Il debutto del nuovo tariffario per le prestazioni sanitarie specialistiche e protesiche è stato bloccato sul filo di lana. Nel giorno fissato per la sua entrata in vigore, il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha congelato tutto con una sospensione cautelativa. Il decreto, firmato dal Ministero della Salute il 25 novembre, avrebbe dovuto rivoluzionare le regole dal 30 dicembre. Ma un maxi-ricorso firmato da centinaia di strutture sanitarie accreditate e sostenuto dalle principali associazioni di categoria ha stoppato il piano.
Il tallone d’Achille del provvedimento
I ricorrenti non hanno fatto sconti al decreto, accusandolo di superficialità. La critica principale si basa su una scarsa analisi delle condizioni economiche attuali, unite a metodologie discutibili. Gli avvocati Giuseppe Barone e Antonella Blasi, in prima linea per i ricorrenti, sono stati chiari: “Siamo convinti che il provvedimento violi i principi costituzionali di efficienza e buon andamento della pubblica amministrazione”. Il dito è puntato su tariffe che, a loro dire, non tengono conto di costi in aumento, complicazioni post-pandemia e crisi economica. Una situazione difficile e intricata, considerati anche gli insufficienti fondi alla sanità inclusi nella Legge di Bilancio.
Un aggiornamento atteso da decenni
Il nuovo tariffario, che prometteva oltre tremila prestazioni gratuite, era stato approvato in Conferenza Stato-Regioni e rappresentava il primo aggiornamento sostanziale dopo 28 anni. Doveva allineare il sistema ai nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), riformando il Decreto Tariffe del 23 giugno 2023. Una rivoluzione che è rimasta solo sulla carta, ma per i ricorrenti si traduceva in tagli ai rimborsi che arrivavano fino al 70%. Una mannaia soprattutto per le strutture del Centro-Sud, già in equilibrio precario.
Una battaglia lunga otto anni
Non c’è pace per i nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), attesi dagli italiani di rinvio in rinvio da ben otto anni. Dal 30 dicembre, ufficialmente, nuove cure sarebbero state disponibili per i cittadini a carico del Servizio Sanitario Nazionale: dalla procreazione medicalmente assistita a nuove terapie oncologiche. Ma proprio nel giorno in cui doveva essere scritta una nuova pagina per la sanità pubblica, il Tar del Lazio ha rimesso tutto in bilico. Il decreto sospeso non si limitava a introdurre nuovi Lea, ma aggiornava anche 1.113 tariffe relative a visite ed esami specialistici su un totale di 3.171 prestazioni presenti nel nomenclatore.
Il caos delle piattaforme e il rischio paralisi
Questo colpo di scena ha gettato nel caos un sistema già messo alla prova creando situazioni apocalittiche da incubo burocratico. Le piattaforme delle Asl avevano già iniziato a utilizzare i nuovi codici, e sarebbero già state emesse 300-400mila ricette basate sul nuovo tariffario. Un duro colpo per un progetto su cui il Ministero della Salute lavorava da due anni e che aveva già affrontato rinvii su pressione delle Regioni. I nuovi Lea e le tariffe, infatti, erano attesi inizialmente per gennaio 2024, poi slittati ad aprile, fino ad arrivare al fatidico 30 dicembre.
Le ragioni del Tar e la resistenza del Ministero
Il Tribunale ha accolto l’istanza cautelativa delle associazioni di categoria, che hanno salutato la decisione come una “grande vittoria” (solo loro, con ogni probabilità). “Il nuovo decreto è stato adottato dopo oltre 20 anni dai precedenti nomenclatori, delineando così l’insussistenza dell’urgenza”, si legge nella motivazione. L’udienza collegiale è fissata per il 28 gennaio 2025, ma nel frattempo il Ministero della Salute non resta con le mani in mano. In queste ore sta preparando un ricorso d’urgenza al Consiglio di Stato per cercare di salvare il nomenclatore e le nuove prestazioni, almeno temporaneamente, in attesa del verdetto definitivo.
Le cure che rischiano di restare sulla carta
Il blocco del Tar rischia di rimandare ancora una volta l’entrata in vigore di prestazioni sanitarie attese dal 2017 e per cui sono stati stanziati oltre 500 milioni di euro. Tra queste, spiccano la procreazione assistita, nuovi ausili e protesi come apparecchi acustici digitali e attrezzature domotiche, screening neonatali avanzati e diagnosi di patologie come celiachia, endometriosi e malattie rare.
Sul fronte oncologico, si attendono terapie innovative come la radioterapia stereotassica, l’adroterapia e il braccio robotico per trattamenti altamente mirati. Tecnologie diagnostiche di punta, come la tomografia ottica computerizzata per patologie oculari e videocapsule per diagnosi intestinali, restano per ora un miraggio. E tutto ciò mentre il Paese invecchia e cresce la domanda di cure avanzate.
Le ripercussioni per chi ha meno risorse
La sospensione del nuovo tariffario sanitario è un vero schiaffo per chi ogni giorno lotta per arrivare a fine mese. Questo aggiornamento era un’ancora di salvezza per chi non può permettersi cure private. E ci sono anche i numeri. Secondo un rapporto del Banco Farmaceutico, nel 2024 oltre 430.000 persone si trovano in condizioni di povertà sanitaria, ossia non possono permettersi le cure necessarie.
Con le vecchie tariffe ancora in vigore, molte persone si trovano costrette a scegliere tra spese insostenibili o rinunciare del tutto a cure essenziali. O peggio ancora, si troveranno costrette a rifugiarsi nei Pronto Soccorso, già ridotti all’osso e in crisi di personale. E non finisce qui: le disparità territoriali sono destinate ad aggravarsi. Le regioni con meno risorse o vincolate da piani di rientro difficilmente riusciranno a tappare questa falla, lasciando un vuoto di assistenza sanitaria che rischia di colpire proprio le fasce più vulnerabili del Paese.
Il blocco del nuovo tariffario è un colpo basso che arriva proprio a fine anno, un momento in cui tante famiglie tirano le somme e, per molte, quelle somme non bastano più. La sanità pubblica, che dovrebbe essere un pilastro universale (a meno che non ci si voglia avvicinare al modello statunitense, non proprio fortunato in questo esatto momento storico), sembra sempre più un lusso da ricchi, con cure essenziali trasformate in obiettivi fuori portata.
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