La F1 è un giocattolo molto costoso. Lo sa bene Red Bull. Si tratta di un enorme volano per il marketing dei costruttori che richiede tuttavia faraonici investimenti. Lo ha compreso rapidamente Audi, che pur acquisendo una scuderia preesistente ( Sauber, nda) ha accolto con un sospiro di sollievo l’ingresso del fondo sovrano del Qatar nell’azionariato della nuova scuderia. Una boccata d’ossigeno per le casse delle squadre sono i premi elargiti dalla FOM, in relazione al piazzamento nella classifica costruttori e accordi stipulati tra Liberty Media e i singoli team.
Ad esempio la Ferrari riceve un ingente premio in virtù della presenza in tutte le edizioni del campionato mondiale. Tale bonus chiamato LST ( Long Standing Team) è molto elevato per il Cavallino Rampante essendo pari pari al 5% del prize money complessivo (75 milioni di dollari). Altre squadre come Red Bull beneficiano di un corrispettivo accordato alla firma del patto della concordia. Red Bull ha siglato per prima il nuovo accordo commerciale con la FOM e, proprio per questa ragione, riceve un premio annuale molto lauto pari a 35 milioni di dollari.
Esiste anche una parte del montepremi che viene divisa tra i team in base alla classifica decennale dei costruttori. Quest’ultima, viene stilata tenendo conto soltanto delle prime tre classificate di ogni singola campagna agonistica, questo il metro di giudizio che utilizza la FOM assegnando 6 punti alla scuderia campione del mondo, 4 alla seconda classificata e solamente 2 alla terza. Questo bonus varia in ogni singola annata ed è strettamente legato agli introiti che la F1 riesce a racimolare nel corso dell’intero campionato. Lavora in questo modo la massima categoria del motorsport.
Cerchiamo di fare un esempio per capire meglio la situazione. Il 20% delle entrate totali della F1 superiori a 650 milioni di dollari verrà suddiviso tra i primi 3. Nel 2021, le prime tre scuderie hanno ricevuto un bonus di 35 milioni. In sostanza, per capirci, i premi in denaro per le scuderie sono, nella maggior parte dei casi, di molto superiori alla quota assegnata in base alla posizione in classifica ottenuta nella precedente campagna. Un meccanismo che in diverse situazioni è stato criticato, ma che continua a fare presenza malgrado i dubbi legati a tale organizzazione.
F1, Red Bull: qualcosa a livello finanziario non sta più funzionando
Ipotizzando un montepremi complessivo di 1,5 miliardi messo a disposizione della FOM, di seguito la stima dei guadagni di ogni team a valle del mondiale 2024: Ferrari 260 milioni, Red Bull 205, Mercedes 200, McLaren 185, Alpine 130, Aston Martin 125, Haas 120, Racing Bulls 100, Williams 97 e Sauber 78. Per alcune squadre gli introiti sono superiori al limite di spesa imposto dal regolamento finanziario. Tuttavia i costi operativi, ovvero quelli ricorrenti di un team di Formula Uno, sono di molto superiori al tetto economico fissato dal quadro normativo.
Per questa ragione le scuderie sono sempre alla ricerca di partnership tecniche e di munifiche sponsorizzazioni, necessarie per sostenere gli investimenti richiesti per poter competere nella classe regina del motorsport. Nella giornata di ieri, attraverso i canali social, i team hanno aggiornato la lista delle rispettive sponsorizzazioni. Ad esempio, la Scuderia Ferrari non annovera più Santander, sostituita da Uncredit. Ma a destare scalpore è la scomparsa di Bybit tra gli sponsor del team Red Bull. Parliamo del’accordo con la piattaforma exchange di criptovalute e trading con sede a Singapore.
Era iniziato nel 2022 sulla base di un accordo triennale da 150 milioni di dollari e non è stato più rinnovato. Una sponsorizzazione che era presente in ampie zone della monoposto al pari di un title sponsor. Il team che ha consentito a Max Verstappen di vincere la quarta corona iridata, riuscirà a sopperire alla perdita economica? Chissà. Senza dubbio si è trattato di un duro colpo al modello finanziario sostenibile per la scuderia di Milton Keynes, in un momento delicato della squadra.
Parliamo di un team di F1 che attraverso il successo riesce a essere sostanzialmente indipendente, a livello economico, dal colosso delle bevande energetiche. L’auto finanziamento come unica strumento per l’anima inglese della scuderia porta all’autonomia decisionale. Quella stesso potere che circa due anni fa ha consentito di rispedire al mittente le ambizioni Porsche al pari di ciò che ha fatto Audi con Sauber. La rottura con Bybit potrebbe essere la fisiologica uscita di uno sponsor, oppure la prima crepa nel modello finanziario del team diretto da Christian Horner.
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Immagini: Red Bull – F1Tv
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