Catanzaro, la giusta risposta alle critiche post-derby. Cosenza, cuore (sconfitto) e “brand” in ribasso

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Se il derby di giovedì scorso, visto l’andamento della gara, sembrava aver sorriso maggiormente al Cosenza, l’ultima giornata di campionato del 2024, ha fatto felice soltanto il Catanzaro che con un Iemmello ritrovato si è sbarazzato della Salernitana. Sfortunati e sconfitti i Lupi sul campo della capolista Sassuolo e sempre più ultimi in classifica.

Catanzaro, giusta risposta alle critiche dopo il derby

La giusta risposta alle critiche dopo il derby. Il Catanzaro ritrova subito la vittoria e riprende la sua corsa scrollandosi di dosso le scorie della sfida del San Vito-Marulla ed il suo finale tumultuoso. Chi temeva che i giallorossi potessero subire il contraccolpo psicologico di un derby buttato alle ortiche si sbagliava. Nonostante le tante assenze ed una panchina più che mai corta, il Catanzaro batte al Ceravolo una Salernitana quasi all’ultima spiaggia e guadagna una posizione in classifica superando anche il Cesena (giallorossi ora sesti).
Inedita la formazione schierata da mister Caserta che deve rinunciare a Bonini e ai vari Buso, D’Alessandro, Koutsoupias e Coulibaly. Resta fuori anche Brighenti, che non stava benissimo, al suo posto gioca Antonini mentre braccetto destro è Cassandro. In avanti confermato Pittarello al fianco di capitan Iemmello. E proprio il capitano risolve l’incontro con una rete, la sua decima stagionale, da vedere e rivedere. Bella la costruzione dell’azione con il lancio in profondità di Pompetti, il tacco di Pontisso e la conclusione vincente del numero 9 giallorosso.
Una vittoria meritata ma che sui titoli di coda, proprio come a Cosenza, rischiava di esser compromessa. Dopo il vantaggio di Iemmello e la rete annullata per fallo di mano a Pittarello, negli ultimi minuti il Catanzaro subisce il forcing finale della Salernitana e allo scadere dei minuti di recupero concessi incassa anche il pareggio, annullato per un fallo in area di Simy su Antonini. Tra le proteste dei campani Perenzoni fischia la fine dell’incontro allontanando la minaccia.
Il 2024 del Catanzaro si chiude con un sesto posto che vale oro. Dopo le difficoltà iniziali l’attuale posizione delle aquile certifica la crescita costante e continua della squadra di Caserta che ora si gode il momento e raccoglie i frutti del lavoro svolto.

Crema: l’immediato ritorno alla vittoria cancella in un sol colpo la delusione per la mancata vittoria di Cosenza. Il timore di poter patire gli strascichi del derby di Calabria è scongiurato. Il Catanzaro ha mostrato grande maturità e compattezza nel convogliare le tensioni degli ultimi due giorni nella volontà di battere la Salernitana. È una squadra che ha mezzi e consapevolezza, che ha mentalità.
Amarezza: la più grande amarezza il silenzio, a tratti assordante, della curva Massimo Capraro. Per rispetto di Domenico, un ultras ricoverato in gravi condizioni a seguito di un incidente stradale avvenuto lo scorso 26 dicembre, nessun coro e nessuno striscione di incitamento, solo uno dedicato proprio a Domenico. E, solidali con i tifosi giallorossi, sono rimasti in silenzio, anche se solo per il primo quarto d’ora della gara, anche i tifosi della Salernitana che hanno cominciato a farsi sentire solo dopo il 16’ più che altro con cori contro la proprietà. Altra amarezza il gol annullato per fallo di mano a Pittarello che avrebbe meritato la gioia del primo gol stagionale per l’abnegazione e l’impegno messi in campo anche contro i campani. (Stefania Scarfò)

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I calciatori del Catanzaro sotto la curva a fine gara

Cosenza, il cuore (sconfitto) e il “brand” in ribasso

La sintesi spietata di questa prima parte infernale di torneo del Cosenza calcio, sta tutta nella gara di Reggio Emilia: sacrificio, lotta su ogni pallone, occasioni nitide da gol create e non sfruttate per evidenti limiti tecnici e rientro a casa da sconfitti. E, quindi, si torna sempre lì, al punto di partenza, a raccontare di una squadra mai arrendevole e di un allenatore caparbio e di cuore che lo aveva annunciato sin dal primo giorno: «Così come siamo, non ci salviamo». Eppure, non ha mai smesso un attimo, insieme ai suoi ragazzi, di dare dignità e speranze ad una piazza ormai stanca di assistere da anni allo stesso triste spettacolo, seppure chiamato serie B.
Intendiamoci, al cospetto del cosentino Domenico Berardi (da serie A, lo ha dimostrato nel finale, e alla prima da avversario contro i Lupi) e del suo Sassuolo, nessuno si sarebbe aspettato di vincere, e forse neanche pareggiare. La delusione, e la differenza, al di là del vantaggio siglato da Venturi e mantenuto fino al fotofinish, sta negli errori commessi davanti alla porta avversaria. Proprio com’era accaduto quattro giorni fa nel derby contro il Catanzaro e in tante altre sfide buttate al vento precedentemente. Qualcuno, per variare sul tema ed evitare, per una volta, di prendersela con l’unico vero colpevole di cotanta crisi, ha criticato timidamente Alvini per i cambi che hanno stravolto l’equilibrio di una formazione che, fino al pari di Moro, stava tamponando senza grossi affanni le avanzate neroverdi. Però noi no, ci sentiamo di affermare che il problema è da cercare altrove e quell’altrove è visibile anche a distanza.
Il materiale umano a disposizione dell’allenatore toscano non può fornire garanzie e ciò che si è ottenuto fin qui va oltre il reale valore dell’organico silano. Per nutrire qualche chance di nuovo miracolo sportivo, sarebbe il caso, quindi, di portare in rossoblù non quattro calciatori: due difensori, un centrocampista e un attaccante (come rivelato dall’ex dg Carlo Federico), ma molti di più. Elementi esperti e di categoria, capaci di fornire qualità ed esperienza alla causa. Tutto questo, però, si sa, ha un costo elevato che la proprietà, quella che c’è adesso e non quella che al momento si può solo immaginare o sognare – non è un grado di coprire.

Crema: nella crema di fine anno, inseriamo tutto, o quasi. Da Alvini, anima di questo Cosenza commovente e fragile, a Micai, portiere che meriterebbe piazze più ambiziose; da Venturi, difensore legato alla maglia, a D’Orazio, capitano paziente che vuole restare nonostante le richieste ricevute da altri club. E ancora da Kouan (sì, anche Kouan) che davanti alle porte avversarie sa sbagliare come pochi al mondo ma corre fino al 90′, a Florenzi, da cui ci si aspetterebbe sempre un salto di qualità che non arriva, anche se l’impegno non manca mai. Questi ragazzi, da luglio ad oggi, sono andati oltre l’impossibile e la piazza cosentina, da sempre critica e impaziente, giustamente lo ha compreso. Ecco perché dopo il derby del 26 dicembre (solo pareggiato al 106′) sono arrivati applausi e non fischi. A volte, in questo calcio privo d’anima e fantasia, può capitare ancora che una partita non vinta ma giocata con il cuore, faccia più notizia di un ultimo posto in classifica.
Amarezza: l’ultima amarezza di questo 2024 ormai agli sgoccioli, la consegniamo senza se e senza ma all’amministratore unico del Cosenza calcio Rita Rachele Scalise, che in un’intervista rilasciata alla giornalista Anna Franchino la sera della partita contro il Catanzaro, si è augurata che nel 2025 si possa essere «più uniti nel rispetto di tutti». Parole splendide, nobili, che viaggiano di pari passo con l’indimenticabile e rispettoso aumento (poi rientrato dopo le proteste dei tifosi) del costo dei biglietti del derby. «Il brand del Cosenza calcio e il patrimonio della serie B – ha aggiunto ancora Scalise – sono troppo importanti e devono essere salvaguardati nell’interesse di tutta la città e di tutta la provincia». Sarà anche vero, ma ci sentiamo di ricordare alla dirigente che più che un brand (tra l’altro, di recente, in netto ribasso per le note vicende societarie), il Cosenza è soprattutto una squadra di calcio, e nel calcio si gioca e si vince solo sul campo, con i calciatori e con la passione dei tifosi. Se dopo più di 13 anni non si è capito tutto questo, forse è il caso di finirla qui. (Francesco Veltri)

Dalle Mura in azione nella gara tra il Cosenza e il Sassuolo

Foto Us Catanzaro e Cosenza calcio

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