Dove il volontariato salva le montagne

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 


Abbiate pazienza. So che siete stremati dalle cene di famiglia e dai botti di Capodanno. Ma se avete ancora un po’ di energia, seguitemi in questo ragionamento, che poi non è mio ma di un economista eretico. “Sappiamo che il semplice rallentamento della crescita sprofonda le nostre società nello sgomento” scriveva Serge Latouche nel saggio, a suo tempo popolarissimo, Breve trattato sulla decrescita serena (Bollati Boringhieri, 2008), “aumenta i tassi di disoccupazione e precipital’abbandono dei programmi sociali, sanitari, educativi, culturali e ambientali che assicurano un minimo di qualità della vita (…) Questo regresso sociale e civile è esattamente quello che ci aspetta se non cambiamo la nostra direzione di marcia. Per tutte queste ragioni, la decrescita è concepibile soltanto all’interno di una ‘società della decrescita’, ovverosia nel quadro di un sistema basato su una logica diversa. L’alternativa, dunque, è esattamente ‘decrescita o barbarie’!”.

Questa premessa teorica ci serve a introdurre due casi di cui ha parlato la stampa a fine anno. Uno si svolge nelle Prealpi francesi, sui colli attorno a Grenoble che un tempo (1968) ospitarono perfino le Olimpiadi invernali e oggi raramente vedono un fiocco di neve naturale. Siamo a Planolet, massiccio della Chartreuse, in un complesso sciistico con piste che si sviluppano tra i 900 e i 1300 metri. Qui i cinque impianti avrebbero già chiuso, causa insostenibilità economica, come è accaduto ad altre stazioni dei dintorni qualiNotre-Dame-du-Pré e Seyne-les-Alpes, se non fosse per l’associazione di volontari che ne ha rilevato per i prossimi cinque anni la gestione. L’associazione si chiama Nouvelles traces en Chartreuse: l’anno scorso ha totalizzato 5400 ore di lavoro volontarioche hanno permesso lo svolgimento della normale stagione sciistica. “I volontari” ha spiegato il tesoriere dell’associazione Michel Gachon a France Presse, “adattano il proprio lavoro alle condizioni della neve, e questo riduce notevolmente i costi di gestione”. Risultato operativo a fine stagione: 13.000 euro. Niente, se letto nel contesto di un’economia di mercato. Tantissimo invece se letto nell’ottica di Latouche: un’economia senza l’incubo del profitto, che garantisce a una comunità la sopravvivenza e permette a un territorio di non spopolarsi.

In Valle Scrivia si autotassa anche l’intero consiglio comunale

La seconda storia ce la riporta Repubblica da un paesino appenninico in provincia di Genova, perso tra i boschi della Val Scrivia. Si chiama Isola del Cantone, poco più di 1300 abitanti sparsi tra varie frazioni (erano 3000 cent’anni fa), un castello che ospita un museo archeologico e, a luglio, la Sagra della Nutella. Qui siamo a 300 metri di quota, quindi niente neve né sci, il poco turismo estivo si accontenta dei sentieri, come quello che sale al Bric delle Camere, poco più di mille metri di quota e cima maggiore del territorio. Come tantissimi comuni delle aree interne, anche Isola del Cantone è sempre sul ciglio del default: in cassa non ci sono soldi per pagare la maestra, per pulire le strade, per tagliare le siepi… Soluzione? Pagare di tasca propria, e affidarsi al volontariato degli Alpini, dell’Anpi, della Protezione civile. Tutti in paese si ingegnano per dare una mano, si improvvisano boscaioli, stradini, idraulici, ma ancora non basta, e allora ecco che il sindaco Gianluca Campora (in sedia a rotelle dopo un incidente ciclistico) e gli assessori hanno rinunciato al loro stipendio e versano ogni anno 35.000 euro per far sopravvivere la comunità.E curare un territorio che, come in tutto l’Appennino, è minacciato dal dissesto idrogeologico.

Quando venne pubblicato, quasi vent’anni fa, il saggio di Letouchesembrava la riedizione dell’evangelicoDiscorso della Montagna: bellissimo, inapplicabile. Più pericoloso del comunismo. Oggi però, senza troppo citare chi l’ha teorizzata, la “decrescita serena” riemerge come un fiume carsico e si propone come “buona pratica”, soprattutto in luoghi lontani dai riflettori. Difficilmente funzionerebbe a Cortina, lo sappiamo. Ma per il resto delle nostre montagne, chissà, la rinuncia al profitto potrebbe significare la salvezza. Una diga contro la barbarie.

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link