinge tutte le accuse”, ha spiegato nei giorni scorsi il suo legale; mentre l’ambasciata della Repubblica islamica in Italia – che le ha bollate su X come “false” – chiede di “accelerare la liberazione”. Nelle quattro pagine, inviate per via diplomatica pochi giorni dopo il fermo del 38enne iraniano con permesso di soggiorno svizzero, vi sarebbe anche un riferimento al caso di Artem Uss, l’imprenditore russo figlio di un oligarca vicinissimo a Vladimir Putin su cui pendeva una richiesta di estradizione avanzata dagli Stati Uniti ed evaso dai domiciliari a Milano. È inoltre attesa sempre per oggi l’udienza nei confronti di Mahdi Mohammad Sadeghi, il 42enne con doppia cittadinanza iraniana e americana, arrestato in Massachusetts il 16 dicembre quando a Malpensa veniva fermato Abedini, suo presunto complice. I giudici dovranno decidere se concedergli o meno la libertà su cauzione.



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