Eccoci qui, alla soglia di un nuovo anno, pronti a coltivare nuove speranze e nuove aspettative per il 2025. Mentre ci avviciniamo a questo capitolo non ancora scritto delle nostre vite, abbiamo deciso di dedicare il nostro speciale di fine anno alla voce della scienza. Per questa occasione, abbiamo selezionato una serie di messaggi di auguri provenienti da eminenti figure del mondo scientifico, da ricercatori, divulgatori e tecnici che tutti giorni lavorano per tutelare le sempre più rare risorse del nostro Pianeta come acqua, suolo, energia, aria, materie prime.
Abbiamo scelto persone che, attraverso il loro impegno quotidiano nei laboratori, nelle università e con il proprio lavoro, non solo avanzano la frontiera della conoscenza, ma si sforzano di rendere il mondo un posto migliore e più ecosostenibile. Le loro parole riflettono temi di speranza, innovazione, responsabilità e collaborazione. In un’era che continua a presentare sfide complesse – da questioni ambientali a dilemmi etici legati al progresso tecnologico – questi messaggi ci ricordano quanto sia cruciale procedere con consapevolezza ed unità di intenti. Condividere e ispirarsi questi appelli non è solo un modo per celebrare l’anno nuovo, ma anche per ispirarci a guardare al futuro con un rinnovato senso di fiducia e determinazione. Lasciamoci quindi guidare dalla loro saggezza e dalle loro visioni mentre ci apprestiamo a costruire insieme un 2025 all’insegna della scienza, dell’ecologia ma anche sempre… dell’umanità.
Matteo Miluzio
Astrofisico e divulgatore scientifico, nella vita lavora per una missione spaziale dell’Agenzia Spaziale Europea e gestisce un progetto di divulgazione chiamato “Chi ha paura del buio?” incentrato su astronomia ed esplorazione spaziale ma non solo. Tra gli altri temi più trattati vi è il cambiamento climatico.
“L’augurio di un buon 2025 non può non passare attraverso l’augurio di prendere davvero seriamente l’emergenza climatica in atto. Negazionisti, spargitori di fake news, politici che sbeffeggiano la scienza: la speranza è che col nuovo anno ci possa essere un nuovo approccio verso l’ambiente, verso la salute del nostro pianeta perché nel 2025 non è più tollerabile l’antiscienza, in ogni sua forma e manifestazione. Il pianeta Terra è la nostra astronave, tutta l’umanità deve viaggiarci sopra accudendola e preservandola. Quel pallido puntino blu, l’unica casa che abbiamo mai conosciuto”.
Margherita Caggiano
Lavora da circa 20 anni in marketing e comunicazione nel settore della bioeconomia circolare e ha collaborato con diverse realtà in Italia, Cina, Taiwan, Svizzera e Australia. Attualmente è Direttore di Re Soil Foundation, la Fondazione che nasce per salvaguardare uno dei beni più importanti e allo stesso tempo sottovalutati del Pianeta: il suolo.
“Il dono migliore che credo sia possibile fare a tutti noi per il nuovo anno è quello della consapevolezza. Sono tante le cose che diamo per scontate e dalle quali invece dipende la nostra salute. Il suolo è indubbiamente una di queste, perché offre servizi ecosistemici essenziali per la vita sulla Terra: è uno dei principali serbatoi globali di biodiversità, cattura carbonio dall’atmosfera, è il punto di partenza per la produzione alimentare, tanto che il 95% del cibo che arriva sulle nostre tavole proviene dal suolo.
Il suolo è una risorsa preziosa, non rinnovabile, ma nonostante questo ancora sottovalutata e quindi fortemente a rischio. Il degrado del suolo ha un impatto sul benessere di 3,2 miliardi di persone nel mondo e mette a rischio la sicurezza alimentare di una popolazione globale in crescita costante.
I dati più recenti del JRC della Commissione europea ci dicono che almeno il 63% dei suoli Ue è affetto da processi di degrado, gli squilibri nutrizionali colpiscono il 74% dei terreni e in 10 anni sono state perse 70 milioni di tonnellate di carbonio organico, elemento essenziale per la fertilità. La perdita di questi servizi ecosistemici ci sta rendendo tutti più poveri: costano infatti all’Europa circa 50 miliardi di euro l’anno. Inoltre, nel 2023 in Italia abbiamo consumato suolo al ritmo di 2,3 metri quadri al secondo.
Invertire la tendenza è indispensabile. E va fatto con urgenza. Ma tutto questo passa, appunto, solo attraverso un aumento di consapevolezza collettiva verso l’importanza di tutelare il suolo, di promuoverne un uso sostenibile e di adottare buone pratiche che siano in grado di rigenerarlo. Gli obiettivi della Strategia UE per il suolo sono ambiziosi: prevede ad esempio che entro il 2050 tutti i suoli europei siano sani. La tanto attesa direttiva europea sul monitoraggio dei suoli è attualmente nella fase finale di confronto tra Parlamento, Consiglio e Commissione Ue per il varo del testo definitivo.
Il mio augurio per il 2025 è che arrivi questo ultimo passaggio. Sarebbe un concreto punto di partenza per una transizione verso suoli sani. Per essere efficace, esso dovrà però essere accompagnato dalla collaborazione di tutti, a partire dai policy maker, dal sistema industriale, dal mondo della ricerca, dagli agricoltori, senza dimenticare il ruolo centrale che ciascuno di noi può svolgere e che passa inevitabilmente attraverso la conoscenza e il cambiamento delle abitudini individuali”.
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Emanuele Frontoni
Professore Ordinario di Informatica all’Università di Macerata e co-director del VRAI Vision, Robotics & Artificial Intelligence Lab
“L’intelligenza artificiale non è più solo una tecnologia, ma un potenziale alleato prezioso nella più grande sfida del nostro tempo: rigenerare e proteggere il nostro pianeta.
Immagino sistemi di AI che non siano solo strumenti di calcolo, ma veri e propri ‘sensori intelligentiì capaci di mappare in tempo reale la salute degli ecosistemi, ottimizzare l’uso delle risorse energetiche rinnovabili, predire e mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici, supportare modelli di economia circolare e rigenerativa.
La vera rivoluzione non sarà l’intelligenza artificiale che sostituisce l’uomo, ma quella che aumenta la nostra capacità di comprendere, proteggere e ricostruire l’equilibrio con la natura. Un’alleanza tra creatività umana e potenza computazionale, dove l’algoritmo diventa uno strumento di ‘empatia’ ecologica.
Che il 2025 sia l’anno in cui trasformiamo i bit in semi di speranza, la tecnologia in cura, i dati in azioni concrete per un futuro più verde e sostenibile”.
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Claudia Brunori
ENEA Dirigente di ricerca (chimico). Direttrice del Dipartimento Sostenibilità, circolarità, adattamento al cambiamento climatico dei sistemi produttivi e territoriali di ENEA. Ha maturato esperienza su monitoraggio ambientale e eco innovazione di prodotto, di processo e di sistema, con particolare riferimento a processi innovativi per l’uso efficiente delle risorse, tecnologie per il recupero/riciclo di materie prime da prodotti a fine vita e da scarti industriali, recupero e riciclo di acqua reflua urbana e industriale, chiusura del ciclo della catene di valore di materie prime critiche e strategiche. Coordina le attività di sviluppo e implementazione di tecnologie e strumenti per supportare la transizione di imprese, città e territori verso un modello economico più sostenibile, circolare e resiliente al cambiamento climatico.
“Il periodo delle feste e di fine anno ci chiama a fare il punto su dove siamo e sui risultati raggiunti, ma anche su dove vogliamo andare…Chi fa ricerca svolge un mestiere bellissimo: per lavoro immagina un mondo migliore, più sostenibile ed inclusivo, e cerca le soluzioni per superare gli ostacoli e realizzarlo. Ogni ricercatrice o ricercatore sa che tutto questo si può fare solo con apertura di pensiero, condivisione della conoscenza e collaborazione.
La scienza è creatività e ingegno e, soprattutto quando applicata alla sostenibilità, è anche equa, giusta e inclusiva. La scienza porta pace e benessere e illumina il percorso anche nei periodi più bui.
La sfida climatica, economica e geopolitica che ci troviamo ad affrontare chiama in causa tutti noi e richiede un coinvolgimento attivo da parte di tutte le componenti della società: imprese, istituzioni, società civile e innovatori, ognuno con le proprie competenze e con il proprio ruolo.
Abbiamo bisogno di più scienziate e scienziati, più giovani che facciano ricerca. E serve una nuova consapevolezza sul ruolo che ognuno di noi può giocare nella transizione verso un modello di produzione e consumo più sostenibile e circolare, basata su una informazione scientifica di qualità.
E allora non posso che augurare a tutti noi che il 2025 sia un meraviglioso anno all’insegna di scienza, innovazione, conoscenza e collaborazione!”.
Fabio Iraldo
Professore ordinario presso la Scuola Sant’Anna di Pisa, dove dirige il PhD in Management. Condirettore del Laboratorio SuM – Sustainability Management della Scuola e condirettore di GEO – Green Economy Observatory presso l’Università Bocconi. È autore di molti libri e articoli pubblicati su riviste scientifiche internazionali.
Vorrei augurare a tutti i lettori di Economia Circolare che il 2025 sia davvero un anno di svolta nel modo di consumare e nelle scelte di acquisto di ognuno di noi. Le nostre abitudini di spesa quotidiana, per quanto banali e trascurabili possano apparire se considerate come atti individuali di acquisto, incidono profondamente sulla qualità dell’ambiente in cui viviamo. Quando scegliamo gli alimenti di cui ci nutriamo, ad esempio, determiniamo impatti ambientali molto rilevanti, alcuni dei quali non ci sono immediatamente evidenti poiché si generano soprattutto nelle fasi a monte della filiera o a fine-vita. Questi impatti, anche se non ce ne accorgiamo, sono fra le cause principali dell’effetto serra, della scarsità idrica e dell’esaurimento delle risorse. Gli studi da noi realizzati alla Scuola Sant’Anna di Pisa dimostrano che tra i prodotti fra cui scegliamo al supermercato, seppur succedanei e appartenenti ad un’identica categoria (ad esempio due pacchetti di fazzolettini di carta, due bottiglie di olio…) ci sono enormi differenze nell’impronta sull’ecosistema. Solo le nostre scelte sul mercato possono davvero cambiare i trend di consumo, orientandoli verso orizzonti di sostenibilità, non ci sono incentivi abbastanza potenti, non ci sono leggi abbastanza forzose. Il mio auspicio per il 2025 è che la crescente consapevolezza e sensibilità dei consumatori e delle consumatrici trovi il coraggio di trasformarsi finalmente in atti concreti d’acquisto.
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Silvia Bodoardo
Docente e ricercatrice del Politecnico di Torino dove è responsabile della task force sulle batterie, membro del Senato Accademico, e guida l’Electrochemistry Group@Polito. Direttrice del Centro Studi per l’impulso alla Ricerca Europea per il Politecnico di Torino e Vice Presidente dell’EDISU-Ente per il diritto allo Studio della Regione Piemonte. Nel Marzo 2023 è stata indicata come prima tra le 20 scienziate italiane che hanno rivoluzionato il mondo della ricerca da Wired.
“Un nuovo anno, un nuovo inizio verso la sostenibilità. Che bello iniziare un nuovo anno sapendo che abbiamo davanti a noi la possibilità di costruire un futuro più sostenibile! La transizione energetica non è solo una sfida, ma anche un’opportunità unica per migliorare la vita di tutte e di tutti: possiamo proteggere il pianeta, creare nuove opportunità di lavoro e garantire un ambiente più sano per noi e per le generazioni future. È vero, negli ultimi tempi sembra esserci stato un rallentamento, ma questo non deve farci perdere la fiducia. La sostenibilità non è un traguardo lontano: è un cammino che costruiamo ogni giorno, con le nostre scelte, con la ricerca e con l’impegno di ciascuna e ciascuno di noi. Tecnologie come le batterie e i sistemi di accumulo possono davvero fare la differenza, aiutandoci a ridurre l’impatto ambientale e, al tempo stesso, creando nuove opportunità lavorative e sociali.
Per chi è giovane, questi sono anni di grandi possibilità. Il settore della sostenibilità è un terreno fertile per chi vuole mettersi in gioco, innovare e contribuire a un cambiamento positivo. È un momento storico in cui si può fare davvero la differenza, non solo per l’ambiente, ma anche per garantire un futuro di pace e benessere per tutte e tutti.
Quindi, che questo Natale e questo nuovo anno ci portino nuove idee, nuova energia e la determinazione di continuare a lavorare insieme verso un mondo migliore. Il futuro ci aspetta, e possiamo renderlo più verde, più inclusivo e più giusto”.
ASCOLTA LA PUNTATA DEL PODCAST PODEROSA DEDICATO A SILVIA BODOARDO
Luca Scarnati
Funzionario forestale dell’Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio (ARSIAL), Laureato in Scienze forestali e Dottorato in Scienze Ecologiche. Vincitore del Premio “Jean Giono – L’uomo che piantava gli alberi” 2024, assegnato da Fondazione AlberItalia e dall’Agenzia regionale Veneto Agricoltura.
“Un augurio alle generazioni future, che si riprendano il mondo che gli spetta!
Difficile pensare al futuro. Difficile se si fa parte di una generazione che è partita per rivoluzionare l’esistente e poi si è piegata al consumismo e al benessere a ogni costo.
La vera rivoluzione è nelle piccole scelte, anche quotidiane, nei piccoli sacrifici utili, nelle piccole rinunce, che se moltiplicate per tutti fanno la differenza.
Se continuiamo ad ignorarlo il pianeta si libererà di noi, con una pandemia o altro, evidenziando progressivamente le differenze di classe e le disuguaglianze, con i più ricchi, persone e paesi, che potranno resistere qualche giorno in più, e i più poveri che si scanneranno per il poco che gli rimarrà, illudendosi di poter andare avanti così, riuscendo forse a guadagnare solo un po’ di tempo in più.
Noi ormai lo facciamo per i nostri figli, per evitare che siano la generazione che vedrà la fine del mondo così come lo conosciamo, ma voi, generazioni future, potete ancora riprendervi ciò che è vostro, è l’augurio che mi sento di farvi. Non abbiate timore e non indugiate. Ricordatevi, la prima dote di un rivoluzionario è riconoscere l’ingiustizia, poi il resto viene da sé…”.
Sonia Massari
Ph.D., è un’esperta in Food Experience Design con oltre 20 anni di esperienza nell’interazione tra uomo e cibo, nell’educazione alla sostenibilità e nei sistemi agroalimentari innovativi. Ricercatrice presso l’Università di Pisa (Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali) e co-fondatrice di FORK Food Design Organization, insegna “Scenari della Sostenibilità” presso l’ISIA di Roma e “Food Design” in numerose università nazionali e internazionali. Autrice di Transdisciplinary Case Studies on Design for Food and Sustainability (Elsevier, 2021), è membro del Comitato Editoriale dell’International Journal on Food Design e Vicepresidente dell’ASFS (Association for the Study of Food and Society).
“Auguro a tutti noi di riscoprire la forza della creatività collettiva, quel potenziale straordinario che nasce quando lavoriamo insieme, quando uniamo idee, energie, visioni. Si dice spesso che il design agisca sui valori condivisi, sulle opportunità presenti, per affrontare e risolvere problemi. Ma c’è un aspetto che merita più attenzione: la sostenibilità, oggi, non è ancora un valore profondamente radicato nelle nostre vite.
È una parola che sentiamo ovunque, un concetto evocato in mille modi, ma spesso resta astratto, distante. Eppure, sappiamo che i valori sono ciò che guida il cambiamento. Solo quando crediamo veramente in qualcosa, cambiamo comportamenti, abitudini, sistemi. Allora, come possiamo trasformare la sostenibilità in un valore autentico, tangibile, vissuto?
Forse possiamo iniziare osservando con occhi nuovi ciò che ci circonda. Le terre abbandonate e i territori dimenticati ci parlano di risorse preziose che, se rivalutate, potrebbero trasformarsi in opportunità produttive e creative. Le comunità ci offrono spunti per una sostenibilità sociale fatta di nuove narrative, di diplomazie silenziose che meritano di essere riconosciute e amplificate. L’economia, se vista non come una serie di limiti ma come un sistema dinamico, olistico e collaborativo, può essere una forza sostenibile. E perché non parlare anche di una sostenibilità sensoriale? Troppo spesso, immersi nel digitale, ci dimentichiamo del potere dei nostri cinque sensi, di come essi ci abbiano insegnato a vivere esperienze, a essere catalizzatori di azioni e cambiamenti, a creare momenti indimenticabili.
E poi c’è l’empatia, quel potente strumento che può trasformare il presente. Se imparassimo a guardare le complessità del mondo con empatia, forse potremmo riconoscere più valori attorno a noi, sostenerli e costruire connessioni autentiche. Come diceva Jeremy Rifkin, una “società empatica” potrebbe mostrarci che il vero valore sono gli altri, e ciò che facciamo per loro, alla fine, arricchisce anche noi.
E infine la creatività, che non è solo libertà, ma la capacità di far intravedere agli altri ciò che per noi è un potenziale cambiamento, un’opportunità. È la forza di guardare oltre la siepe, di immaginare un futuro diverso e, soprattutto, di portare con noi chi ha visioni diverse dalle nostre, per co-costruire insieme qualcosa di migliore.
Il mio augurio per il 2025 è questo: un mondo fatto di più creatività collettiva, empatia operativa, una sostenibilità concreta e una mentalità aperta, capace di vedere oltre ciò che è evidente. È proprio dalle risorse dormienti che possono nascere le più grandi opportunità.
Come docente, mi auguro che i miei studenti di design e bioeconomia si sentano supereroi, capaci di cambiare, di intravedere e co-costruire un mondo migliore. Come madre e come donna, mi auguro che tutte queste capacità ci aiutino a costruire un futuro in cui i miei figli possano sentirsi sicuri, forti, possibilisti, supereroi nel loro cammino. Che il 2025 sia un anno di trasformazioni autentiche, non solo in ciò che creiamo, ma nei valori che scegliamo di vivere ogni giorno. Buon anno a tutti!
Antonello Pasini
Fisico climatologo del CNR, docente di Fisica del clima all’Università Roma Tre e attivo divulgatore
“La crisi climatica attuale, con le sue manifestazioni sempre più evidenti in termini di eventi estremi, spero che ci faccia aprire gli occhi sul nostro ruolo in questo pianeta. Auguro quindi un 2025 di consapevolezza e di comprensione del fatto che, in questo sistema Terra così complesso e interconnesso, la nostra salute va insieme a quella del pianeta e degli altri suoi abitanti.
Non si vince da soli a scapito del pianeta e degli altri; qui o si vince tutti o si perde tutti. Dobbiamo allora passare dall’attuale ego-nomia (da “io”) del profitto personale a scapito degli altri, ad una vera eco-nomia (da oikos, cioè casa) della nostra casa comune”.
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