Assicurazioni catastrofali: chi paga il prezzo della crisi climatica? | Articoli

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La crisi climatica sta ridefinendo il mercato assicurativo, con nuove polizze obbligatorie per eventi catastrofici che sollevano domande su costi, responsabilità e impatti economici. Quanto incideranno queste misure sui cittadini e sulle aziende? E quali strategie serviranno per garantire sostenibilità e competitività? Un’analisi che esplora scenari e sfide di un tema sempre più urgente.

Il tema dell’assicurazione obbligatoria sugli edifici per eventi naturali catastrofici è di grande attualità anche in Italia.

Dal 31 marzo 2025, ad esempio, un’assicurazione per la protezione dai rischi catastrofali (il termine originario era fissato al 31 dicembre 2024) sarà obbligatoria negli ambienti di lavoro. Questo per condividere il rischio tra Stato e Privati.

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Personalmente, al di là della scadenza, la cosa che più mi ha sorpreso è la mancanza di un vero e proprio dibattito sulle implicazioni economiche di una simile decisione. Non ci si può domandare se qualcuno abbia realmente calcolato l’incidenza dei costi per le aziende e i privati, e quali potrebbero essere le ripercussioni su scala nazionale.

Anche perchè vi sono intere zone industriali che poggiano su aree in cui la classificazione sismica è stata modificata negli ultimi vent’anni e questo comporta che possano essere davvero tanti i “capannoni” da mettere in sicurezza per poter essere assicurati.

Per non parlare degli eventi catastrofali meteorologici, che stanno dimostrando che la vulnerabilità dei nostri territori è più critica ed estesa di quello che potevamo ipotizzare fino a qualche anno fa.

Ecco che allora può essere utile osservare quanto accade in altri Paesi.

   

Assicurazioni e Crisi Climatica: la tempesta perfetta

L’assicurazione casa, un tempo considerata una sicurezza standard e indispensabile, sta diventando sempre più un lusso inaccessibile per molti cittadini americani.

L’effetto combinato di rischi climatici crescenti, decisioni delle compagnie assicurative e politiche locali poco adeguate sta generando un effetto domino che minaccia non solo i singoli proprietari di casa, ma intere comunità.

Un recente articolo del New York Times (“Insurers Are Deserting Homeowners as Climate Shocks Worsen“, 18 dicembre 2024) descrive questa crisi con una lucidità allarmante.

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Partiamo da un caso emblematico: Richard D. Zimmel, residente nelle colline soggette a incendi vicino a Silver City, New Mexico, ha visto la sua assicurazione casa cancellata nonostante avesse adottato tutte le misure preventive possibili. Ha tagliato alberi, rivestito la casa con materiali resistenti al fuoco e installato un tetto in acciaio ignifugo. Tuttavia, “Property is located in a brushfire or wildfire area that no longer meets Homesite’s minimum standard for wildfire risk,” si legge nella lettera di rifiuto della sua compagnia, Homesite Insurance.

Questo caso non è isolato.

Dal 2018, oltre 1,9 milioni di contratti assicurativi sono stati cancellati negli Stati Uniti, con tassi di non rinnovo che in alcune contee sono triplicati o più, secondo un’indagine congressuale citata nell’articolo. Le conseguenze sono devastanti: senza assicurazione non si può ottenere un mutuo; senza mutuo, per molti americani, acquistare una casa diventa impossibile.

The climate crisis that is coming our way is not just about polar bears, and it’s not just about green jobs,” ha affermato il senatore Sheldon Whitehouse. “It actually is coming through your mail slot, in the form of insurance cancellations, insurance nonrenewals and dramatic increases in insurance costs.

Le aree più colpite sono quelle a rischio elevato di incendi o uragani: lungo la costa del Golfo, l’Atlantico, gli altipiani occidentali e perfino le Hawaii. Tuttavia, non è solo il luogo a determinare il rischio. La qualità della costruzione delle case è fondamentale, ma spesso non esistono standard edilizi adeguati per mitigare il pericolo. A Silver City, ad esempio, molti edifici si trovano al di fuori di qualunque regolamentazione urbanistica o norme antincendio.

See all these scattered houses out here?” ha osservato Eric Casler, professore assistente presso la Western New Mexico University. “If a wildfire started to burn through the area, it’s going to be really hard for them to stop it.”

La situazione è aggravata dalla mancanza di risorse per la gestione forestale e dalla crescente pressione abitativa nelle zone più a rischio. I tentativi di intervento, come i programmi di assicurazione statale per i rischi elevati, offrono solo soluzioni parziali: sono più costosi e garantiscono meno copertura. Inoltre, gli sforzi per ridurre il rischio, come le bruciature controllate delle foreste, richiedono tempo, denaro e personale che spesso scarseggiano.

 

Un problema globale

Questa crisi non riguarda solo gli Stati Uniti.

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I rischi climatici crescenti stanno mettendo sotto pressione i sistemi assicurativi a livello globale, con implicazioni che vanno oltre la protezione delle singole abitazioni.

Un mercato assicurativo in crisi può destabilizzare intere economie locali, ridurre i valori immobiliari e compromettere la capacità delle comunità di finanziare servizi pubblici essenziali come scuole e polizia. La crisi descritta dal New York Times è un potente richiamo alla necessità di azioni coordinate tra governi, assicuratori e cittadini. 

E’ certo che la soluzione dell’assicurazione non può essere vista come un semplice spostamento del problema a qualcun altro.

È necessario affrontare una serie di interrogativi cruciali e complessi. Pensiamo al nuovo obbligo italiano per l’assicurazione per la protezione dai rischi catastrofali:

  1. Quanti edifici sono realmente assicurabili? Il numero di strutture che possono essere adeguatamente coperte da polizze assicurative dipende da fattori come la loro ubicazione, le caratteristiche costruttive e il livello di rischio associato.
  2. Quanto inciderà il costo dell’assicurazione? L’aumento dei premi potrebbe gravare in modo significativo sui proprietari di immobili e sulle imprese, rendendo il costo della vita e della produzione meno sostenibile.
  3. Quali rischi devono essere coperti? Incendi, terremoti, inondazioni e frane rappresentano solo alcune delle minacce principali. È fondamentale stabilire criteri chiari su quali pericoli includere e con quale livello di dettaglio.
  4. A chi competono gli investimenti per abbattere il rischio? Se i terremoti sono generalmente responsabilità del proprietario, i rischi idrogeologici potrebbero richiedere interventi pubblici o forme di co-partecipazione tra pubblico e privato. Rimane da chiarire anche il ruolo degli affittuari nella suddivisione delle spese.
  5. Devono essere coperti anche i rischi verso terzi? Questo potrebbe includere danni causati a vicini, infrastrutture pubbliche o altri soggetti, complicando ulteriormente il quadro assicurativo.
  6. E la produzione? I rischi per i macchinari, il fermo produzione e i danni collaterali devono anch’essi essere considerati. Questo solleva ulteriori domande sull’impatto delle polizze sui costi di produzione e, di conseguenza, sulla competitività delle imprese italiane.

Un approccio di lungo respiro richiederebbe una rigorosa analisi di scenario che consideri tutti questi aspetti, individuando soluzioni sostenibili e bilanciate.

Purtroppo, il provvedimento italiano, avviato con la precedente legge finanziaria e ora rimandato, sembra non aver preso in considerazione questa complessità. Il rischio è di affrontare la questione con misure parziali e inadeguate, lasciando insoluti problemi strutturali e sociali.

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Affrontare una sfida di tale portata richiede non solo decisioni tempestive ma anche il coinvolgimento di tutti gli attori in un dialogo trasparente e informato. Solo così sarà possibile costruire un sistema resiliente, equo e capace di proteggere sia i cittadini che il tessuto economico del Paese.


Fonte: Articolo originale del New York Times: “Insurers Are Deserting Homeowners as Climate Shocks Worsen”, pubblicato il 18 dicembre 2024.



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