Un progetto di APT, Regione e Conferenza Episcopale della Basilicata, per promuovere il patrimonio storico, culturale, religioso ed artistico del territorio regionale.
POTENZA – In concomitanza con l’avvio dell’anno giubilare l’Apt Basilicata ha lanciato il progetto “Giubileo 2025 Pellegrini di Speranza – Basilicata, terra di fede e devozione”, frutto del Protocollo d’Intesa tra l’Agenzia di Promozione Territoriale e la Conferenza Episcopale della Basilicata.
“Il Giubileo 2025 sarà un motivo di viaggio per milioni di turisti dall’Italia e dal mondo intero. Con le Diocesi lucane abbiamo lavorato, in questi mesi, per proporre un’offerta che ovviamente non andasse in competizione con la grande meta che è Roma, dove sono attesi trenta milioni di pellegrini e dove pure l’APT sarà presente con una mostra e un’installazione multimediale, ma ci siamo concentrati sui punti di forza del nostro territorio: una regione dove il senso del sacro è presente in tanti luoghi e parla nel silenzio delle nostre realtà”. Lo afferma il direttore generale di Apt Basilicata, Antonio Nicoletti. E aggiunge: “In collaborazione con tutte le Diocesi lucane e in linea con il tema dell’anno giubilare, sono stati individuati per ognuna i luoghi che meglio esprimessero quel bisogno di semplicità e religiosità a cui tanti anelano, lontani dalla frenesia della vita contemporanea. Un cammino spirituale alla ricerca del sé e del proprio equilibrio interiore che può estendersi poi anche ai luoghi più noti del patrimonio ecclesiastico e agli eventi liturgici che scandiscono il sentimento di fede della tradizione e della cultura lucana”.
Il progetto è supportato da un sito – online dal 24 dicembre – all’indirizzo www.basilicatasacra.it dove i pellegrini e i turisti possono trovare tutte le informazioni utili sui più interessanti “luoghi dello Spirito” in Basilicata.
Consulente scientifico del progetto è don Antonio Laurita. “Il progetto – spiega Laurita – vuole focalizzare l’attenzione su quei tanti luoghi di pellegrinaggio che abbiamo a portata di “gita fuori porta”, anziché pensare solo a luoghi come Santiago de Compostela, Lourdes, Fatima, Medjugorje o San Giovanni Rotondo. Per carità, non si vuole certo sminuire l’eco degli eventi miracolosi ivi registrati; vogliamo solo porre l’accento sul fatto che dal punto di vista della fede un pellegrinaggio a Tolve piuttosto che ad Acerenza non riveste certamente una valenza minore; anzi, può essere anche l’occasione per conoscere almeno parte del patrimonio artistico della regione, spesso misconosciuto.
I nostri sono santuari a volte risalenti all’epoca delle crociate, oggi spesso dimenticati dai più, ma che nel passato sono stati meta di un considerevole transito di pellegrini; e alcuni, pur avendo subito l’ingiuria dei secoli, sono ancora in grado di testimoniare l’impegno e la fede di uomini e donne d’ogni estrazione.
Molti sono stati edificati ad alta quota, forse per simboleggiare la necessità dello sforzo nel raggiungere la meta o forse per fornire la sensazione di ascendere verso Dio; altre volte sono stati ricavati in grotte rupestri o lungo le strade che collegavano Roma con la Terra Santa; spesso sono in zone particolarmente ricche di boschi tipici della regione (querce, castagni, cerri, faggi) oppure vicini a corsi d’acqua.
Ecco quindi che la definizione di “luoghi dello spirito” è doppiamente azzeccata, considerando la fede insita nei luoghi ma anche i sentimenti di pace e quiete che essi ispirano, specialmente oggi che in tanti hanno dimenticato cosa sia il mormorio del ruscello o il frullare delle ali dei volatili nel bosco.
Considerando le ridotte dimensioni della regione, sono anche tanti: nelle Diocesi in cui è suddivisa la regione ne sono stati considerati ben 91, dalle chiese di maestosa architettura alle piccole e semplici cappelle rurali. Tutte hanno alle spalle una storia intensa e all’interno testimonianze dell’opera di prestigiosi artisti o modesti artigiani: dipinti, affreschi o statue che vanno da rappresentazioni quasi naif a raffigurazioni capaci di provocare profonde emozioni; il che, senza andare a scomodare la sindrome di Stendhal, è proprio dell’arte.
Se consideriamo che i pellegrinaggi a questi luoghi dello spirito costituiscono un cammino fisico e interiore che, accompagnandosi al silenzio e alla riflessione, conduce al riappropriarsi di se stessi, li potremmo considerare come degli “integratori spirituali”, utili a rinfrancare anche l’anima e la conoscenza”.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link