Sanità, lavoro, transizione ecologica e digitale. L’anno che verrà secondo Becchetti

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Per capire cosa dobbiamo aspettarci, piuttosto che fare le foto del momento presente, è necessario guardare alle linee di tendenza. Partendo da una consapevolezza: per avere il migliore dei mondi possibili dove i benefici del progresso sono equamente distribuiti abbiamo bisogno di politica ed istituzioni lungimiranti. Il commento di Leonardo Becchetti

29/12/2024

Che anno sarà il prossimo, cosa ci si prospetta su tre fronti fondamentali come sanità, lavoro e transizione ecologica? Per capirlo piuttosto che fare le foto del momento presente dobbiamo guardare alle linee di tendenza. In campo sanitario il progresso medico, anche grazie all’aiuto dell’Intelligenza Artificiale accelererà. La cura di nuove malattie aumenterà l’aspettativa di vita ma non necessariamente quella di vita in buona salute. Il problema della non autosufficienza e di come finanziarla sarà una delle questioni fondamentali del futuro.

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Mutualità e strumenti assicurativi dovranno venire in soccorso di una spesa sanitaria che, per ragioni di bilancio, non può aumentare all’infinito per coprire tutte le nuove cure. Il sistema sanitario nazionale dovrà cercare di ridurre le diseguaglianze territoriali e il vantaggio di chi ha più reddito nelle cure e può permettersi l’accesso al settore privato e il salto delle file d’attesa. La transizione ecologica, checchè se ne dica nel dibattito bizzarro a cui assistiamo talvolta nel nostro paese, è irreversibile per ragioni di tecnologia e di mercato. Il trend di calo marcato dei prezzi di produzione delle celle fotovoltaiche e delle batterie renderà sempre più chiaro a tutti che il futuro è fatto di energia prodotta da fonti rinnovabili, l’energia che costa meno e sulla quale si stanno concentrando gli investimenti in tutto il mondo (quasi il 90% dei nuovi impianti di produzione nel mondo nell’ultimo anno sono da rinnovabili).

Entro il 2026 il calo dei prezzi delle batterie porterà al pareggio i prezzi d’acquisto di auto elettriche rispetto a quelle a motore endotermico, facendo capire l’inutilità del dibattito di questi ultimi tempi sul divieto della produzione di auto a motore endotermico entro il 2035. La questione che resta ancora aperta è quella della “chiusura del cerchio”. Se la quota di rinnovabili per la produzione di energia elettrica arriverà rapidamente al 70-80% nei prossimi anni, l’ipotesi di 100% rinnovabili è ancora in dubbio per via dei costi delle tecnologie di accumulo. Le altre possibilità sono residue centrali a gas o il nucleare ma il progresso negli accumuli potrebbe sorprenderci.

Dovremo abituarci a ragionare in modo completamente diverso sulle dinamiche del mercato del lavoro. La crisi demografica ci porta dal vecchio mondo in cui erano scarsi i posti di lavoro ad un mondo nel quale saranno scarsi i lavoratori. Compresenza di posti di lavoro vacanti e disoccupati renderà sempre più urgente la formazione permanente e la riqualificazione dei lavoratori. La rivoluzione dell’Intelligenza Artificiale sarà come il passaggio dalla macchina da scrivere al personal computer. Imparare a lavorare con il proprio assistente digitale sarà fondamentale per difendere il proprio posto di lavoro. Il progresso tecnologico aumenterà la ricchezza e farà crescere soprattutto i settori del tempo libero e dell’intrattenimento (già oggi abbiamo iniziato a conoscere un fenomeno ignoto sino a qualche tempo fa come quello dell’overtourism).

Saremo molto più ricchi ma incapaci di comprendere e misurare la nuova ricchezza che passa tutta attraverso il digitale e dunque è fatta di beni e servizi senza costo o quasi. Il punto debole di tutto saranno le diseguaglianze. La capacità di accesso a tutto il nuovo (dal progresso sanitario, all’intelligenza artificiale, alla ricchezza digitale) sarà ostacolata nei ceti meno abbienti da vincoli di reddito e di bilancio. Per questo la questione chiave sarà quella delle politiche redistributive che, se di successo, consentiranno una più equa distribuzione di questo benessere.

Oltre alle ipotesi di maggiore progressività fiscale o di tassazione sui grandi patrimoni e sugli utili delle imprese transnazionali sarà sempre più evidente l’importanza di una misura di reddito di base universalista e selettiva (solo per chi ha bisogno) che potrebbe essere direttamente distribuita dalle banche centrali attraverso meccanismi che limitano il rischio inflazionistico ma oltrepassano i vincoli di bilancio degli stati nazionali. Per avere il migliore dei mondi possibili dove i benefici del progresso sono equamente distribuiti abbiamo bisogno di politica ed istituzioni lungimiranti. Ed è questo a ben vedere il passaggio più delicato e tutt’altro che garantito.



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