Una manovra che privatizza il Paese

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Chi dice che la manovra non ha una visione sbaglia. È nascosta ma la visione c’è eccome! La maggior parte dei provvedimenti ha un segno inequivocabile, ridurre il perimetro del pubblico e favorire sempre e comunque il privato.

L’ultimo esempio? La cosiddetta riforma delle pensioni, per poter accedere alla quiescenza a 64 anni si può mettere assieme quanto maturato in Inps e quanto maturato in un fondo pensione privato a patto che il risultato faccia tre volte il minimo. E poi per i nuovi assunti vi sarà l’obbligo di versare il 25% per Tfr ad un fondo pensione. Dice il governo che così si garantirà ai giovani e alle giovani di avere pensioni dignitose. Dimenticando che pensioni dignitose saranno quelle di chi avrà avuto un lavoro stabile e con un salario dignitoso tale da poter costruire, appunto, una pensione dignitosa. La riforma delle pensioni che servirebbe è quella che tra un lavoro precario e l’altro provvede a versare contributi figurativi, ad esempio, così da coprire i periodi di buco.

E invece no, il governo non coerente con il proprio credo dice ai ragazzi e alle ragazze di questo Paese che una quota dello scarsissimo salario – si perché il Tfr è salario differito – che riceveranno qualora trovassero lavoro dovrà obbligatoriamente andare ai fondi previdenziali privati, non assumendosi nessuna responsabilità ne sul presente lavorativo ne sul futuro previdenziale delle giovani generazioni.

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Un caso? Assolutamente no, dicevamo il disegno della destra al governo è chiaro, privato è bello. Alluvioni e disastri ambientali? Assicurazione privata obbligatoria invece che la messa in sicurezza del territorio. Bisogno di accrescere l’istruzione e la formazione? Assegno alle famiglie che decidono di iscrivere i figli e le figlie in scuole private anziché garantire il tempo pieno a tutte e tutti, insegnanti di sostegno stabili e che non cambiano ogni anno, finanziamenti alle scuole pubbliche per metterle in grado di qualificare l’offerta formativa.

Vogliamo parlare dei tanto declamati provvedimenti per la famiglia? La manovra introduce il “bonus nuove nascite”, un’una tantum da mille euro per ogni nuovo nato in nuclei con Isee sotto 40mila euro ma il numero dei posti in asili nido che il Pnrr dovrebbe realizzare è passato da 265mila previsti dal piano originario ai 150mila di quello revisionato dall’allora ministro Fitto e per di più non un euro aggiuntivo di spesa corrente per garantire il funzionamento di quei nidi, e nemmeno la previsione delle assunzioni necessarie per accudire quei 150mila bimbi e bimbe.

Per non parlare della sanità. La manovra prevede 1,3 miliardi di incremento del Fondo Sanitario Nazionale nel 2025, cifra che non compensa nemmeno l’inflazione dello scorso anno mentre si scrive nero su bianco il definanziamento progressivo delle risorse per la sanità visto che si passa dal 6,2% del Pil del 2024 al 5,7 nel 2027. Ma mentre si riduce la quota di risorse per la salute si aumenta quella per acquistare dai privati prestazioni sottraendo ulteriori risorse a quella pubblica. Questo prevede, ad esempio, il tanto propagandato decreto sulla riduzione delle liste di attesa.

E come si farà a riempire di medici infermieri e operatori sanitari case e ospedali di comunità se non sono state appostate le risorse per le assunzioni? Magari dandole in appalto a cooperative e privati? Ancora cosa sono le farmacie dei servizi se non spostare su privati una serie di prestazioni? E poi, mano mano che si riducono le risorse per quella pubblica, inevitabilmente chi potrà aumenterà la quota di prestazioni acquistata da privati e tutti gli altri pazienza.

Ancora, Gaetano Manfredi, presidente dell’Anci e sindaco di Napoli ha recentemente denunciato che con i tagli previsti per gli enti locali i Comuni del Nord e del Sud rischiano la paralisi, soprattutto non potranno più garantire i servizi ai cittadini e alle cittadine, dai trasporti pubblici ai servizi sociali. Cos’è questa se non privatizzazione? E poi il blocco del turn-over al 75% nella pubblica amministrazione che già sconta quello degli anni precedenti cos’altro è se non restringimento del perimetro pubblico?

La manomissione della Costituzione passa anche da qui, dalla privatizzazione dei diritti di cittadinanza garantiti dalla Carta come istruzione, salute, mobilità che se non finanziati diventano inesigibili. La manovra del governo Meloni non è neutra ne inevitabile visto il patto di stabilità che, per altro, lei ha firmato in Europa. È una manovra coerente con un’idea di stato minimale, dove ciò che pubblico è residuale e il privato la fa da padrone.

Uno stato dove i forti vanno avanti e possono e i fragili vengono abbandonati a loro stessi, al massimo si elargisce un po’ di carità utile a lavarsi la coscienza. Uno stato verticistico che ha bisogno di un capo forte – presidenziale – senza i lacci e lacciuoli del parlamento e degli altri contrappesi, dalla magistratura alla Corte dei Conti, che utilizza la forza che utilizza la forza contro i deboli e gli emarginati e l’impunità contro i forti perché bisogna “lasciare liberi quelli che fanno”.

Che brutto Paese è questo disegnato dalla manovra e dal resto dei provvedimenti voluti da Meloni, confidiamo nella primavera della democrazia che potrebbe aprirsi con i 6 referendum che a breve la Corte Costituzionale esaminerà. Buon anno a tutte e tutti di partecipazione e mobilitazione in difesa della Costituzione antifascista nata dalla Resistenza.

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