Il sogno sfumato sul più bello del Catanzaro, l’anno turbolento del Cosenza. Crotone e Reggina deludenti, sorpresa Sambiase

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Il sogno serie A sfumato del Catanzaro, l’ennesima salvezza (firmata Gennaro Tutino) del Cosenza poi penalizzato in classifica e la crisi societaria, gli scontri nel primo derby e il secondo giocato fino al 106’ minuto. E poi ancora la delusione del Crotone e l’aggressione ai calciatori, la Reggina e la Vibonese alla continua ricerca di un posto al sole. Può essere riassunto così il 2024 del calcio calabrese. Un anno che ha visto sorridere soltanto il Sambiase, promosso in serie D dopo aver vinto il campionato di Eccellenza.

Gli scontri dopo il derby Cosenza-Catanzaro

Prima di parlare di calcio giocato, va fatto un breve cenno su quanto accaduto quest’anno nella giornata del derby tra Cosenza e Catanzaro, che ha preceduto quello del 26 dicembre. Stiamo parlando della partita, disputata il 3 marzo al “San Vito-Marulla”. Un derby atteso a lungo e vinto dalla squadra giallorossa con merito, ma rovinato dagli scontri, in serata, nei pressi del centro commerciale di Rende, vicino allo svincolo autostradale. Bilancio: alcuni agenti di polizia contusi e il rischio concreto che la situazione potesse degenerare.
Scene di guerriglia urbana, con un folto gruppo di ultras catanzaresi armati di spranghe e bastoni che, provocati da alcuni tifosi cosentini, sono scesi dai loro pullman e hanno seminato il panico soprattutto all’esterno di un McDonald’s popolato di famiglie e bambini.
Di quella folle serata, oltre a ciò che non ha funzionato nel sistema di sicurezza e nell’organizzazione dell’evento (i tifosi del Catanzaro nel settore ospiti erano molti di più degli 800 che avrebbero dovuto raggiungere Cosenza), e alle immagini girate sul web che hanno fatto tornare le lancette del tempo indietro di almeno tre decenni, resteranno soprattutto le polemiche, di parte, anche politiche, su chi fosse il colpevole di cotanta arretratezza. Polemiche rivelatesi, alla fine dei giochi, a dir poco svilenti e che sono continuate fino a pochi giorni prima della partita dello scorso 26 dicembre, disputata sempre al “San Vito-Marulla” senza tifoseria ospite.

Gli scontri post-derby

Il sogno interrotto sul più bello delle Aquile e il ritorno in zona playoff

Non si può certo dire che il 2024 del Catanzaro sia stato un anno negativo. Anzi, tutt’altro. Alla prima stagione di serie B dopo un’attesa lunga 17 anni, la squadra giallorossa, sotto la guida tecnica di Vincenzo Vivarini, ha letteralmente stravolto le gerarchie del torneo cadetto, imponendosi come la squadra più brillante e bella da ammirare. Il gioco armonioso e offensivo delle Aquile avrebbe meritato senza dubbio il premio finale della promozione nella massima serie, sfumata in semifinale contro una Cremonese giunta a quel punto con maggiori energie fisiche e qualche uomo determinante in più su cui poter contare. Ma, delusione a parte, nella mente dei tifosi resteranno sicuramente le prodezze di capitan Iemmello (talentuoso trascinatore catanzarese doc, autore di 17 gol), gli scatti e i dribbling di Vandeputte, la sicurezza tra i pali di Fulignati, l’incisività sotto porta di Biasci, e poi ancora le geometrie di Petriccione, l’esplosività di D’Andrea e la solidità difensiva in cui sono emerse le capacità dell’italo-brasiliano Antonini. Tra i giorni da ricordare, ma, come scritto sopra, e non solo da un punto di vista sportivo, anche il derby vinto allo stadio “San Vito-Marulla” contro il Cosenza. Sul campo, i ragazzi di Vivarini hanno dimostrato la propria solidità e superiorità tecnica, andando in gol grazie a un Iemmello sempre pronto a punire i rivali rossoblù, e a Biasci.
Ai playoff promozione il Catanzaro si è presentato, purtroppo, con più di una defezione. La sconfitta netta di Cremona ha interrotto sul più bello la magia di un’annata che resterà ugualmente tra le pagine più luminose del calcio catanzarese.

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In estate, dopo una stagione esaltante, in tanti nel capoluogo di regione si sarebbero aspettati un rilancio immediato e deciso, con obiettivi più prestigiosi da parte del club di Floriano Noto – premiato poco più di un mese fa al Gran Galà del Calcio come migliore presidente della B – in vista del nuovo campionato. Invece, i lenti e per certi versi sfiancanti addii dei direttori generale e sportivo Diego Foresti e Giuseppe Magalini, seguiti a ruota da quello più doloroso, deludente e polemico di Vincenzo Vivarini (finito al Frosinone per essere esonerato dopo appena nove partite), hanno costretto la società a ripartire daccapo. Dentro, quindi Paolo Morganti, Ciro Polito e l’ex Cosenza Fabio Caserta (sconfitto proprio dai giallorossi, nel marzo 2024, nella sua esperienza in riva al Crati) alla guida della prima squadra. Una scelta coraggiosa che in questo primo scorcio di stagione non è riuscita a trascinare ancora del tutto una piazza che ha ancora negli occhi il gran gioco espresso dal Catanzaro fino alla primavera scorsa.

Le partenze di Fulignati e Vandeputte, sono state colmate dagli arrivi di elementi di grandissimo spessore come Pigliacelli, Seck, D’Alessandro, La Mantia, Buso e Coulibaly, ma per lunghi tratti del girone di andata la squadra ha faticato a trovare la giusta sintonia per poter dare una svolta positiva al proprio percorso. Di conseguenza, non è mancata qualche polemica nei confronti dell’allenatore di Melito Porto Salvo.
Tra novembre e dicembre, però, seppure raccogliendo più pareggi che vittorie (quello ottenuto al 106’ nel derby contro il Cosenza del 26 dicembre non è stato accolto positivamente dalla tifoseria), il Catanzaro è riuscito a trovare finalmente il giusto equilibrio tattico e il sesto posto in graduatoria raggiunto proprio pochi giorni fa, sembra ridare slancio ad una piazza affamata di successi.

L’anno turbolento del Cosenza: Tutino, il -4, l’ultimo posto in classifica e un futuro incerto

Il 2024 del Cosenza non è stato un anno esaltante come quello del Catanzaro, e, come accaduto più volte nelle ultime stagioni, non sono mancate emozioni, polemiche e turbolenze. Ma andiamo per ordine, partendo dall’inizio.
Già a gennaio il tecnico Fabio Caserta non gode della fiducia di buona parte della piazza. Il suo calcio non entusiasma, i risultati e le prestazioni sono altalenanti seppure in linea con i programmi della società che gli chiede una tranquilla salvezza. L’organico stavolta è di tutto rispetto, spicca su tutti il talento di Gennaro Tutino, tornato in rossoblù a furor di popolo. A gennaio la squadra perde di misura a Cremona, ma la settimana successiva l’allenatore salva la panchina grazie alla roboante vittoria casalinga contro la corazzata Venezia. Inizia un periodo favorevole, vengono conquistati 11 punti in cinque partite, la rosa è ancora più forte con gli arrivi di Camporese, Frabotta e Antonucci. Ma nel giorno del centodecimo anniversario dalla nascita del club, in un “San Vito-Marulla” addobbato a festa, il Cosenza crolla ancora, stavolta con la Sampdoria.
Il 3 marzo, arriva un’altra pesante battuta d’arresto, in casa contro il Catanzaro (Tutino si fa male subito). Fioccano le critiche contro il tecnico. Il suo esonero viene deciso dopo il pareggio a reti bianche contro il Cittadella quando il Cosenza in classifica è a quattro punti dai playout e a tre dai playoff. Proprio nei giorni in cui al presidente Eugenio Guarascio viene imposto l’obbligo di dimora – successivamente revocato – per una inchiesta sui rifiuti che riguarda la sua azienda, al posto di Caserta viene chiamato a sorpresa William Viali (condottiero della salvezza del Cosenza ai playout nel giugno 2023), che aveva iniziato l’anno ad Ascoli per essere a sua volta esonerato dai marchigiani (il nuovo regolamento, inaugurato proprio dal Cosenza, permette agli allenatori di cambiare squadra nello stesso torneo). Nelle nove partite rimaste, grazie anche a un Tutino letteralmente immarcabile, autore di 20 gol uno più bello dell’altro (segnerà anche al volo di tacco e in sforbiciata), i Lupi centrano la salvezza e sfiorano addirittura l’accesso ai playoff ottenendo il record di punti (47) da quando sono tornati in B. Il clima in città torna così ad essere euforico, Tutino è il leader e il trascinatore di una tifoseria che con lui sogna in grande. Il sindaco Franz Caruso si fa coinvolgere dal clima positivo e lo premia con il “Sigillo d’oro“, mentre il diretto interessato promette amore eterno alla maglia (e assicura incautamente: «in serie B solo col Cosenza»).

tutino sigillo della città
Il Sigillo d’oro consegnato a Gennaro Tutino

Tutti chiedono al presidente Eugenio Guarascio di riscattarlo dal Parma (il suo cartellino costa 2 milioni e mezzo). Il patron esegue ma, al tempo stesso, stravolge tutto: via il ds Gemmi, via Viali, dentro il dg Giuseppe Ursino, il ds Gennaro Delvecchio e il tecnico Massimiliano Alvini.
Il riscatto di Tutino illude l’ambiente, il procuratore del calciatore accusa il Cosenza di non averlo coinvolto nell’operazione con il Parma e dichiara che l’attaccante napoletano non giocherà più con i Lupi. Ma il vero scopo dell’operazione Tutino è un altro: Guarascio annuncia in pompa magna e tra il tripudio di cronisti e tifosi il riscatto del bomber pregustando già la sua cessione al doppio della cifra spesa. Le settimane successive saranno un calvario, con il colpevole silenzio del calciatore (che vorrebbe giocare in un club ambizioso), il ritiro pre-campionato da separato in casa insieme a Marras (che chiede la cessione) e poi l’addio, a inizio agosto, direzione Sampdoria in serie B, al costo di tre milioni e mezzo. Il club blucerchiato gli offre un ingaggio che sfiora il milione di euro. In mezzo a tutto ciò, c’è da registrare anche la mancata iscrizione della squadra femminile rossoblù, che ha appena conquistato la serie C, al campionato. Le critiche, anche istituzionali, non smuovono Guarascio, che non spiegherà mai quella decisione. Ma l’estate calda del Cosenza è appena iniziata. Il club e la legale rappresentante pro tempore Roberta Anania vengono deferiti al Tribunale Federale Nazionale della Figc per il mancato versamento delle ritenute Irpef e dei contributi Inps. Si rischia una pesante penalizzazione in classifica. Nel frattempo il ds Delvecchio e il dg Ursino perdono pezzi. Molti big della squadra come Marras, Meroni e Calò salutano, vengono sostituiti da diversi giovani che firmano lunghi contratti.

A fine agosto, a campionato iniziato (battuta in casa la Cremonese, ko a Mantova e pari interno contro lo Spezia) il Tribunale Federale Nazionale infligge 4 punti di penalizzazione alla squadra rossoblù, confermati poi l’11 ottobre dopo il ricorso della società. È l’ennesima tremenda mazzata che destabilizza non poco un ambiente che viene a conoscenza delle pesanti rivendicazioni economiche di ditte, fornitori e steward dello stadio, ma, sorprendentemente, non stravolge più di tanto il lavoro di Alvini e dei suoi ragazzi che in campionato esprimono un gran gioco e buttano il cuore oltre l’ostacolo.
Il Cosenza è ispirato dal suo condottiero, la squadra suda la maglia, corre a velocità doppia e riceve applausi. Ma nel mese di dicembre i limiti strutturali, aggiunti a un calo psicologico, emergono poderosamente, la classifica peggiora facendo toccare a Micai e compagni l’ultimo posto e si arriva così al secondo derby del 2024 con la proprietà che, nonostante l’avvertimento del sindaco Caruso, aumenta vertiginosamente il costo dei biglietti per poi tornare sui suoi passi perché subissata da violenti critiche. In aggiunta a tutto ciò, non va dimenticata una nuova possibile trattativa (ancora in corso?) per la cessione del club e le dimissioni del dg Ursino, ufficialmente per problemi di salute anche se in pochi credono a questa versione.
La gara contro il Catanzaro si conclude in parità con il gol di Ciervo al 106’ minuto a regalare fiato e le lacrime di Alvini ad un ambiente che crolla nuovamente dopo la sconfitta immeritata col Sassuolo e chiude un anno da dimenticare in fretta. Il guaio è che il 2025, già dalle premesse, non lascia ben sperare. Chi sognava (ormai in tanti, bisogna dirlo) un capodanno con un cambio di proprietà, si è svegliato con gli auguri social del Cosenza calcio, per il suo onomastico, al presidente Eugenio Guarascio. Dopo la marea di messaggi sotto al post, tutti poco amichevoli, i commenti sono stati cancellati e bloccati.

Crotone, nel 2024 tante ombre ma con Longo si può pensare positivo

Anche il 2024 del Crotone è stato un anno piuttosto tormentato e deludente. I progetti ambiziosi di inizio stagione sono stati subito soppiantati dai risultati negativi di una squadra ricca di grandi nomi per il campionato di serie C, ma rivelatasi subito non all’altezza del compito richiesto dal club guidato dal presidente Gianni Vrenna. Dopo l’esonero a ottobre 2023 di Lamberto Zauli e l’immediato passo indietro della società pitagorica (anche per l’intervento dei suoi calciatori), a febbraio il tecnico romano è stato sostituito da Silvio Baldini. Anche in questo caso, però, Tumminello e compagni sul campo hanno mostrato tutti i loro limiti caratteriali e dopo appena cinque gare è stato richiamato in panchina Zauli. Il pubblico crotonese ha più volte contestato squadra e dirigenza. Una tensione culminata in un episodio gravissimo, datato 8 aprile, quando otto calciatori che si trovavano su una spiaggia in località Scifo, insieme alle rispettive fidanzate, sono stati avvicinati e brutalmente aggrediti da un gruppo di ultras rossoblù, (successivamente identificati, nonostante la mancata denuncia, per paura, delle vittime, per il reato di violenza privata aggravata, commesso in concorso). Non è finita qui, il 7 maggio, dopo l’eliminazione dai playoff nella partita in trasferta contro il Picerno di Emilio Longo, i tifosi pitagorici presenti nel settore ospiti hanno costretto i calciatori a levarsi le maglie e a lasciarle a terra. Per quella vicenda sono stati emessi 15 Daspo.
Da allora è cambiato tanto, qualche calciatore è rimasto (come Tumminello e Gomez), ma in tanti sono andati via. Antonio Amodio ha preso il posto di Giuseppe Di Bari come direttore sportivo, mentre in panchina è arrivato proprio Emilio Longo, allenatore campano di grande personalità che sta provando a costruire un ciclo vincente attraverso il gioco e l’unità di gruppo. Dopo un avvio stentato e un pesantissimo poker subito in casa dall’Avellino, il Crotone ha iniziato la sua marcia verso le zone alte della classifica, spinto proprio da Tumminello e Gomez e soprattutto dai giovanissimi Oviszach e Silva. Capire dove questa squadra potrà arrivare al momento appare difficile, la speranza è che le ombre dei primi sei mesi del 2024 possano essere dimenticate in fretta.

emilio longo
Emilio Longo

Reggina e Vibonese deludenti. Sorpresa Sambiase, il suo 2024 è da incorniciare

Pochi sorrisi per la Calabria anche in serie D, categoria in cui sono costrette a coabitare da qualche tempo due grandi realtà come Reggina e Vibonese. Soprattutto la realtà amaranto, dopo il doloroso fallimento del 2023, sta faticando non poco a tornare nel calcio che conta. La nuova proprietà (ormai ex “Fenice Amaranto”) di Nino Ballarino e Virgilio Minniti ha trovato numerose difficoltà e tanta diffidenza lungo il suo percorso.

La partenza in ritardo nella scorsa stagione, non ha aiutato Brunello Trocini e i suoi ragazzi che, nonostante le tante difficoltà, hanno comunque ottenuto un lodevole quarto posto nel girone I fino alla sconfitta nella finale playoff (che non avrebbe comunque garantito l’accesso alla serie C) contro il Siracusa. Pochi giorni dopo quella sconfitta, la società ha annunciato l’acquisizione del marchio storico della Reggina 1914, promettendo un campionato di vertice. In panchina è arrivato Rosario Pergolizzi, il quale dopo appena due mesi è stato costretto a fare un passo indietro per problemi personali. Al suo posto è tornato Brunello Trocini al quale spetterà il compito, non semplice (oggi gli amaranto sono quarti in classifica a sette punti di distacco dalla vetta, ma con una gara in meno), di riportare in alto il calcio cittadino. Dalla Reggina alla Vibonese, giunta terza la primavera scorsa. Sconfitta nella semifinale playoff proprio dagli amaranto, il nuovo corso rossoblù è iniziato dopo un vero e proprio terremoto societario: lo scontro tra il patron Pippo Caffo e i dirigenti Antonello Gagliardi (ad) e Francesco Ramondino (ds), quest’ultimi accusati, tra le altre cose, di aver speso 800 mila euro per gli stipendi con soli 120 abbonati. Oggi la Vibonese è allenata da mister Michele Facciolo, mentre il nuovo direttore sportivo è Ettore Meli. La squadra per qualche settimana ha guardato tutti dall’alto nel girone I, ma recentemente ha subito un calo evidente concludendo l’anno al quinto posto in graduatoria a -9 dalla capolista Siracusa. Le prossime settimane saranno certamente indicative per comprendere, una volta per tutte, la forza dell’organico rossoblù.

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Pippo Caffo

Ha rischiato grosso il Locri, che ha mantenuto la categoria battendo nello spareggio playout il San Luca, altra compagine reggina. Quest’anno già due cambi in panchina, da Scorrano a Cozza fino ad arrivare a Zito con l’obiettivo, più che alla portata, di raggiungere una salvezza tranquilla.
Retrocesse le altre calabresi Castrovillari e Gioiese, mentre l’Fc Lamezia si è ritirato anticipatamente dal torneo ed è fallito.
Ma se Reggina, Vibonese e Locri non hanno brillato, non può dirsi lo stesso per il Sambiase. Il suo 2024 è stato, infatti, un anno indimenticabile grazie alla promozione in serie D, ottenuta matematicamente il 14 aprile dopo la vittoria contro la Paolana, e un girone di andata nel nuovo torneo a dir poco sorprendente.

Grande merito va riconosciuto a mister Claudio Morelli, che a suon di record ha portato i suoi ragazzi prima alla conquista di un traguardo straordinario dopo anni a dir poco difficili e, successivamente, al secondo posto in classifica nel girone I della serie D, prima squadra calabrese alle spalle del Siracusa. (f.veltri@corrierecal.it)

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