Lupo-robot per scacciare gli orsi del Trentino, sì degli animalisti. Ma l’assessore Failoni frena: «Soluzione poco seria»

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di
Mario Parolari

Brambilla: «Le risorse ci sono, bisogna sperimentare». Il veterinario: «Utile in Trentino»

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«La Provincia compri questi robot, vale la pena sperimentare». Per Michela Vittoria Brambilla, deputata e presidente della Lega italiana difesa animali e ambiente (Leidaa), ogni innovazione è benvenuta. Specialmente se «consente di gestire le problematiche con gli animali selvatici, senza arrecare loro danni o sofferenze». Il mondo animalista imbocca la terza via del «Monster Wolf», robot-lupo proveniente da Sapporo, Giappone, che mette potenzialmente d’accordo i bisogni di Provincia e animalisti: allontanare gli orsi senza ucciderli, creando nuovi corridoi faunistici. Una formula di coesistenza per cui non si dovrebbe badare a spese: «Il Trentino non è a corto di risorse economiche, si può permettere di comprare i robot come di installare i cassonetti anti-orso, mettendoli al servizio dei cittadini — spiega Brambilla —. Può essere un’iniziativa importante, tutto ciò che si può fare per favorire la coesistenza tra animali protetti e abitanti della zona è prezioso. I nuovi traguardi della tecnologia ci vengono in soccorso con nuove opportunità. Solo sperimentando sapremo se i robot funzionano».

Creare corridoi faunistici

Ma a differenza dei giapponesi, per Brambilla il «Monster Wolf» non andrebbe usato per catturare gli orsi, ma solo per dissuaderli e indirizzarli verso i corridoi faunistici. Invece, piazzare sul territorio un robot che imita un lupo non è un problema: «Se tiene lontani anche i lupi dalle zone abitate ancora meglio, se attaccano le fattorie è perché si abbattono i branchi — spiega Brambilla —. Il robot potrebbe anche sostituire i cani da guardiania. Non si può lasciare un cane legato a un albero contro un branco di lupi, servono le recinzioni elettrificate». «Non vorremmo però che il problema della convivenza con gli altri animali selvatici in Trentino venisse ridotto all’ultimo ritrovato di tecnologia nipponica: servono politiche di rinnovamento, dalla creazione di corridoi faunistici, cartellonistica adeguata e prelevamento e ricollocamento di esemplari in santuari europei: una nostra proposta sempre lasciata cadere da una giunta provinciale che vede nell’abbattimento l’unica soluzione».




















































La Provincia: «Poco serio»

Dalla Provincia, l’idea di installare il «Monster Wolf» sul territorio sembra non essere stata ancora presa sul serio: «Ogni strumento utile a gestire ed affrontare una situazione critica sarebbe benvenuto, ma mi sembra molto lontano dal poter essere considerato serio», spiega l’assessore provinciale a foreste e caccia Roberto Failoni, delegato alla gestione dei grandi carnivori e della fauna selvatica. 

Il veterinario: «Utile ma attenzione»

«Ero a conoscenza dell’attività svolta in Giappone, il Trentino non è l’unica zona dove orsi e uomini esistono assieme», spiega Alessandro de Guelmi, ex veterinario che per anni ha seguito le operazioni di cattura degli orsi in provincia di Trento. E tra le due specie di orsi giapponesi e quelle trentine, spiega, non ci sarebbero grosse differenze comportamentali. L’orso, infatti, si adatta al territorio in cui vive. «Cerchiamo di imparare da chi da anni gestisce queste problematiche e convive con l’orso, con tutti i problemi che ne derivano — spiega de Guelmi —. Questa tecnologia può essere utile in Trentino, specialmente per allontanare l’orso dai centri abitati, dai meleti e dai campi di mais, o per impedire all’animale di attraversare le strade. Il robot giapponese può essere il passo in avanti verso la coesistenza uomo-orso, per impedire anche al resto della fauna selvatica di andare in determinati luoghi. Può essere una sicurezza in più per i veicoli sulle strade: vediamo quante migliaia di investimenti di animali avvengono in Trentino ogni anno». Da esperto, de Guelmi ha però il sospetto che l’orso, animale molto intelligente, possa, nonostante i 50 tipi diversi di suoni alternati, adattarsi alla non effettiva pericolosità del robot-lupo: «se l’orso si abitua alla presenza del robot e torna nei centri abitati può incrociare l’uomo. Lì può accadere qualsiasi cosa», spiega.

«Serve ricerca locale»

Ma finché non si prova, concorda l’ex veterinario, non si può avere nessuna certezza dell’efficacia del «Monster Wolf», che potrebbe servire per creare i tanto richiesti corridoi faunistici. «L’importante è investire in ricerca trentina, per capire il comportamento degli orsi del nostro territorio — spiega de Guelmi —. La convivenza con l’orso non si può fare solo con i robot, anche se in alcune circostanze possono essere utili. Il Trentino resta l’unico territorio con una fauna selvatica così grande e varia dove non sono mai stati fatti i corridoi faunistici. In tutto il mondo gli esperti concordano sull’importanza di questi corridoi. Sono un presidio di sicurezza per evitare gli incidenti stradali e la formazione di meta-popolazioni isolate, come nel caso dei nostri orsi. Li fanno anche in Alto Adige, siamo gli ultimi».

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