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Nel 2024 non ha saltato neanche un minuto di campionato: 39 presenze su 39, 15 volte con la porta inviolata e un rendimento lievitato verso l’alto. E’ stato il titolare di Indiani, in un girone (di ritorno) che ha certificato il salto di qualità della squadra dopo la promozione dalla D, ed è rimasto titolare con Troise, in un girone (di andata) che ha conservato l’Arezzo nelle prime posizioni di classifica della C. Luca Trombini ha difeso non solo la sua porta ma anche un percorso personale fatto di difficoltà inattese, come quando si è ritrovato svincolato nell’estate del 2022, e crocevia imboccati per il verso giusto. Nessuno più di lui meritava il titolo, onorifico ma significativo, di giocatore dell’anno.
Te lo aspettavi?
No e anche per questo mi fa un effetto speciale. Quando la gente ti riconosce la bontà del lavoro fatto è un motivo di orgoglio e una spinta a impegnarti sempre di più. Arezzo mi ha adottato calcisticamente e umanamente, non lo potrò scordare mai.
L’anno scorso vinse Gucci, uomo simbolo del 2023.
Ricordo. Fu strameritato, Niccolò è un pilastro del nostro spogliatoio. I suoi gol furono fondamentali come il suo comportamento fuori dal campo.
Se ti volti indietro, cosa ti lascia il 2024?
Una sensazione bella. E la consapevolezza che devo ringraziare tante persone: mister Indiani, mister Troise e tutti i miei compagni. Mi hanno dato una grande mano, ognuno di loro in modo diverso ma ugualmente importante. I risultati che ho ottenuto sono merito anche loro e della serenità che c’è stata nel gruppo.
C’è un momento, un episodio, un flash che ti è rimasto dentro in modo particolare?
La vittoria di Carrara, a gennaio. All’andata non avevo giocato, quella sera parai un rigore e feci una buona prestazione. Poi direi la trasferta di Sassari di ottobre, con i tifosi che ci hanno salutato fuori dall’hotel perché allo stadio non potevano entrare. E dopo ci hanno festeggiato in aeroporto. Sono emozioni incancellabili.
In questi anni in quale fondamentale sei cresciuto? E in quale invece deve ancora migliorare?
Mi sento cresciuto nell’uno contro uno. E’ una dote che hai nel dna, però si può affinare in allenamento e io ci ho lavorato tanto. Ma c’è sempre da darci dentro, specie oggi che noi portieri dobbiamo essere affidabili sia con le mani che con i piedi. Sulla costruzione dal basso posso ancora salire di rendimento.
Tre rigori parati su sette nel 2024: fortuna, demerito dei tiratori, merito tuo. Cosa ha influito di più?
Un po’ tutto, il rigore è un momento a sé. I tiratori li studio a fondo: angolo preferito, esecuzione in base al minuto della partita, precedenti. Però non è una scienza esatta, conta molto l’istinto, la casualità. Certo, pararne uno è una bella soddisfazione.
Magi a Franzese sono i preparatori che hai avuto nel 2024. Cosa ti hanno dato e in cosa sono diversi tra loro?
Mi hanno trasmesso tanto a livello tecnico e umano. Non è una frase di circostanza, è la verità. Tutti gli allenatori dei portieri cercano di riprodurre in settimana le situazioni di gioco che possono verificarsi in partita. C’è chi si dedica di più alla parte atletica, chi a quella tecnica ma l’obiettivo è comune. Posso dire che con loro e con Borra, Ermini, Galli c’è sempre stato grande affiatamento. Credo si avverta anche da fuori.
Dopo le giovanili al Torino, vai in serie D a Gavorrano e poi a Varese. Sei titolare, fai bene ma all’improvviso, nell’estate 2022, ti ritrovi senza squadra a 21 anni. Hai pensato di mollare in quei mesi?
Di mollare no, di tornare vicino casa per giocare a calcio tra i dilettanti e trovarmi un lavoro sì. Poi mi arrivò la telefonata del direttore Paolo Giovannini e cambiò tutto. Lui e Cutolo sono altre due persone alle quali devo dire grazie.
Torni mai con la memoria a quel periodo di incertezza su quello che sarebbe stato il tuo futuro?
Spesso, specie nelle belle giornate. E mi dico che oggi potevo essere da tutt’altra parte. E’ per questo motivo che all’Arezzo devo molto, il mio senso di gratitudine è grande. Ed è giusto che sia così.
Ti senti pronto per giocare in B? Hai l’ambizione di arrivarci? Oppure tieni la testa sull’oggi e basta?
Salire di categoria è un obiettivo che mi sono dato. Ma sono concentrato soltanto su questa stagione, vorrei chiuderla nel modo migliore. L’esperienza mi insegna che guardare troppo in là è rischioso, meglio badare al presente e fare bene.
Il ds Cutolo nell’ultima intervista ha detto che vorrebbe blindarti dal punto di vista contrattuale. Pensi che la trattativa andrà a buon fine?
Sicuramente sì. Sono legatissimo alla città, alla squadra, non vedo problemi di nessun genere. Non ho mai pensato a soluzioni diverse.
E dal 2025 cosa ti aspetti?
Le prossime partite saranno uno snodo fondamentale per noi. All’andata Vis Pesaro e Pineto ci inflissero sconfitte dolorose, abbiamo qualche sassolino da toglierci. Io sono un ottimista di natura, penso che con una classifica così corta sarebbe un peccato non puntare al massimo. Nei mesi scorsi abbiamo avuto dei periodi di difficoltà e siamo riusciti a superarli con la forza del gruppo. Quindi dico che non dobbiamo porci limiti.
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