Quella porta socchiusa in Salento e gli albanesi. Racconto di Natale

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Richiedi prestito online

Procedura celere

 


Oltre trent’anni fa, per effetto della caduta del muro di Berlino, il Salento fu letteralmente invaso da albanesi in fuga: dalla dittatura comunista ormai alla fine, dai disordini che ne conseguirono e, soprattutto, dalla fame e dalla povertà. Nel Salento e nell’Italia – che avevano conosciuto attraverso i lustrini della televisione – gli albanesi intravedevano la possibilità di un futuro migliore. I salentini si mostrarono molto accoglienti, così come il resto dei pugliesi, comprendendo le ragioni di quell’odissea e mettendo a disposizione dei nuovi arrivati quanto era nelle loro possibilità. Tanto che ci fu qualcuno che propose, addirittura, di assegnare a Lecce e alla sua provincia il Nobel per la pace.

Poi, dopo i primi tempi, giunse la reazione dello Stato e delle istituzioni pubbliche,  finalizzata al rintraccio degli albanesi clandestini e al loro rimpatrio (anche perché la situazione in Albania andava migliorando). Si giunse persino ad un accordo fra Italia ed Albania per un blocco navale, che portò alla tragedia dell’affondamento della motovedetta albanese Kater I Rades, il venerdì santo del 1997.

Molti, tuttavia, sono gli albanesi rimasti in Salento, oggi perfettamente integrati.

Microcredito

per le aziende

 

In quegli anni, dunque, ai Carabinieri fu assegnato il compito di controllare il territorio e rintracciare i clandestini, non importa di quale età, per farli rientrare in Albania.

Quella che segue è una storia ambientata in quel periodo. Si tratta solo di una favola, di un racconto. Un racconto di Natale. O forse no?

Racconto di Natale

In un piccolo, bianco paesino del Salento, non lontano da Otranto, nella notte di Natale c’è l’usanza di lasciar socchiusa una finestra, perché anche oggi – come già duemila anni fa – la Sacra Famiglia di Nazareth va vagando per il mondo in cerca di rifugio. A rispettare, però, questa tradizione sono soprattutto le famiglie più umili.

In una povera casa dai muri scrostati e dal tetto quasi cadente vive una famigliola molto unita, in un’atmosfera intima e serena: quando ci si vuol bene, anche una povera casa è un nido invidiabile, perché in essa regnano la pace e l’amore!

Il fuoco arde allegro nel camino, scoppietta e sibila un grosso ceppo, mentre in un angolo un vecchio, striminzito alberello, con qualche pallina di plastica, un angioletto di carta, mandarini e arance fra i rami, sovrasta un piccolo Presepe, fatto di pietre, rami secchi, paglia e polvere bianca per neve.

Tre bambini, in attesa delle “pittule” e dei “purchiaddhuzzi”[1] che la mamma sta per friggere, ascoltano attorno al camino i vecchi racconti natalizi della nonna “Ia”.

Fa freddo e attraverso la finestra dai vetri appannati si sentono in lontananza i passi frettolosi degli ultimi passanti, le loro voci attutite, quasi ovattate con cui si scambiano già gli auguri di Natale.

Improvvisamente dal cortile giunge uno strano rumore, come di passi frammisti a gemiti e sospiri.

Richiedi prestito online

Procedura celere

 

“Saranno i gatti!”, dice la mamma.

Incuriosito, il più grandicello dei bambini apre la porta che dà sul retro e, mezzo accovacciato sotto la “pileddha[2], scorge un ragazzo di dodici-tredici anni che tenta inutilmente di nascondersi: ha gli occhi sgranati, impauriti e indossa una giacca ormai troppo piccola, logora e bagnata. Scoperto, farfuglia qualcosa in una lingua incomprensibile. È un albanese, o forse un curdo, chissà. Se ne vedono di questi tempi per le bianche vie del Salento.

I bambini lo guardano stupiti, la mamma è come bloccata, con ancora la pasta morbida delle “pittule” nelle mani. La nonna, invece, si alza, sollecita e premurosa: ha compreso, lo prende per mano, lo fa entrare, lo porta vicino al fuoco per farlo riscaldare e gli sorride, incoraggiante.

D’un tratto, però, s’odono due colpi secchi alla porta che, spalancata, lascia vedere un giovane Carabiniere, in cerca di clandestini.

“Sono sbarcati vicino ad Otranto, poche ore fa, erano a bordo di un gommone…”.

Tutti restano attoniti, senza saper cosa dire. Poi, improvvisa, la domanda del militare: “Lei, signora, quanti figli ha?”

Senza esitazione mamma e nonna rispondono, quasi all’unisono: “Quattro”!

Microcredito

per le aziende

 

Il silenzio sovrasta l’umile stanza.

Il giovane Carabiniere, accigliato, osserva tutti in viso; guarda soprattutto quel ragazzo con la giacca troppo piccola e stretta e dai lineamenti forse un po’ particolari. Poi, però, il suo sguardo è distratto da quel misero presepe, in cui gli pare di veder brillare di un’insolita luce la piccola statua di Gesù Bambino, posta sulla paglia. Sembra, quasi, che gli sorrida…

È un attimo. Col volto più disteso dice: “Scusate… Buon Natale”! E si reimmerge nella fredda umidità della notte.

Lontano s’ode un lieto scampanio. È quasi mezzanotte. È Natale!

 

[1] Pietanze tipiche del salento

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

[2] Piccola vasca in petra per lavare i panni

 

Roberto TanisiMagistrato, già presidente di tribunale e di corte d’appello



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Source link