la crisi degenera, il paese verso una spaccatura?

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Mondlane pensa a un governo parallelo mentre il Frelimo insiste nella repressione

Continuano le manifestazioni, ci sono decine di vittime e anche una maxi evasione dal carcere di Maputo

30 Dicembre 2024

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Articolo di Luca Bussotti

Tempo di lettura 5 minuti

Vista aerea di Maputo. Foto di Andrew Moore

Gennaio, in Mozambico, è il mese delle ferie. Per il mondo politico invece, è quello degli appuntamenti importanti. La Commissione nazionale per le elezioni (CNE) ha infatti fissato la data per l’insediamento del nuovo parlamento, mentre da tempo si sapeva quando il neo-eletto presidente avrebbe ricevuto l’investitura ufficiale: rispettivamente il 13 e il 15 del primo mese dell’anno.

Questi appuntamenti si svolgeranno nel clima surreale della crisi post-elettorale che da quasi tre mesi segna il paese: le forze di polizia stanno facendo stragi di giovani, mentre la settimana scorsa manifestanti e reclusi sono fuggiti con modalità misteriose dal principale carcere della capitale. Nell’annunciare gli attesi risultati delle elezioni, il 23 dicembre, lo stesso Consiglio costituzionale ha ammesso gravi irregolarità nel conteggio dei voti, pur convalidando però – con correzioni minime – quanto a suo tempo deliberato dalla CNE.

Timide reazioni internazionali

La comunità internazionale poi, è sostanzialmente silente, a parte qualche timida presa di posizione di Stati UnitiUnione Europea. Niente che faccia pensare alla possibilità di una mediazione internazionale con l’irriducibile governo del Frelimo. Questo nonostante il principale leader dell’opposizione, Venâncio Mondlane, abbia da tempo dato la sua disponibilità a sedersi con la controparte per avviare un negoziato serio previe una serie di condizionalità.

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Nelle ultime ore, il gruppo parlamentare della Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale (SADC) nel Parlamento panfricano, ha infine chiesto un intervento urgente della stessa SADC e dell’Unione Africana, poiché le manifestazioni che si stanno ripetendo in Mozambico dal 24 ottobre scorso, stanno compromettendo negativamente l’economia e la stabilità dei paesi vicini, a partire dal potente Sudafrica 

Secondo l’organizzazione della società civile Plataforma Decide, dall’annuncio dei risultati definitivi, quindi in circa una settimana, sono morte nelle proteste oltre 170 persone. Una cifra che sale fino a oltre 250 se si fa partire il conteggio da ottobre. 

Fase “ponta de lança” rinviata di cinque giorni 

Oggi, lunedì 30 dicembre, avrebbe dovuto essere il primo giorno della fase ponta de lança annunciata da Mondlane nell’ambito della mobilitazione contro il risultato delle elezioni del 9 ottobre, per il momento sospesa in seguito a una richiesta della comunità internazionale. Diverse organizzazioni umanitarie, come delle istituzioni religiose, Amnesty International, Croce Rossa e Human Rights Watch (HRW) hanno infatti richiesto qualche giorno per indagare sui crimini commessi dalle forze di polizia mozambicane nel reprimere le proteste. L’annuncio della nuova, decisiva fase da parte di Mondlane si attende nelle prossime ore.  

Governo parallelo e corsa verso l’investitura 

Nel frattempo, però, nel paese “reale”, la società di base si sta già organizzando: a Liupo (provincia di Nampula, nel nord del paese), la comunità locale ha eletto un proprio amministratore, scacciando quello ufficiale che era stato nominato dal governo del Frelimo. In altre zone del paese invece, sempre Nampula e nella vicina Zambézia, sedi del partito da sempre al potere sono state incendiate.

A fronte di questi movimenti dal basso, Mondlane ha invitato i propri numerosi sostenitori a contribuire (anche indicendo concorsi e promettendo premi in denaro piuttosto cospicui) a una rivoluzione dei simboli nazionali: nuovo inno e nuova bandiera, oltre a una nuova Costituzione. Tutto ciò prelude a quella che sembra essere la nuova tappa della contestazione dei risultati elettorali e dell’investitura ufficiale di Daniel Chapo alla presidenza della Repubblica: la formazione di un governo parallelo, con tanto di tribunale popolare costituito dai principali specialisti in diritto della CPLP (Comunità dei paesi di lingua ufficiale portoghese) e la designazione dello stesso Mondlane alla presidenza della Repubblica.

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Oltre a sollevare evidenti questioni giuridiche, questa iniziativa sembra avere due obiettivi: da un lato, evitare un bagno di sangue derivante da un eventuale attacco diretto alla Ponta Vermelha, ossia la sede della presidenza della Repubblica, al momento dell’investitura di Chapo; dall’altro mostrare alla comunità internazionale quanto illegittime siano le istituzioni “ufficiali”, che andranno a governare il paese senza un’investitura popolare certificata da elezioni libere e trasparenti. 

Il nodo di fondo è tutto qui: mentre Chapo sta dando segnali inequivocabili di accelerazione della sua corsa verso l’investitura presidenziale del 15 gennaio, Mondlane sta provando a fermare quello che sarebbe da considerare come l’ultimo atto del percorso post-elettorale del 9 ottobre, moltiplicando la sua pressione verso la comunità internazionale.

Nei giorni scorsi, il leader delle rivolte ha rilasciato una lunga intervista alla CNN in lingua portoghese, anche per denunciare il «deplorevole» riconoscimento della vittoria del Frelimo e di Chapo da parte di Lisbona. Alcuni giorni fa invece, su invito di Renew Europe (il gruppo dei liberali al Parlamento europeo), Mondlane aveva già potuto esprimere la propria visione su quanto accaduto alle elezioni del 9 ottobre scorso, attaccando l’atteggiamento avuto dal governo del Frelimo e senza risparmiare critiche all’eccessiva passività delle istituzioni comunitarie rispetto alla crisi in corso.

Una crisi di cui continua a non vedersi la fine e che sta portando il paese verso una situazione caotica, con istituzioni ufficiali senza alcuna legittimità, e quelle parallele, a firma Mondlane, che godono di forte sostegno popolare ma che allo stato attuale sono impossibilitate a guidare il paese. 

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