Buoni pasto 2025, cosa cambia e quali novità: tetto massimo sulle commissioni per le nuove emissioni

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Microcredito

per le aziende

 


Novità in vista per le nuove emissioni di buoni pasto che, da gennaio 2025, sono soggette al tetto del 5% sulle commissioni. Non cambia nulla per i buoni pasto attualmente in circolazione e sul mercato dal 2024, la cui validità resta immutata e le cui commissioni concordate precedentemente tra società appaltatrici ed esercenti saranno identiche fino al 31 agosto 2025.

È stato un emendamento di Fratelli d’Italia alla legge annuale per il mercato e la concorrenza 2023 (legge 193/2024) a determinare la novità sui nuovi buoni pasto (le medesime che, dal 1 settembre, varranno anche per quelli già circolanti nel 2024: in questo caso, a garantire la proroga è stato un emendamento di Forza Italia allo stesso provvedimento): le commissioni applicate dalle società di emissione hanno un tetto massimo del 5%.

Il tetto alle commissioni sui buoni pasto, cosa cambia

In soldoni accade questo: per le nuove convenzioni tra società emanatrici ed esercizi commerciali, viene applicata fin da subito la nuova normativa con tetto massimo sulle commissioni del 5%; rispetto ai contratti già in essere, le convenzioni continueranno come pattuito fino al 31 agosto 2025. Dal primo settembre, anche in questo caso, si passerà tassativamente a un vincolo massimo sul tetto delle commissioni che non può superare il 5%. Va ricordato che su ciascun buono pasto nominale – sia esso cartaceo oppure elettronico – e a disposizione del fruitore è indicata una data di emissione.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Si tratta di un cambiamento significativo non solo perché interessa una platea di circa 300 mila aziende italiane che distribuiscono buoni pasto ai propri lavoratori (la cui stima è di una platea complessiva di circa 4 milioni di persone) ma anche per il fatto che va a modificare in modo tangibile la precedente normativa che disciplina i soggetti coinvolti dalla filiera di distribuzione. La previsione è che non si tratti di una novità indolore, anzi: è uno dei cambiamenti che potrebbe incidere sul prossimo corso di quello che, a tutti gli effetti, viene considerato strumento di welfare aziendale, ovvero il buono pasto. Cerchiamo di capire perché.

Cosa sono i buoni pasto e come si usano

Il buono pasto è un ticket nominale con un valore economico determinato: viene concesso dal datore di lavoro al proprio dipendente ed è un contributo quotidiano che consente allo stesso di usufruire di un pasto gratuito durante la giornata lavorativa. Va speso negli esercizi commerciali che ne accettano l’utilizzo, sono esenti da imposte (vale per quasi tutte le tipologie di buoni pasto) e possono essere usati anche per fare la spesa. Due elementi collettori, ovvero il fatto che non siano tassati e la possibilità di utilizzarli anche per gli acquisti al supermercato, li rendono tra i benefit più apprezzati da datori di lavoro e dipendenti. Solitamente sono erogati dalle aziende che non hanno la possibilità di offrire ai lavoratori un servizio mensa, sono disponibili in formato cartaceo oppure elettronico e rientrano a pieno titolo nel pacchetto di welfare aziendale.

A chi spettano i buoni pasto

Per dare risposta a tale quesito, giunge in soccorso la legislazione. Il Decreto legge del 7 giugno 2017, n. 122, in attuazione dell’articolo 144, comma 5, del decreto legislativo 18 aprile 2016, stabilisce che i lavoratori subordinati a tempo pieno o part-time hanno diritto al buono pasto anche laddove l’orario di lavoro non preveda una pausa pranzo. Beneficiari di tale diritto sono anche i lavoratori in smart-working, equiparati a coloro i quali lavorano in presenza. Detto ciò, va specificato che sul datore di lavoro non ricade nessun obbligo: resta una discrezionalità che fa capo al titolare di un’azienda, il quale può anche decidere di non elargirli.

Buoni pasto e vantaggi fiscali per le aziende

La prerogativa del buono pasto, in ottica aziendale, è quantomeno duplice: da un lato restituisce la possibilità di ottimizzare i costi rispondendo a un bisogno del dipendente, dall’altro garantisce un importante vantaggio fiscale poiché il buono pasto non è considerato reddito da lavoro ed è totalmente detassato per una soglia di esenzione di 4 euro al giorno (buoni pasto cartacei) o 8 euro al giorno (buoni pasto elettronici). A conti fatti, si tratta per il dipendente di disporre di un piccolo reddito aggiuntivo – da sommare allo stipendio – che oscilla tra gli 800 e i 1800 euro all’anno.

La filiera dei buoni pasto

Gli attori coinvolti dall’intero processo che gravita intorno ai buoni pasto – dalla produzione alla messa in commercio – sono quattro:

  • Il datore di lavoro, ovvero colui che offre il servizio;
  • Il lavoratore, ovvero colui che ne beneficia;
  • Le aziende che emettono il servizio, le quali agiscono in sinergia con il quarto soggetto, ovvero:
  • Gli esercizi commerciali, i quali stipulano delle convenzioni con le aziende produttrici e garantiscono l’utilizzo del buono pasto quale strumento di pagamento.

Cosa sono le commissioni sui buoni pasto

La questione delle commissioni sui buoni pasto interessa, in realtà, solo due tra i quattro attori protagonisti del processo, ovvero le aziende che li emettono e gli esercizi commerciali che ne accettano l’utilizzo. Tra le due parti si instaura un contratto commerciale secondo cui le società produttrici riconoscono un importo agli esercizi commerciali che ne accettano l’utilizzo: tale somma, tuttavia, risente di una percentuale – la commissione, appunto – trattenuta dalle prime nei confronti dei secondi. La cifra non è fissa ma variabile e può arrivare a rappresentare anche il 15% o il 20% dell’importo.

Ecco quindi che a sollevare il problema delle commissioni – ritenute in molti casi eccessive – è stata la grande distribuzione, con la richiesta al governo di fissare un tetto sulle commissioni per calmierarne il peso specifico. Da qui, la scelta definita per legge di fissare il tetto, ovvero una soglia da non superare, del 5% sulle commissioni, in relazione ai buoni pasto di nuova emissione.

Che la scelta del governo abbia accontentato una parte degli attori protagonisti per scontentarne un’altra è evidente: le reazioni alla misura sono state diametralmente opposte e se per la grande distribuzione si tratta di una novità positiva, le aziende emittenti di buoni pasto hanno sollevato diverse criticità. Se apparentemente la normativa non tocca né i datori di lavoro né i dipendenti, in realtà potrebbero subire un contraccolpo indiretto laddove tale cambiamento portasse a una limitazione nella possibilità di utilizzare i buoni pasto, per esempio per il fatto che la platea degli esercenti che ne accettano l’uso si possa ridurre.

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

La legge contiene una norma in base alla quale è concesso ai soggetti emittenti buoni pasto di recedere dai contratti già conclusi con i committenti datori di lavoro a partire dal 1° settembre 2025.

Il tetto alle commissioni sui buoni pasto, quali reazioni

I primi a rendere pubblica una reazione alla modifica delle commissioni sui buoni pasto sono stati i referenti dell’Associazione nazionale società emettitrici buoni pasto, secondo cui sarebbe stato impensabile gestire oltre 300 mila accordi senza intaccare la fruibilità della filiera dei buoni pasto e senza compromettere un servizio che rischia di certificare un calo netto. In tal senso va letta l’opera del Governo di dilatare le tempistiche rispetto ai buoni pasto già in circolazione, su cui le nuove disposizioni si avvieranno dal 1 settembre 2025.

Di contro, parole lusinghiere sono giunte dalla Federazione Italiana Pubblici Esercizi e da Federdistribuzione, che hanno evidenziato il buon senso alla base dell’introduzione di un tetto massimo alle commissioni, fermo restando le immutate funzionalità e il valore economico dei buoni pasto per i lavoratori che ne hanno disponibilità.

Riproduzione riservata



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

Source link