BERGAMO Un fatto di cronaca che coinvolge due famiglie di origini calabresi che vivono in Bergamasca da anni: i Guerrisi da oltre venti, i Bonfiglio, prima di trasferirsi a Pontirolo, nel 2017 avevano aperto un autosalone a Cavernago. Si tratta dell’uccisione di Roberto Guerrisi, 42enne, operaio alla Tenaris Dalmine da vent’anni e da vent’anni a casa a Boltiere: l’uomo ieri è stato colpito da un proiettile che gli ha lacerato il viso e lo ha ferito al torace, nell’abitazione di famiglia. Un uomo di 58 anni, Rocco Modafferi, è stato fermato con l’accusa di omicidio: si tratta dello zio del fidanzato di una delle tre figlie di Guerrisi. La lite fra le due famiglie, al culmine della quale Guerrisi è stato ucciso a colpi di pistola, sarebbe stata causata dai maltrattamenti alla figlia di Guerrisi da parte del fidanzato.
L’origine della lite
C’è una lite tra due famiglie, infatti, all’origine del delitto che si è consumato ieri alle 14.30 a Pontirolo, davanti alla DB Car di Domenico Bonfiglio, in via Bergamo 13, che si occupa della vendita e del noleggio di auto usate. Stando ai primi accertamenti dei carabinieri del Nucleo investigativo di Treviglio e Bergamo, coordinati dal sostituto procuratore Giampiero Golluccio, tutto sarebbe nato da presunti maltrattamenti subiti da una delle tre figlie di Roberto Guerrisi (hanno 15, 18 e 22 anni), fidanzata con un ragazzo della famiglia Bonfiglio.
La ragazza – ricostruisce l’Eco di Bergamo – avrebbe raccontato di essere stata picchiata dal fidanzato, e Guerrisi sabato mattina si è presentato a Pontirolo per chiedere spiegazioni. Sarebbe nata una lite, dopodiché Guerrisi è tornato a Boltiere e si è ripresentato, stavolta con alcuni parenti, alle 14.30. I vicini delle abitazioni di fronte dicono che «erano almeno tre auto con sei-sette persone, che litigavano animatamente davanti al cancello. Poi abbiamo sentito due spari».
I colpi di pistola e i soccorsi
Chi abbia esploso i colpi di pistola è già chiaro ai carabinieri, ma gli interrogatori sono proseguiti per tutta la notte perché erano molte le testimonianze da raccogliere e condite da una certa reticenza. Di certo ci sono le tracce di sangue che vanno dall’esterno del cancelletto pedonale fino alla pensilina del bus, a una trentina di metri di distanza, dove Guerrisi è stramazzato a terra. Una delle ipotesi è che l’assassino gli abbia sparato stando dall’altra parte del cancello, oppure potrebbe averlo aperto e poi richiuso dietro di sè dopo aver sparato. Sempre i vicini riferiscono di aver visto «un parente che lo sorreggeva, uno piangeva e urlavano “gli ha sparato in faccia”. Hanno anche cercato di rianimarlo ma non c’è stato niente da fare».
I parenti e i passanti hanno chiamato il 112 alle 14,47 e subito sono intervenuti sanitari del 118 e carabinieri di Treviglio, guidati dal maggiore Antonio Stanizzi, di Fara d’Adda, Bergamo e Zingonia. Il magistrato è arrivato alla rivendita di via Bergamo nel pomeriggio e ha coordinato gli accertamenti proseguiti per tutta la notte: perquisizioni, interrogatori, ricerche dell’arma.
Gli interrogatori e la ricerca dell’arma
I parenti di Guerrisi che erano arrivati con lui, il fratello Salvatore, lo zio e alcuni nipoti, sono stati portati in caserma e interrogati. Lo stesso per i Bonfiglio, che sono stati sentiti all’interno della rivendita e alcuni portati in serata in caserma.
Sono state eseguite le prove dello stub, per trovare tracce di polvere da sparo sulle mani e sui vestiti, ma gli esiti non sono immediati e bisognerà aspettare l’esito del laboratorio. Tutta l’abitazione di due piani, oltre al capannone di 800 metri quadrati in cui c’è la rivendita delle auto, è stata perquisita a fondo. In serata i carabinieri hanno portato via una decina di sacchetti contenenti vestiti e oggetti.
È poi cominciata la ricerca della pistola: prima nei cassonetti e nei tombini all’interno della proprietà, poi nei campi adiacenti. Verso le 19 sono arrivati anche i Vigili del fuoco di Treviglio che hanno illuminato la zona e cercato tra i cespugli, ma le ricerche non hanno dato esito. Si continuerà a cercare domenica con la luce del sole.
Oltre all’omicidio – scrive ancora il quotidiano bergamasco – resta da chiarire anche tutta la vicenda dei presunti maltrattamenti subiti dalla figlia di Guerrisi: nell’immediatezza non sono risultate denunce o visite al pronto soccorso, ma la ragazza sarà interrogata per spiegare se si sia trattato di un caso isolato o di maltrattamenti ripetuti nel tempo e se ci saranno riscontri si procederà anche nei confronti del fidanzato. Il lavoro degli inquirenti si prospetta lungo e complicato, anche solo per il numero di testimoni da ascoltare.
Foto Eco di Bergamo
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